Ticino

«C'è un signore in Pensilina che urla e insulta tutti», come agisce chi indossa la divisa

Abbiamo passato una mattinata in compagnia di un sergente maggiore della Polizia cantonale e una gendarme in formazione – «Se c'è proporzionalità, non abbiamo paura di chi prende il cellulare per immortalarci durante un intervento»
© CdT/ Chiara Zocchetti
Jenny Covelli
30.01.2024 06:00

«Durante il mio primo intervento con la Polizia stradale, c’è stato un incidente mortale nella galleria del San Gottardo. Sto ancora aspettando adesso che qualcuno dei miei superiori di allora mi chieda come mi sento. Avevo 20 anni». A parlare è il sergente maggiore Paolo Andrade, 39 anni. Ci racconta l’aneddoto a bordo del furgone della Polizia cantonale, durante una mattinata «sul campo» passata in sua compagnia e della gendarme in formazione Letizia De Lorenzi. Vogliamo capire come sia cambiato negli anni l’approccio alla formazione di nuovi agenti. Che, ci confermano, è diventato «più moderno», si è adattato alla società che cambia. «Ai miei tempi i metodi erano più rigidi, "militareschi" in un certo senso. Oggi, invece, si tiene conto delle diverse sensibilità. Nel rapporto tra le nuove leve e i superiori c’è meno distanza». Lo conferma la 26.enne, che sul percorso formativo per il conseguimento dell’attestato federale di agente di polizia aveva sentito racconti contrastanti: «Chi lo ha seguito in passato mi ha illustrato una realtà diversa da quella che ho vissuto io. Non dico che non sia dura, ma siamo più tutelati e c’è anche attenzione al fattore emotivo».

Nella quotidianità di un poliziotto ci sono interventi in cui l’emotività gioca un ruolo importante, come incidenti, infortuni sul lavoro o morti violente. «Conoscere bene i propri agenti consente di capire quando qualcuno "ha incassato male" la situazione. Se ne può parlare. Il gruppo aiuta tanto a "liberarsi"’», ammette Andrade. Operare con un gendarme in formazione implica responsabilità. Il confronto nel tragitto verso il luogo di un evento è fondamentale per smorzare paure e insicurezze. «Siamo stati tutti giovani e neo-poliziotti. A me preme dire sempre "ci sono passato anche io, so cosa stai provando, so cosa senti quando esci in pattuglia". Essere a loro agio permette loro di iniziare con il piede giusto». Come quando, qualche settimana fa, De Lorenzi ha dovuto praticare un massaggio cardiaco. «Il fatto che dopo mi abbiano domandato come stessi, mi ha fatta sentire a mio agio e parte di una squadra».

«Volevo fare la differenza»

Diventare poliziotto era il sogno da bambino di Paolo Andrade. «Mi affascinava la vecchia divisa marrone, con la cravatta. Ero attratto da questa figura. Un sentimento che, crescendo, non è mai scemato». Completato l’apprendistato quale impiegato di commercio, è stata la volta del servizio militare. «Poi sono entrato nella Polizia comunale, ma l’obiettivo è rimasto la Cantonale. Con impegno e spirito di sacrificio ce l’ho fatta e oggi sono capogruppo». Per Letizia De Lorenzi, invece, si tratta di una decisione maturata negli anni, a partire dal periodo post-adolescenza. «Ho sempre visto con ammirazione i poliziotti. L’aumento delle agenti donne mi ha spronata a farmi avanti. Quando ho completato gli studi in Management mi sono detta "o adesso o mai più". Quello che facevo mi piaceva, ma non mi sembrava sufficientemente concreto. Volevo fare la differenza per la popolazione e avere maggiori soddisfazioni».

La giovane gendarme si trova di fatto negli ultimi due mesi di formazione in Polizia. Quando le chiediamo di ripercorrere un intervento che l’ha toccata particolarmente, non ci parla di persone armate e minacce. «In quei casi non c’è paura, ma uno "stress buono” in cui l’adrenalina e l’attenzione salgono ancora di più». Racconta piuttosto di quando, in uno dei giorni più caldi della scorsa estate, si è ritrovata davanti un neonato rimasto chiuso in un’auto sotto il sole. «Abbiamo dovuto rompere il finestrino e lo abbiamo tirato fuori. Questa cosa mi ha toccata, mi è parso di aver fatto davvero la differenza nella vita di qualcuno. Mi sono sentita bene». Anche Andrade era presente. «Siamo rimasti un po’ toccati dall’indifferenza. Nessuno ha mosso un dito. Ogni secondo contava, per fortuna eravamo vicini e siamo arrivati in pochissimi minuti. È uno di quegli interventi in cui porti a casa le emozioni. Fatichi ad addormentarti. Anche se quella volta è andata bene, nel nostro lavoro spesso e volentieri non tutto finisce come vorremmo».

© CdT/Chiara Zocchetti
© CdT/Chiara Zocchetti

L’esagitato in Pensilina

Mentre proseguiamo nel nostro giro, tra comunicazioni radio e chiacchiere, qualcuno bussa sul finestrino. Siamo fermi al semaforo, nei pressi della Pensilina a Lugano. «C’è un signore che urla come un matto e insulta tutti». Il sergente maggiore e la gendarme in formazione entrano in azione. «Buongiorno». «Sì, eccovi, adesso vi spiego perché mi sono messo a gridare», dice il loro interlocutore. È molto agitato. È arrabbiato perché ha una disabilità e sente di non avere ricevuto un giusto trattamento da chi avrebbe dovuto offrirgli un servizio, alla fermata del bus. «Mi prendono tutti in giro». Quando gli viene chiesto di identificarsi con un documento, gli animi si scaldano. «Io non vi mostro niente. Sono svizzero, sapete chi sono, ho i miei diritti». Qualcuno assiste alla scena, lui si sente ancora più osservato e cerca di allontanarsi, urlando. Volano parole grosse contro l’autorità e il lavoro della polizia. I due agenti cercano di calmarlo e decidono di portarlo nel vicino posto di polizia. «Vuoi ammanettarlo?», chiede un altro gendarme arrivato in supporto. «Non c’è bisogno», risponde Andrade. Seguirà una conversazione, l’uomo verrà identificato e gli effetti personali perquisiti. Dopo circa mezz’ora lo vediamo andare via. «Quando succedono queste cose mi agito e reagisco gridando. Con la mia disabilità non è facile. Buon lavoro».

Andrade e De Lorenzi ci sorridono. «Abbiamo cercato di capire il suo disagio. Lo abbiamo fatto ragionare. Una volta usciti dalla "folla" si è sentito in una zona di comfort e si è calmato. Abbiamo capito che non era una persona pericolosa». «È sempre strano quando cerchi di aiutare qualcuno e lui ti insulta, probabilmente devo ancora "farci il callo"», ammette la gendarme in formazione. «Sono soddisfatta del risultato. Non è stato necessario utilizzare ulteriori mezzi coercitivi, la situazione si è risolta e adesso ci ha pure ringraziati». I due agenti sono quindi tornati in Pensilina, dove hanno incontrato la persona con cui l’uomo si era scontrato verbalmente.

Ostili nei confronti dell’autorità

La società è cambiata, dicevamo. Anche l’atteggiamento nei confronti delle autorità. «Oggi con i social network e i leoni da tastiera c’è molta più facilità di reclamazione – ammette Andrade –. Se c’è proporzionalità, non mi importa se qualcuno riprende l’intervento, cellulare alla mano. Ma sicuramente crea un doppio ragionamento: "se agisco così, cosa mi succede?". Puntare il dito contro il poliziotto è sempre molto facile».

La giornata prosegue. «Nem innanz». Ci salutano con un’ultima consapevolezza: «Siamo poliziotti 24 ore su 24. La nostra non è solo una professione, è una passione, una missione. Se la svolgi con dedizione, a fine turno sei soddisfatto».

Violenze contro gli agenti? «Episodi sporadici»

© CdT/Gabriele Putzu
© CdT/Gabriele Putzu

I cittadini hanno un alto livello di fiducia nelle istituzioni svizzere. È quanto emerge dall’ultimo sondaggio pubblicato lo scorso maggio dall’Ufficio federale di statistica. «Tuttavia, non dobbiamo dormire sugli allori e dobbiamo prestare particolare attenzione a conservarlo, avvicinandoci maggiormente alla popolazione». Il comandante della Polizia cantonale, Matteo Cocchi, si focalizza sulla necessità di adeguare l’attività quotidiana all’evoluzione sempre più celere della società. Una società in cui, come sottolineato dalla magistrata dei minorenni Fabiola Gnesa, una parte dei giovani risente di una sempre maggiore fragilità, che a volte si traduce in ostilità nei confronti dell’autorità.

Gli episodi di violenza contro i funzionari non mancano. Il 2024 si è aperto con una pattuglia accerchiata e minacciata a Basilea e agenti di San Gallo attaccati da minorenni. «Ma non ritengo vi sia un’autentica emergenza sul fronte delle violenze contro la polizia», precisa Cocchi. «Si tratta di episodi sporadici che vengono sanzionati in maniera ferma. Sta a noi definire strategie idonee per poter meglio comunicare con i giovani in difficoltà, il dialogo è la prima arma per contenere i conflitti».

Le attività di polizia sono maggiormente sotto i riflettori. I cellulari consentono di riprendere in diretta un fermo giudicato «robusto» e di postarlo online, facendo nascere discussioni. Le inchieste che coinvolgono agenti di polizia entrano nella cronaca locale. Situazioni che, per il comandante, «fanno parte dell’evoluzione della società. È chiaro che ogni caso debba essere valutato singolarmente e quando sfocia in una condanna non fa sicuramente piacere», ammette Cocchi. «Posso comunque affermare che la stragrande maggioranza degli interventi sono svolti con professionalità, senza però ottenere l’onore della cronaca». Quando le critiche sono «costruttive, devono essere prese in considerazione allo scopo di perfezionare il lavoro. Quelle gratuite e infondate creano sicuramente momenti di disagio, ma non dobbiamo farci influenzare negativamente».

L’attrattività della professione ne risente? Se a livello svizzero è stata constatata una maggiore difficoltà nel reclutare nuove leve per le forze dell’ordine, lo stesso non può dirsi del Ticino. «Nel nostro cantone non è ancora percepita difficoltà di reclutamento», conclude Cocchi. «Da parte nostra sono stati incrementati gli sforzi per avvicinarci maggiormente alle giovani generazioni e attirarli all’attività della polizia».

La polizia cerca aspiranti gendarmi per la polizia cantonale, aspiranti agenti per la Polizia dei trasporti e aspiranti agenti per le polizie comunali di Ascona, Bellinzona, Ceresio Nord, Chiasso, Locarno, Lugano e Mendrisio. La formazione di base inizierà il 1. marzo 2025 e si concluderà il 28 febbraio 2027. Le candidature vanno inoltrate entro il 9 febbraio 2024. Dettagli: www.polizia.ti.ch