Chiara Ferragni e il pandoro: la Finanza nella sede di Balocco, al vaglio l'ipotesi di truffa
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Blitz. È la parola del giorno, nell'ambito dell'affaire Balocco-Ferragni. Gli agenti del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Milano, su delega del procuratore aggiunto Eugenio Fusco, hanno acquisito della documentazione riguardante il famigerato pandoro Pink Christmas. Le Fiamme Gialle, come scrive fra gli altri il Corsera, hanno inoltre notificato l'atto con cui si chiede l'elezione di un domicilio e la nomina di un difensore nell'ottica di un'eventuale iscrizione nel registro degli indagati dei rappresentanti legali della società.
Tradotto: se fino a poche settimane fa l'ipotesi di reato era quella di frode in commercio, ora si starebbe profilando la truffa.
Il procuratore aggiunto, oggi, ha ricevuto l'informativa con i risultati dell'inchiesta dell'Antitrust in merito alla collaborazione fra Chiara Ferragni e Balocco. A dicembre, due società riconducibili all'influencer erano state sanzionate con una multa da oltre un milione di euro mentre Balocco se l'era «cavata» con 400 mila euro. Entrambe le parti erano state ritenute responsabili della campagna ingannevole attraverso la quale era stata pubblicizzata la vendita del pandoro Pink Christmas a un prezzo di due volte e mezza superiore rispetto a quello base. In particolare, i consumatori erano stati indotti a pensare che, acquistando il dolce natalizio, avrebbero contribuito alla donazione di fondi all'ospedale per bambini Regina Margherita di Torino. Al contrario, Balocco aveva versato 50 mila euro alla struttura sei mesi prima di avviare la campagna di vendita di Pink Christmas.
La decisione dell'Autorità garante per il mercato e la concorrenza si appoggiava sullo scambio di e-mail fra Balocco e una delle società di Chiara Ferragni, con i rappresentanti della seconda che hanno suggerito come realizzare la pubblicità nonostante da Balocco fosse giunto un avvertimento specifico: quei suggerimenti, se applicati, avrebbero potuto rendere ingannevole l'annuncio. Fusco, leggiamo, starebbe ragionando proprio su quest'ultimo aspetto per valutare se possa configurarsi o meno il reato di truffa.
Al riguardo, il Corsera chiarisce che, per avviare un'indagine per truffa, è indispensabile che qualcuno presenti una denuncia specifica. In questo senso, non vale l'esposto depositato dal Codacons, il Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori, alla procura di Milano e ad altri uffici omologhi in tutta Italia. Fusco, concludendo, dovrà pure verificare se questi «raggiri» abbiano fatto incassare alle società profitti illeciti e ai danni di chi.