Siria

Chi è Mohammad Reza Zahedi, ucciso nel raid a Damasco

Insieme alla notizia, ieri, è subito circolata l'ipotesi di un solo responsabile: Israele – Teheran promette vendetta e «accusa il regime sionista» – Washington avverte l’Iran che «non è nel suo interesse né in quello dei suoi alleati in Iraq» colpire
© KEYSTONE (EPA/YOUSSEF DAFAWWI)
Red. Online
02.04.2024 10:00

«Israele attacca l'Iran». Così titolavano un po' tutti i media internazionali, ieri, dopo l'attacco al cuore di Damasco. Una potente esplosione ha scosso il quartiere di Mezzeh che è sede di diversi uffici stranieri e ambasciate, tra cui la più importante di tutte: la rappresentanza diplomatica dell’Iran. E la sede consolare è venuta giù (l’edificio dell’ambasciata iraniana, adiacente al consolato, non è stato colpito). Sotto le macerie sono rimasti uccisi diversi pasdaran, tra cui Mohammad Reza Zahedi – fino al 2016 responsabile della forza scelta iraniana, i Guardiani della Rivoluzione, per il Libano e la stessa Siria – insieme ad altri due ufficiali: Mohammad Hadi Haj Rahimi, vice comandante delle forze Quds in Libano e Siria, e Hossein Aman Allahi, anche lui delle forze Quds.

Insieme alla notizia, è subito circolata l'ipotesi di un solo responsabile: Israele. Dal 7 ottobre gli attacchi e i bombardamenti israeliani in Libano e in Siria si sono fatti più frequenti, contro «obiettivi legati a Hezbollah», gruppo radicale sciita libanese nemico di Israele e alleato dell’Iran e del presidente siriano, Bashar al Assad. «Israele sta passando dalla difesa al perseguimento di Hezbollah, arriveremo ovunque operi l’organizzazione, a Beirut, Damasco e in luoghi più distanti», ha dichiarato solo qualche giorno fa il ministro della difesa Gallant, facendo temere per una escalation nell’area settentrionale del conflitto. E, in effetti, ora la tensione sale pericolosamente in Medio Oriente.

Il New York Times, citando un membro delle Guardie rivoluzionarie iraniane, ieri sera ha scritto che l'attacco aveva nel mirino un «incontro segreto» tra alti funzionari dell'intelligence iraniana della Forza Quds e alti funzionari della Jihad islamica, che si erano riuniti lì per discutere della guerra a Gaza. Ma chi è il comandante pasdaran Mohamed Reza Zahedi, rimasto ucciso nell'attacco (come confermato da Teheran)? È il leader più anziano del Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche iraniane e il più importante, secondo alcuni analisti, a perdere la vita in un attacco dopo l'uccisione di Qassem Soleimani in Iraq nel gennaio 2020 da parte degli Stati Uniti.

Zahedi ricopriva l'incarico di comandante di alto livello ed era una figura di spicco nella Forza Quds, l'unità specializzata organizzata su unità di forze speciali e di raccolta informazioni militari, responsabile delle operazioni al di fuori del Paese. Il comandante della Forza Quds e responsabile per la Siria e il Libano era considerato la testa di ponte tra Teheran e gli Hezbollah. Secondo gli analisti, guidava 4 mila pasdaran iraniani impegnati in Siria a sostenere l'esercito di Bashar Al Assad e garantiva la fornitura di armi.

Durante la guerra tra Iran e Iraq, Mohammad Reza Zahedi è stato uno dei comandanti dell'esercito della Repubblica Islamica. È stato a capo della Brigata al-Quds in Libano e in Siria, dove era conosciuto con il nome di Mohammad Reza Mahdavi, svolgendo il ruolo di rappresentante di Khamenei in Libano e secondo segretario presso l’ambasciata iraniana a Beirut. Dal 2007, scrive Iran Watch, il suo nome è apparso nella lista delle sanzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU in quanto comandante della Guardia della Rivoluzione iraniana. Zahedi ha ricevuto sanzioni da UE, Australia, Canada e Regno Unito, che ne hanno limitato le transazioni commerciali e finanziarie e congelato i suoi beni.

Teheran promette vendetta

L'attacco a Damasco rappresenta una «escalation di grosse proporzioni» per Charles Lister, direttore del programma sulla Siria al Middle East Institute di Washington, che così l'ha definita su X. Il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian ha subito chiesto alla comunità internazionale di agire contro Israele. In una telefonata con l'omologo siriano Faisal Mekdad, ha «accusato il regime sionista e ha chiesto una risposta seria da parte della comunità internazionale a queste azioni criminali». Il portavoce del ministero degli Esteri Nasser Kaanani ha promesso vendetta, specificando che il Paese si riserva «i modi e i tempi della punizione contro l’aggressore».

L'ambasciatore iraniano a Damasco, Hossein Akbari, ha affermato che «la risposta di Teheran sarà dura» e che l'attacco nella capitale siriana dimostra che «l'entità sionista non rispetta il diritto internazionale». Il diplomatico ha rinnovato il sostegno dell'Iran alla «resistenza» contro Israele, precisando inoltre di «non essere preoccupati per qualsiasi azione intrapresa dall'occupazione» israeliana. Akbari ha poi aggiunto che l'attacco israeliano al consolato iraniano «riflette la realtà dell'entità occupante, che fa tutto ciò che è disumano per ottenere ciò che vuole».

Dagli Stati Uniti, il dipartimento di Stato ha risposto avvertendo l’Iran che «non è nel suo interesse né in quello dei suoi alleati in Iraq» lanciare attacchi contro obiettivi israeliani o americani nella regione. Un messaggio che lascia intendere che anche gli USA vedono nell’attacco a Damasco un innalzamento della tensione, già altissima, nell’area.

L'Osservatorio siriano per i diritti umani ha affermato che sono 11 le vittime dell'attacco aereo: «otto iraniani, due siriani e un libanese, tutti combattenti, nessun civile». Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU terrà oggi una riunione aperta, richiesta da Mosca: «Gli iraniani si sono rivolti al Consiglio di Sicurezza dell'ONU per condannare questa azione. A seguito della loro lettera, abbiamo richiesto un briefing. La presidenza maltese l'ha fissato per le 15.00 ora di New York (le 21.00 in Svizzera, ndr) del 2 aprile», ha scritto sui social il primo vice rappresentante permanente russo presso l'ONU, Dmitry Polyansky.

In questo articolo:
Correlati