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Chiusura scongiurata per il Casinò di Campione

La maggioranza dei cinquecento ex dipendenti (e creditori) della casa da gioco ha approvato la proposta di concordato – È stato evitato dunque un clamoroso fallimento-bis
© CdT/Chiara Zocchetti
Bernardino Marinoni
29.09.2022 06:00

Chiusura scongiurata per il Casinò di Campione d’Italia. La maggioranza di ciascuna classe dei creditori ha votato a favore della proposta di concordato presentata dalla società di gestione della casa da gioco: si va dunque verso un’omologazione che l’amministratore delegato Marco Ambrosini si ripromette per quanto possibile di accelerare. Del resto si era mostrato fiducioso, «considerato che l’80 per cento della massa creditoria aveva avallato la proposta concordataria» già il 19 settembre, in sede di assemblea dei creditori. Uno dei requisiti previsti risultava dunque assolto, l’altro, che esige l’approvazione a maggioranza di almeno tre delle categorie in cui i creditori sono ripartiti, disponeva già del voto favorevole degli istituti previdenziali e di quelli di credito e non è stato necessario attendere i prescritti 20 giorni per conseguire un esito plenario. Sia la classe formata da professionisti e imprese sia quella degli ex dipendenti - quelli non riassunti nel frattempo - hanno espresso l’attesa maggioranza: il concordato, con il visto del giudice, potrà dunque essere omologato. Per Ambrosini è il superamento di un gradino ulteriore nella “riedificazione” della casa da gioco dove la media mensile degli incassi è di 2 milioni 600 mila euro (diversamente dal Comune, che li conteggia in franchi, il Casinò stila i bilanci in euro).

A otto mesi dalla riapertura, dopo tre anni e mezzo cupi di chiusura, l’Amministratore delegato della società che gestisce la casa da gioco reputa che siano valori in linea con il piano industriale sul quale si fonda il concordato. «E’ un contratto - sostiene - che stiamo rispettando e le relative previsioni sono più che soddisfatte». Certo la casa da gioco campionese non si erge, quantomeno non ancora, nel panorama dei proventi: stando agli addetti ai lavori, risultano circa alla pari con Lugano, ma gli incassi di entrambi i casinò vanno sommati per raggiungere il volume del giro d’affari di Mendrisio. Ambrosini preferisce parlare di casa propria per ribadire che a Campione d’Italia quella del Casinò è un’opera «in progress: non tutto è stato ripristinato rispetto al passato, però tra non molti mesi l’operatività sarà diversa sia sul piano dei servizi sia su quello determinante di tavoli e slot». Del resto si sa, a proposito di slot, che l’attuale parco macchinette piace poco alla clientela, specie italiana. «Tra sette mesi si giungerà all’operatività piena, come pianificato», assicura Ambrosini, confidando anche in un flusso di giocatori che non debba più scontare le limitazioni della pandemia: «Sulla clientela svizzera - osserva - il Covid ha addirittura gravato più lungamente: clienti pure affezionati non potevano paradossalmente accedere al Casinò perché privi, giocoforza, di green pass; ora fortunatamente la presenza svizzera è tornata ai livelli che erano consueti, ma s’intende che il vero bacino di Campione d’Italia resta quello lombardo, di più, quello milanese». E l’effetto drenante di Mendrisio? «Se proprio vogliamo parlarne, là pesa l’afflusso di giocatori cinesi e i tavoli vi si sono adeguati. Comunque è parte della competizione, noi intanto puntiamo al riavvio completo». Per quanto riguarda il concordato, la strada è spianata.