Chi è Sergej Shoigu, «il siberiano» sostituito da Putin alla Difesa

Il presidente russo Vladimir Putin, ieri, ha deciso di sostituire alla guida del ministero della Difesa Serghei Shoigu, in carica da 12 anni, con un civile, l'economista Andrei Belousov (finora primo vice premier). Shoigu passa a dirigere il Consiglio di Sicurezza nazionale prendendo il posto di Nikolai Patrushev, che viene rimosso «in connessione con la transizione ad un altro lavoro». Mentre resta al suo posto il 74.emme ministro degli Esteri Serghiei Lavrov, che guida la diplomazia russa da ben 20 anni. Le nomine saranno sottoposte al Consiglio della Federazione in una riunione del 14 maggio.
«Il siberiano è stato silurato da Putin», «terremoto a Mosca», sono alcuni dei titoli con cui è stata data la notizia del rimpasto nel sistema dell'apparato militare e della sicurezza russo. In pochi si aspettavano una rimozione di Shoigu nel momento in cui in Ucraina le truppe russe sono nella migliore situazione da almeno un anno e mezzo. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha spiegato la scelta di Belousov con la necessità di «innovazione» all'interno del ministero della Difesa. Che, ha aggiunto, «deve essere assolutamente aperto all'introduzione di idee avanzate e alla creazione di condizioni per la competitività economica». Shoigu, ha precisato Peskov, continuerà a occuparsi di temi che già conosce bene, perché oltre a ricoprire la carica di segretario del Consiglio di Sicurezza, sarà anche responsabile del Servizio federale per la cooperazione militare-tecnica e vice presidente della commissione per il complesso militare-industriale.
Nessuno è insostituibile a Mosca?
Serghei Shoigu nasce il 21 maggio 1955 a Čadan, nel cuore della Siberia, da padre tuviniano e madre russo-ucraina. Termina il ciclo di formazione universitario nel 1977, anno della laurea in ingegneria civile all’Istituto politecnico di Krasnoyarsk, ed entra nel ramo delle grandi costruzioni. Si avvicina alla politica nel 1988, come funzionario minore nel ramo chakasso del Partito comunista dell’Unione Sovietica. Due anni più tardi, viene chiamato a Mosca per il primo incarico di rilievo della sua carriera in ascesa: vicedirezione del Comitato di architettura e costruzione della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa. Il collasso dell’Unione Sovietica non lo travolge. Apprezzato dai vertici della fragile e neonata Russia per il sangue freddo mostrato durante le crisi più gravi dell’epoca, nonché per l’efficace ed efficiente strategia gestionale, Shoigu riesce a farsi un nome di tutto rispetto sia presso gli alti piani della piramide del potere sia presso l’opinione pubblica. Nel 1999, dopo otto anni di ininterrotta amministrazione di emergenze, il suo impegno viene riconosciuto dal Cremlino: è Eroe della Federazione russa. Questa, in estrema sintesi, la sua biografia semi-ufficiale. La sua reputazione interna è cresciuta in seguito all’annessione della Crimea alla Russia nel 2014 e all’intervento decisivo in appoggio al regime di Bashar al Assad in Siria.
Poi, la guerra. Fino al cambio di rotta voluto dal presidente Putin, all'alba del suo quinto mandato alla guida della Russia. Shoigu ha 69 anni, è ministro della Difesa dal 2012 ed è stato alla guida dell'«operazione militare speciale» in Ucraina cominciata nel febbraio del 2022. In questi anni ha però dovuto affrontare una serie di fallimenti e scandali, tra cui la rivolta armata del gruppo di mercenari Wagner nel giugno del 2023 e il recente arresto del viceministro della Difesa Timur Ivanov, accusato di corruzione.
Il fedelissimo di Putin
All’inizio dell’invasione, Serghei Shoigu è stato descritto come l’uomo che godeva di maggior ascolto al Cremlino, fedelissimo collaboratore di Vladimir Putin. Personalità chiave del conflitto in Ucraina. Non un militare ma un civile «privo di un addestramento militare appropriato», scrivevano in un articolo pubblicato su Foreign Affairs i due analisti specializzati nei servizi di sicurezza in Russia, Andrei Soldatov e Irina Borogan, fondatori di Agentura.ru, piattaforma dedicata ai servizi russi e autori di I compatrioti: la storia brutale e caotica dei russi in esilio, emigrati e agenti all'estero. Che già due anni fa citavano però, in parallelo ai successi militari, i flop dei servizi di intelligence, dalle operazioni per l'avvelenamento di Sergei Skripal a Salisbury e contro Navalny in Siberia. «Putin sta consolidando un clamoroso cambiamento avvenuto nella gerarchia di sicurezza nell'ultimo anno: se all'inizio della sua leadership, l'esercito non era coinvolto nella definizione delle politiche ed era subordinato ai servizi, negli anni recenti, le Forze armate hanno assunto rinnovata importanza non solo nelle relazioni con i Paesi vicini ma anche nella definizione stessa delle politiche».
Shoigu, ministro della Difesa dal 2012, era in precedenza, sin dagli anni Novanta, ministro per le Situazioni di emergenza, una carica con cui si è costruito una fama di risolutore di problemi. Da sempre, oltre a indossarne una, ha imposto agli ufficiali dello stato maggiore di indossare l'uniforme e sin da quando è diventato ministro ha reintrodotto l'uniforme sovietica del 1945, nota come l'«uniforme della vittoria». Ha promosso la rivoluzione hi tech delle forze militari, istituendo il comando per le operazioni cyber, riunendo aeronautica e forze dello spazio, nelle forze aerospaziali. «Nelle settimane precedenti la guerra, molti analisti dubitavano che Putin avrebbe davvero dato il via a una guerra scelta su cosi larga scala. Ma la militarizzazione della società russa e la ricostruzione dell'apparato militare sotto Shoigu hanno fornito a Putin un tentazione insuperabile, una tentazione non frenata da considerazioni dell'intelligence o diplomatiche», aggiungevano i due analisti. «E ora che l'assalto è violentemente in corso, le implicazioni complete della nuova strategia militare del Cremlino si stanno chiarendo: non solo la campagna è stata definita da un esercito che ha apertamente fatto sua la guerra, una guerra il più vasta possibile. Ma è anche guidata da Shoigu, un uomo che fino a ora ha vissuto solo successi e che non ha addestramento militare appropriato per capire che una vittoria sul campo, non importa quanto grande, può a volte portare a una sconfitta ancora più grande», concludevano i due autori.
«Non è una punizione»
La decisione di rimpiazzare Serghei Shoigu con un esperto di economia, anziché con un altro militare di carriera, sembra indicare una svolta nell’approccio di Putin verso la guerra in corso. Ma «tutto cambia perché nulla cambi». Il destino di Shoigu era infatti considerato in bilico da quando il 23 aprile scorso era stato arrestato il suo vice, Timur Ivanov, per corruzione. La sua destituzione da ministro della Difesa dopo 12 anni non è stata perciò una sorpresa. Ma il suo trasferimento al Consiglio di Sicurezza testimonia che non si tratta di una punizione. Il Consiglio di Sicurezza è infatti gerarchicamente sopra al ministero della Difesa.
La sorpresa è stata semmai la nomina di Andrei Belousov, classe 1959, economista. È stato lui, al fianco della governatrice della Banca di Russia, a studiare le contromisure alle sanzioni occidentali. Che Putin voglia un tecnocrate fidato che non interferisca con le sue decisioni (in quanto comandante in capo delle forze armate), misto alla «ripulita» della Difesa dalla corruzione e dal clientelismo? Dmitry Peskov, come detto, ha spiegato che «il cambiamento è giustificato perché la Russia assomiglia sempre più all’Unione Sovietica a metà degli anni Ottanta, quando le autorità militari e di polizia rappresentavano il 7,4% della spesa statale. Chi è più aperto alle innovazioni vincerà sul campo di battaglia».