Stati Uniti

Chi è Leslie Van Houten, «l’angelo della morte di Charles Manson» ora in libertà

Ha trascorso mezzo secolo in carcere – A 19 anni aveva collaborato all’omicidio di un commerciante e della moglie, la notte dopo il massacro della «Manson Family» nella villa di Roman Polanski
© KEYSTONE (Stan Lim/Los Angeles Daily News via AP)
Red. Online
12.07.2023 10:15

È una delle «schiave» di Charles Manson, complice di due omicidi la notte dopo il massacro a casa di Roman Polanski. Leslie Van Houten, 73 anni, è stata rilasciata in libertà condizionale dopo 52 anni di galera (fu inizialmente condannata a morte e successivamente all'ergastolo, in seguito alla cancellazione della pena capitale da parte della Corte suprema della California nel 1972). Lo riferiscono i media americani, secondo cui la scarcerazione era attesa, dopo che il governatore della California Gavin Newsom aveva rinunciato a impugnare la decisione di una corte d'appello statale di concedere la libertà vigilata alla detenuta, condannata all'ergastolo per l'efferato omicidio dei coniugi Leno e Rosemary LaBianca, nel 1969.

La vita

Leslie Van Houten, classe 1949, è di Los Angeles. Crebbe in una famiglia ecclesiastica della classe media insieme a un fratello maggiore e due fratelli adottivi. Sua madre e suo padre divorziarono quando aveva 14 anni. Ebbe un'adolescenza difficile, iniziando ad assumere LSD, amfetamine e hashish all'età di 15 anni. A 17 anni, rimase incinta e fu costretta dalla madre ad abortire. La Van Houten, successivamente, dichiarò che dopo questo evento si sentì allontanare dalla famiglia e iniziò a nutrire un'intensa rabbia nei confronti della madre. Conobbe Catherine Share e Bobby Beausoleil e si trasferì con loro e un'altra donna in una comune nel nord della California durante l'estate del 1968. I quattro si divisero dopo alcuni litigi e Share partì per unirsi alla comune di Charles Manson, seguita dalla Van Houten, che all'epoca aveva 19 anni. In quei giorni, telefonò a sua madre per annunciarle che la stava abbandonando definitivamente e che non l'avrebbe mai più contattata.

Dall'agosto 1968, Manson e i suoi seguaci si stabilirono allo Spahn Ranch, nella Contea di Los Angeles. Leslie Van Houten affermò che l'atteggiamento di Manson nei suoi confronti era che lei «apparteneva a Bobby Beausoleil». Quando Barbara Hoyt, un altro membro della Famiglia, parlò all'udienza per la libertà vigilata della Van Houten nel 2013, disse che era considerata una «leader» all'interno del gruppo. Nell'aprile del 1969, Leslie Van Houten aveva svaligiato due volte la casa del padre, era stata arrestata e aveva trascorso alcuni giorni in prigione.

La X incisa sulla fronte, per imitare il gesto di Charles Manson.
La X incisa sulla fronte, per imitare il gesto di Charles Manson.

Omicidi LaBianca

L'8 agosto 1969 gli adepti di Manson compierono la strage di Cielo Drive. C’era stata una festa organizzata dalla giovane attrice Sharon Tate, 26 anni, da poco sposata con il regista Roman Polanski. Armati di revolver calibro 22, coltelli da cucina e una corda di nylon, uccisero l’attrice, incinta di otto mesi e mezzo, insieme a tre amici e a un ragazzo di 18 anni, mentre Polanski era a Londra.

La notte successiva, il 9 agosto 1969, Manson scelse lo stesso gruppo per commettere un altro omicidio, a cui si aggiunsero Leslie Van Houten e Steve Grogan e a cui prese parte lo stesso Manson. Dopo avere cercato in vari luoghi di Los Angeles il posto adatto per commettere il delitto, il gruppo si fermò nei pressi di Los Feliz, alla casa di Rosemary e Leno LaBianca. L'abitazione si trovava accanto alla casa in affitto del produttore discografico Phil Kaufman (in passato frequentata da Manson). I due coniugi vennero uccisi con numerose coltellate. Sullo stomaco dell'uomo fu incisa la parola «War» (guerra) e sul corpo senza vita vennero lasciati un forchettone da cucina infilzato nella pancia e un coltello da bistecca nella gola. Con il suo sangue venne scritto sulle pareti del soggiorno  «Death to pigs» (morte ai porci) e «Rise» (insorgete), «Healter Skelter» fu scritto sul frigorifero. Dopo gli omicidi, gli assassini rimasero nella casa, mangiarono del cibo preso dal frigorifero dei LaBianca e si fecero la doccia prima di ritornare in autostop allo Spahn Ranch.

Il 16 agosto, la Van Houten fu fermata a Chatsworth dalla polizia nell'ambito di un'indagine su alcuni furti d'auto. La comunità di Manson si trasferì a Barker Ranch, a duecento miglia di distanza nella Death Valley, dove Manson fu arrestato il 12 ottobre 1969. Nel frattempo, Leslie Van Houten e un'altra donna rimasero nel ranch di Barker, alla ricerca del «buco nel terreno», prima di finire a loro volta in manette nel dicembre dello stesso anno. Fornì molte informazioni agli inquirenti: usando i soprannomi della Famiglia Manson durante gli interrogatori con la polizia, aiutò a identificare chi aveva partecipato attivamente agli omicidi di Cielo Drive e dei coniugi LaBianca, oltre a indicare chi era stato lì ma non aveva ucciso nessuno.

La condanna

Leslie Van Houten fu condannata a morte (a 22 anni, fu la donna più giovane a cui venne inflitta la pena capitale in California), pena poi commutata in ergastolo  dopo la sentenza della Corte Suprema della California relativa al caso People v. Anderson, comportando l'annullamento di tutte le condanne a morte inflitte nello Stato prima del 1972.

Nel 2013 a Leslie Van Houten è stata negata la libertà condizionale per la ventesima volta. I suoi avvocati hanno ripetutamente chiesto che le venisse accordata la libertà condizionata. Secondo l'attuale governatore, come i precedenti che gliel'hanno sempre negata, «rappresenta ancora un pericolo per la società». Ma nel mese di maggio una corte d’appello ha impugnato la sua pronuncia, ribaltandola, e lui ha deciso di non opporsi nuovamente.

Nei colloqui per l'ottenimento della libertà vigilata, Leslie Van Houten ha raccontato di un’adolescenza opprimente in una famiglia piccolo-borghese poi sfasciata dal divorzio dei genitori e della madre che l'aveva costretta a seppellire il feto in giardino. Del periodo nella «Family» di Manson, ha dichiarato: «Eravamo pieni di acidi. Io ne ero così satura che non capivo più nulla di ciò che stava al di fuori della mia realtà psichedelica. Non controllavo più nulla della mia mente». In seguito, negli anni, ha espresso rimorso per i suoi crimini. Ha fatto sapere che «si sente offesa per il fatto che Manson non si prese la responsabilità» del suo ruolo negli omicidi. Ha scritto diversi racconti, per alcuni periodi ha curato il giornale della prigione e ha svolto alcuni lavori di segreteria, sempre all'interno della prigione.

Leslie Van Houten è interpretata da Victoria Pedretti (elencata nei titoli di coda come «LuLu») nel film di Quentin Tarantino del 2019 C'era una volta... a Hollywood

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