Cipro risorge tre anni dopo l’incubo "bail in"

Togliersi la soddisfazione di crescere più di Germania e Francia non è cosa da poco per un Paese che solo tre anni fa ha subìto il primo «bail in» dell'Unione europea. Una colossale distruzione di ricchezza che ha portato la Repubblica di Cipro – terza isola del Mediterraneo per estensione, estremo confine d'Europa incuneato sotto la Turchia e di fianco alla Siria – a bruciare quasi l'11% del PIL in tre anni, finendo sotto il programma della Troika (Fondo monetario, Commissione europea e BCE). Eppure, i ciprioti si sono rimboccati le maniche. E i risultati non si sono fatti attendere.
Guardiamo i numeri. Nei primi tre mesi del 2016, il piccolo PIL dell'isola è cresciuto dello 0,9% rispetto al trimestre precedente, più di Spagna (0,8%) e Germania (0,7%), quasi il doppio della Francia (0,5%), esattamente il triplo dell'Italia. Il che ha portato Nicosia a rivedere al rialzo le sue stime 2016 sulla crescita, dall'1,5% al 2,2% (mentre la Commissione UE stima un 1,7%). Ma anche prima dell'uscita dal tunnel della crisi, l'economia dell'isola aveva dato prova di grande resistenza: nel 2013 il PIL era per esempio era sceso del 5,9% anziché del 9% previsto dalla Troika, mentre nel 2014 la contrazione è stata del 2,5% invece del 4,2% stimato.