Lugano

Chiesa al centro del villaggio

La sempre più probabile candidatura al Municipio del consigliere agli Stati democentrista accende la campagna sulle rive del Ceresio – La sua entrata in campo blinderebbe i tre seggi della destra, ma ridurrebbe le speranze del municipale uscente Galeazzi e di eventuali outsider
© CdT/Gabriele Putzu

Fiammata politica a Lugano. La sempre più probabile candidatura di Marco Chiesa al Municipio della città sul Ceresio sta accendendo la campagna per le prossime comunali. È vero che la sua decisione definitiva, dopo aver annunciato l’addio alla presidenza dell’UDC nazionale, il diretto interessato la comunicherà solo dopo le feste, ma a questo punto la vera sorpresa sarebbe non vederlo in lista. Spazio quindi alle riflessioni su cosa comporterebbe la sua discesa in campo. Per i democentristi, per l’alleato leghista e per tutti gli altri.

La stretta di mano

Partiamo da via Monte Boglia, dove qualche pensiero sui numeri che potrebbe ottenere Chiesa a Lugano è stato fatto. La caratura e la storia politica del presidente dimissionario potrebbero portarlo a competere per la poltrona più prestigiosa: quella di sindaco, attualmente occupata da Michele Foletti. Su questa potenziale sfida, i due si sono già confrontati privatamente, e tra loro c’è un patto, un gentlemen’s agreement fra persone che si rispettano: Chiesa non farà una campagna che potrebbe danneggiare Foletti. Questo è l’accordo. Poi però ci sono le urne, i cui esiti, accordi o non accordi, sono sempre abbastanza imprevedibili. Cosa succederebbe se Chiesa dovesse superare Foletti? Rinuncerebbe al sindacato?

A difesa del sindaco

Per il movimento di via Monte Boglia, in generale, l’entrata in gioco di Chiesa darebbe forza al suo partito spostando gli equilibri interni fra i due alleati. Il nuovo coordinatore leghista Norman Gobbi fa un discorso d’insieme: la candidatura del “senatore” ticinese «andrebbe a rafforzare ancora di più la lista di area». Il consigliere di Stato riconosce però una cosa: il prospettato arrivo di Chiesa «impegna ancora di più il nostro movimento a confermare Foletti come sindaco, ma sono sicuro che farà un ottimo risultato: del resto ha dimostrato di essere una persona che sa governare una città; ha dato stabilità e progettualità a Lugano, penso in particolare al PSE e al futuro Campo Marzio». L’uomo forte di via Monte Boglia conferma poi i contatti fra Chiesa e Foletti. «Si sono parlati prima delle Federali, il che mi tranquillizza».

Non dovrebbero esserci quindi degli scontri, bensì una piena collaborazione. «La strategia d’area che abbiamo portato avanti per le Cantonali e le Federali ha permesso alla destra di crescere». Resta il fatto che qualcuno, nella lista d’area luganese, è destinato a rimanere fuori. E tutti gli elementi portano al municipale dell’UDC Tiziano Galeazzi. «Sono questioni che risolveranno all’interno del partito» taglia corto Gobbi. «Forse è anche per questo che Chiesa ha scelto di prendersi un po’ di tempo prima di fare la sua scelta».

Effetti collaterali

Numeri alla mano, per Galeazzi, subentrato nel 2021 dopo la tragica scomparsa di Marco Borradori, sarebbe molto più complicato di prima confermare la sua presenza in Municipio. Mettendo da parte gli scenari più estremi (come la conquista di un quarto seggio d’area) quello più probabile vede l’uscente impegnato nella difficile rincorsa di un altro municipale in carica: il leghista Lorenzo Quadri. Da noi interpellato sulla probabile candidatura di Chiesa, Galeazzi preferisce al momento non esprimersi, visto che di definito non c’è ancora nulla. «Apprendo con rammarico della  decisione di Chiesa di lasciare la presidenza dell’UDC nazionale» afferma. Quanto a Lugano, «Marco si è preso del tempo per riflettere: ne parleremo tra qualche giorno». Da non sottovalutare c’è anche un altro aspetto: la candidatura del consigliere agli Stati da un lato consoliderebbe i tre seggi d’area,  dall’altro taglierebbe le ali a qualsiasi candidatura «giovane», per esempio quella del consigliere comunale Andrea Sanvido, che in circostanze «normali» avrebbe potuto accarezzare qualche speranza di entrare a Palazzo Civico.

Lontano dagli affetti

Tornando in casa democentrista, Piero Marchesi preferisce non commentare gli scenari luganesi. «A oggi, mi risulta che Chiesa non si sia ancora candidato…».

Per quanto riguarda l’addio alla presidenza del partito nazionale, Marchesi tiene a ringraziare il suo collega. «Io e Marco siamo stati molto vicini a Berna», sottolinea. «So quanto questi anni di presidenza lo abbiano portato lontano dagli affetti familiari. Ma so anche che questa esperienza gli ha dato moltissimo, sotto tutti i punti di vista. È anche grazie al suo contributo se l’UDC ha conquistato nove seggi al Nazionale alle ultime elezioni federali. Prima del suo arrivo, eravamo visti da molti come “zurigocentrici”. Marco ha saputo far uscire l’UDC da questa dinamica, dimostrando la forza popolare che il nostro partito ha in tutta la Svizzera».

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