Malcantone

Circonvallazione: finita la battaglia di Agno fra ingegneri e Cantone

Accordo economico fra il DT e gli autori del progetto di massima – Per la variante in galleria avevano ipotizzato un costo di 240 milioni, ma ne servirebbero 500 – Bellinzona chiedeva un risarcimento di 5 milioni
© CdT/Chiara Zocchetti
Giuliano Gasperi
16.01.2025 06:00

Quella che avevamo definito «la battaglia sotterranea» si è conclusa. Sotterranea perché combattuta, come è normale che fosse, nel più stretto riserbo, ma anche perché riguardava la progettazione di una galleria: quella che avrebbe permesso alla circonvallazione Agno-Bioggio di scendere nel sottosuolo fra l’aeroporto e il Vallone, salvando da interventi invasivi tutto quello che c’è in superficie. La storia dell’opera ha poi preso un’altra strada, ma nel frattempo il Cantone aveva chiesto un risarcimento di 5 milioni al consorzio di professionisti che aveva stilato il progetto di massima ipotizzando una spesa totale attorno ai 240 milioni. Un preventivo, questo, che il gruppo a cui era stato affidato il progetto definitivo aveva dovuto correggere verso l’alto: di milioni ne servivano in realtà 500. Così, di fronte alla prospettiva di una spesa raddoppiata, in un momento finanziariamente e quindi politicamente complicato per il Cantone, il Dipartimento del Territorio aveva rinunciato a quel tratto interrato della circonvallazione, cominciando a studiare un’alternativa in superficie. Intanto aveva portato avanti la richiesta d’indennizzo nei confronti dei primi ingegneri. Secondo nostre informazioni, la vertenza si è chiusa. È stato raggiunto un accordo economico «che soddisfa entrambe le parti», come ci ha fatto sapere una persona che ha seguito da vicino la procedura. Non siamo a conoscenza della cifra pattuita.

Il principio di Archimede

In un approfondimento del marzo scorso, avevamo cercato di analizzare le differenze fra i due preventivi. Vi riproponiamo i passaggi principali. Uno degli aspetti da considerare per la costruzione di un tunnel sotterraneo in falda, cioè in un terreno completamente saturo d’acqua, è il principio di Archimede, secondo cui un corpo immerso in un fluido subisce una spinta dal basso verso l’alto pari al peso del liquido spostato. Lo stesso può accadere alla galleria, e per contrastare questa forza ascendente ci sono più soluzioni. Gli ingegneri del progetto di massima – lo studio capofila del consorzio non aveva un’esperienza specifica nella progettazione di gallerie sotterranee in un contesto come quello di Agno, ma si era appoggiato a specialisti esterni – avevano pensato a un basamento pesante, mentre per gli ingegneri del progetto definitivo – che una certa esperienza con i tunnel, invece, ce l’avevano – quel manufatto era sottodimensionato e presentava un rischio idrogeologico: creare un effetto diga sotto terra deviando l’acqua diretta nel Ceresio sopra al manufatto, dove, concentrandosi, avrebbe potuto salire verso la superficie e generare un alluvionamento. Avevano quindi preferito un sistema di micropali che, agendo come degli ancoraggi, avrebbero potuto tenere ferma l’opera pubblica, oltre ad alcuni pozzi sotterranei che avrebbero permesso di captare e indirizzare l’acqua della falda. Una soluzione, questa, che era con tutta probabilità migliore della precedente, ma anche molto più costosa.

Inerti e rincari

A far lievitare la spesa totale aveva contribuito anche la stima sui costi di smaltimento del materiale di scavo: considerando lo scenario più caro, cioè trasportare gli inerti nella Svizzera interna, eravamo a una trentina di milioni in più rispetto al progetto di massima, ma va detto che negli ultimi anni, secondo gli addetti ai lavori, la situazione nel settore è cambiata e il Cantone ha meno opzioni di un tempo. Un altro elemento da considerare è il costo dei materiali e in generale il rincaro che, fra pandemia e guerre, ha interessato le opere del genio civile: parliamo almeno di un più quindici percento.