Chi è diventato ricco con il MoonSwatch? Cosa è successo dopo 3 mesi
Lugano, 26 marzo, 5 di mattina. Un centinaio di persone è già in coda da ore di fronte al negozio Swatch di via Soave per cercare di accaparrarsi il MoonSwatch, il primo orologio del brand di Bienne in collaborazione con Omega. Una coda che, con il passare delle ore, è arrivata fino a Piazza Dante e si è protratta per buona parte del pomeriggio.
Tra la folla in fedele attesa, quasi come stesse partecipando a un rito collettivo, tanto entusiasmo per la riproduzione dello Speedmaster Professional, il primo orologio andato sulla Luna. Ma sin dalle ore antecedenti il lancio sono emersi i primi malumori: poco prima dell’apertura delle boutique autorizzate a rivendere i MoonSwatch, Swatch aveva infatti comunicato che sarebbe stato possibile acquistare solo un orologio, anziché due come precedentemente indicato, per permettere a tutti gli appassionati di poterlo comprare.
Un espediente che tuttavia non è servito, dato che buona parte di chi ha atteso ore è infatti rimasta a mani vuote. Questo ha causato qualche litigio tra chi era in coda e, soprattutto, ha fatto immediatamente attivare i cosiddetti «reseller» che, senza neanche troppo senso del pudore, hanno cercato di rivendere a prezzi gonfiati (per usare un eufemismo) gli esemplari che erano appena riusciti a comprare. Orologi da 250 franchi, ancora freschi di scontrino, messi in vendita sulla pubblica piazza a 2.000 franchi: personalmente abbiamo assistito a transazioni di persone che, arrivate dall'estero e preoccupate di rendere il proprio viaggio totalmente vano, hanno trattato per comprarli a 1.500 franchi.
Per limitare questo fastidioso fenomeno, che durante il «day one» stava facendo irritare molti clienti, Swatch è corsa ai ripari, con un secondo comunicato in cui si confermava che tutti sarebbero riusciti, a partire dai giorni successivi, ad avere il tanto agognato MoonSwatch, ribadendo inoltre che gli orologi non sono in edizione limitata e che i rivenditori ufficiali avrebbero ricevuto a cadenza regolare nuove forniture. Ma è davvero andata così?
Il MoonSwatch 3 mesi dopo
Se la domanda è se effettivamente gli shop ufficiali stiano ricevendo nuovi MoonSwatch da mettere a disposizione dei clienti, la risposta è sì. Ma tutti coloro che ne volevano perlomeno uno sono quindi riusciti ad acquistarlo? No. Decisamente no. E questo sta causando feroci critiche tra gli appassionati. È infatti vero che i negozi continuano ad avere a disposizione nuovi orologi, ma non è mai dato sapere a che giorno e a che ora arriveranno. Senza peraltro possibilità di essere avvisati: per questa ragione ogni giorno i negozi Swatch continuano a essere meta di passanti che entrano, chiedono se ci sono orologi disponibili ed escono regolarmente delusi. Con i commessi che, seppur gentili e sorridenti, per politica aziendale non possono rilasciare alcuna informazione. «Davvero, non lo sappiamo neanche noi quando li avremo di nuovo disponibili», assicurano.
Le rivendite
Ma quello che sta causando i principali malumori è che, quando arrivano nuovi pezzi, sono sempre in quantità estremamente limitata: la maggior parte di questi finisce quindi in mano a chi ha fatto della paziente attesa di fronte ai rivenditori un vero e proprio business. In coda al negozio di Lugano, un uomo racconta di comprarne regolarmente per poi rivenderli online in piattaforme come Chrono24: «Vengo ogni giorno dall'Italia e, nella peggiore delle ipotesi, durante la settimana ne riesco ad acquistare almeno un paio. I modelli meno richiesti, come il rosa e il giallo (ci sono 11 colorazioni diverse, ndr), li rivendo a circa il doppio, mentre quelli più ricercati come il nero e il grigio li vendo a oltre il triplo del prezzo originale». Una teoria condivisa da un'altra persona in attesa, che saluta con un cenno il nostro interlocutore: «Ormai ci conosciamo tutti, siamo sempre gli stessi qui».
Interpellati su questo fenomeno di reselling dal Corriere del Ticino, Swatch aveva confermato che «dal momento in cui un cliente acquista uno dei nostri orologi, è libero di rivenderlo alle condizioni che preferisce». Nessuno mette in discussione questa libertà, però questa politica sta certamente esponendo l'azienda di Bienne a pesanti critiche, non del tutto infondate e tutto sommato evitabili. Basterebbe mettere i MoonSwatch disponibili online, o perlomeno creare delle waiting list per essere sicuri che tutti gli appassionati possano averne uno senza dover fare attese alla Fight Club o, peggio, senza doversi per forza rivolgere agli speculatori, che stanno palesemente lucrando su queste lacune organizzative ed hanno un evidente vantaggio su chi, preso dai propri impegni quotidiani e senza l'evidente volontà di fare delle rivendite un lavoro, non si può permettere di passare le proprie giornate in attesa delle nuove disponibilità. Un atteggiamento, quello di Swatch, apparentemente inspiegabile, se non per far parlare sui social e aumentare l'hype su questo segnatempo ormai già di culto.
I prezzi gonfiati
I MoonSwatch sono quindi un investimento irrinunciabile? Di certo i prezzi di rivendita, rispetto ai primi giorni in cui venivano proposti a oltre 2.000 franchi, sono crollati nel giro di poche settimane: le quotazioni su Chrono24, il sito più affidabile sulla compravendita di orologi, variano infatti tra i 400 e gli 800 franchi. Abbiamo provato a metterne uno in vendita a un prezzo esorbitante su varie piattaforme e, in questi 90 giorni, l'offerta più alta che abbiamo ricevuto è stata di 1.300 franchi. Per inciso, non è stato venduto in quanto il possessore è un collezionista e «il tempo che ho passato in coda quel sabato notte ha un valore decisamente superiore a una mera speculazione. Inoltre so che mi pentirei e in seguito sarei disposto a ricomprarlo allo stesso prezzo. Voglio quindi evitare di avere rimpianti».
Ecco, proprio la passione: alla fine di tutto, dovrebbe essere proprio quella a spingere a comprare quello che, qualitativamente parlando, è poco più di un gadget. Che è vero che vanta la collaborazione con uno dei marchi più prestigiosi dell'orologeria svizzera e racconta una storia leggendaria, omaggiando l'iconico orologio indossato dagli astronauti che sono sbarcati sulla Luna nel 1969, ma che rimane pur sempre un oggetto in bioceramica, materiale tutt'altro che prestigioso, con un cinturino in velcro oggetto di ironia da tutta la comunità del web per la sua scomodità. D'altronde anche il prezzo ufficiale, particolarmente accessibile, lascia intendere che gli investimenti, quelli veri, siano altri. Se quindi state cercando di diventare ricchi con i MoonSwatch, c'è il forte rischio che farete la fine di chi ha ancora in casa delle scarpe della Lidl invendute. O nel migliore dei casi, sprecherete energie e tempo per trovare l'orologio, mettervi in contatto con degli acquirenti affidabili e poi provare a guadagnare un paio di centinaia di franchi: ché di questi tempi non si butta via neanche uno spicciolo, ma forse così si esagera. Lasciate che ad andare sulla Luna, almeno con la fantasia, siano i veri appassionati. Dopo 3 mesi sarebbe anche la loro ora, in tutti i sensi.