Cirillo, le reazioni della politica e le riforme che attendono il successore
Il mandato di Roberto Cirillo ai vertici della Posta è durato sei anni. Entrato in carica nel 2019, quando sul gigante giallo gravava ancora l’ombra dello scandalo dei sussidi di AutoPostale, il manager cresciuto a Novazzano ha rassegnato le dimissioni. Una decisione che secondo la Posta coincide con «la conclusione positiva» del periodo strategico 2021-2024, nel quale l’azienda ha avviato una serie di trasformazioni, dalla riorganizzazione della rete delle filiali allo sviluppo di servizi digitali. «Ho avuto la possibilità di dirigere una delle istituzioni più importanti del nostro Paese e di farla evolvere, dall’allora crisi di fiducia, verso il futuro. Oggi la Posta gode di una posizione ancora più solida rispetto a sei anni fa», ha dichiarato. Da parte sua, il presidente del CdA Christian Levrat si è detto molto dispiaciuto per la decisione, perché «con la sua personalità Roberto ha segnato in modo determinante l’azienda e creato i presupposti per continuare ad affrontare le grandi sfide future da una posizione solida».
Strategia contestata
Non si tratta, comunque, di un fulmine a ciel sereno. All’inizio di dicembre, il portale Inside Paradeplatz aveva riferito l’indiscrezione (subito smentita dalla Posta) secondo cui il presidente del Consiglio di amministrazione Christian Levrat aveva proposto al CEO di dimettersi. Ma secondo la NZZ, sono state piuttosto le continue critiche da parte di politici e media a spingere Cirillo a gettare la spugna. Da un lato per i risultati del gigante giallo, con un utile sempre in calo dal 2021, dall’altro per il ridimensionamento del servizio pubblico con la chiusura di uffici postali e per l’espansione in settori ritenuti estranei al mandato originario della Posta (cfr. articolo sotto), accusata di distorcere la concorrenza. La decisione di acquistare una foresta in Germania per compensare le emissioni di CO2 e allo stesso tempo di aumentare il prezzo dei francobolli ha fatto storcere il naso a più di un parlamentare. A monte c’è il problema della riduzione del vecchio modello di business, con il continuo calo degli invii di lettere e la drastica riduzione dei pagamenti agli sportelli. Di qui la necessità di razionalizzare e di trovare altre fonti d’entrata per finanziare il servizio pubblico. Il 2024, in particolare, è stato caratterizzato da annunci e polemiche. La Posta ha deciso di ridurre a 2.000 il numero delle sedi entro il 2028 (senza licenziamenti): 1.400 gestite in partenariato e 600 uffici in proprio (oggi 765). Fra Ticino e Mesolcina ne dovrebbero saltare una ventina su 62.
La Posta, per motivi di risparmio, è riuscita anche a convincere il Governo a una maggiore flessbilità nella consegna di lettere e pacchi. Una revisione dell’ordinanza dovrebbe essere messa in consultazione alla fine di febbraio ed entrare in vigore nel 2026. Mentre il Consiglio federale non ha mai voluto mettere in discussione le nuove strategie, il Consiglio nazionale ha deciso che bisogna chiarire il mandato di servizio universale e il suo settore di attività prima di effettuare qualsiasi ulteriore ristrutturazione. Gli Stati non si sono ancora espressi su questa sorta di «moratoria» ma la commissione competente si è già detta contraria, definendola controproducente. Cirillo ha sempre respinto le critiche, sostenendo anche che gli investimenti diventeranno redditizi a lungo termine, mentre Levrat ha ammonito da uno stallo nelle trasformazione: «Se non facciamo qualcosa ora, fra quattro anni saremo in profondo rosso».
La politica secondo lui
Cirillo resterà in carica fino al termine del mese di marzo. Su Linkedin ha detto che non ha ancora un nuovo lavoro e che ne approfitterà per ricaricare le batterie. In un’intervista al Tages-Anzeiger ha ammesso che c’erano segni di logoramento ma che questo non è l’unica ragione delle sue dimissioni. Ha anche detto che la politica deve affrontare le questioni centrali dei servizi postali di base, invece di spendere energie su aspetti secondari che non porteranno benefici a lungo termine né alla popolazione né all’economia.
Il Consiglio di amministrazione della Posta ha già avviato il processo di successione. Il responsabile Finanze Alex Glanzmann guiderà il gruppo ad interim a partire da aprile 2025 fino all’entrata in carica del successore di Cirillo.
Regazzi: «Trasparenza e dialogo»
«Cirillo è indubbiamente un buon manager, ma che sia stato anche un buon direttore della Posta è argomento di discussione», commenta il consigliere nazionale Fabio Regazzi (Centro). «Ha certamente avviato importanti riforme, permettendo all'azienda di adattarsi alle trasformazioni legate alla digitalizzazione, ma ha anche mostrato alcune carenze nella gestione dei rapporti con la politica, elemento cruciale per un’azienda para-pubblica». Guardando al futuro dell’azienda, in particolare sulla delicata riforma della rete di filiali, secondo Regazzi «sarebbe auspicabile che il futuro direttore dimostri maggiore sensibilità nei confronti del Parlamento, del Consiglio federale e, soprattutto, dei cittadini. È innegabile che i processi di riorganizzazione comportino sacrifici, ma è fondamentale mantenere un dialogo aperto anche con gli enti locali, spiegare le decisioni e prendersi il tempo necessario per condividerle con trasparenza, cosa che finora è mancata».
Gysin: «Correttivi e tutela dei lavoratori»
Per la consigliera nazionale dei Verdi, Greta Gysin, «Cirillo è riuscito a stabilizzare la Posta in un momento critico, successivo allo scandalo di AutoPostale. Ha saputo avviare una ripresa interna, compiendo passi avanti significativi nel campo della digitalizzazione». Tuttavia, molti cantieri restano aperti: «La Posta non è ancora completamente allineata ai cambiamenti della società e delle abitudini dei cittadini. Il compito del prossimo direttore o direttrice sarà guidare l’azienda verso una piena stabilizzazione e modernizzazione». Un processo che secondo Gysin - in qualità di presidente del sindacato Transfair - «dovrà tenere maggiormente conto degli interessi dei lavoratori, dimostrando un approccio socialmente responsabile». Quanto al tema della sostenibilità finanziaria di alcuni uffici postali, Gysin non si nasconde: «Occorrono effettivamente dei correttivi, ma il ruolo della politica rimane cruciale nel definire i limiti e le condizioni operative per la Posta. Quest'ultima si muove nei margini stabiliti dal Consiglio federale e non può essere biasimata per aver seguito le direttive ricevute».
Farinelli: «Bilancio in chiaroscuro»
Bilancio in chiaroscuro anche per il consigliere nazionale Alex Farinelli (PLR): «Negli ultimi anni, la Posta ha attraversato un'importante fase di transizione. In questo contesto, Cirillo ha svolto un buon lavoro, garantendo che la Posta fosse performante e funzionasse in modo efficace». Un risultato che, secondo il deputato, non dovrebbe essere dato per scontato. «Inoltre, è significativo che la Posta non solo non riceva sussidi dallo Stato, ma contribuisca attivamente versando fondi che possono essere utilizzati per altri compiti pubblici». Tuttavia, sul fronte della comunicazione e della capacità di relazionarsi con il pubblico, anche secondo Farinelli, sono emerse alcune criticità. «Soprattutto nei momenti in cui si è trattato di riorganizzare la rete delle filiali, un tema particolarmente sensibile e simbolico». Aspettative per il futuro? «Sarebbe un errore attendersi un cambio di strategia, poiché questa viene definita dal Consiglio di amministrazione e dal Consiglio federale». Quello che ci si può invece attendere, conclude il deputato PLR, «è che il nuovo direttore sappia comunicare meglio i dossier più sensibili per l’opinione pubblica».
Antonini: «Meno lavoro precario»
Secondo il presidente nazionale di Syndicom, Matteo Antonini, «Cirillo ha contribuito a migliorare l’immagine della Posta, riportando il servizio pubblico al centro dell’attività aziendale, un elemento che in precedenza era venuto a mancare». Anche sul fronte della riforma della rete postale – un progetto fortemente criticato da Syndicom – secondo Antonini «va riconosciuto che oggi esiste una strategia chiara, mentre in passato si trattava solo di chiudere filiali senza una visione di insieme». Tuttavia, permangono criticità, soprattutto per quanto riguarda le condizioni di lavoro. «Come sindacato, rileviamo che Cirillo non ha posto sufficiente attenzione alla riduzione del lavoro precario, con un alto numero di contratti temporanei e a tempo determinato». Per il futuro, sarà pertanto fondamentale che il successore di Cirillo «abbia una visione orientata al servizio pubblico, ma dovrà anche impegnarsi a migliorare le condizioni di lavoro, assicurando che ogni dipendente possa vivere grazie al proprio impiego in Posta».