Clamoroso a Certara: la Città fa demolire due case

È raro, alle nostre latitudini, quello che sta succedendo a Certara. La Città ha infatti ordinato la demolizione di due abitazioni e di una stalla appartenenti a un cittadino germanico residente oltre Gottardo. E i lavori, come abbiamo potuto constatare sul posto, sono già cominciati. Motivo: gli stabili sono stati costruiti fuori zona. Le case sono sorte a ridosso del bosco nella valletta del riale Marda e si raggiungono percorrendo una sterrata che parte dalla cantonale vicino a Maglio di Colla, mentre la stalla si trova un po' più in alto. Tutto è stato edificato prima che l'allora Comune di Certara, undici anni fa, si aggregasse a Lugano. Ora è la regina del Ceresio a governare quelle terre e decisioni come la sua, in Ticino, si contano sulle dita di una mano. Frugando negli archivi riemerge il caso di uno stabile fatto costruire da Silvio Tarchini accanto al Resort Collina d'Oro, ma non era mai stato completato e l'imprenditore, per mettere fine a una vertenza che si era aperta con il Municipio, aveva provveduto lui stesso a ridurre in polvere il manufatto. Chi lavora nel settore racconta di demolizioni intimate in altre località del cantone e mai effettuate per vari motivi, tra cui il rifiuto a procedere da parte di un'impresa di costruzione. Non è chiaramente un lavoro simpatico, quello di radere al suolo la casa di una persona. A Certara la Città ha scelto di agire e la domanda sorge spontanea: toccherà anche ad altre abitazioni sul territorio di Lugano?
Comprate e poi sistemate
Il proprietario dei tre immobili si trova al momento in Svizzera interna e non se la sente di commentare la situazione. È un momento difficile per lui, emotivamente e anche economicamente. Oltre alla perdita del valore immobiliare delle abitazioni, dovrà pagare centinaia di migliaia di franchi per i costi di demolizione. Un professionista che lo ha seguito negli ultimi anni ci racconta che la prima casa l'aveva acquistata nel 2005. Aveva rifatto il tetto e l'aveva dipinta, accordandosi con i funzionari competenti dell'ex Comune di Certara. Nel 2012 aveva comprato la seconda, a cui aveva cambiato solo i serramenti, mentre della stalla era divenuto proprietario nel 2016, limitandosi a sostituire la copertura di lamiera con delle tegole. Il primo contatto con le autorità cittadine l'aveva avuto depositando una domanda a posteriori per la posa di una canna fumaria. Da quel momento in poi, i funzionari della Città avevano constatato una serie di abusi edilizi sulle proprietà dell'uomo, fra cui la realizzazione di un ponticello per attraversare il fiume, la posa di un bacino di contenimento dell'acqua sorgiva nel bosco e l'allargamento (o proprio la creazione) della strada che porta alle due case. Il tutto era confluito in una domanda edilizia in sanatoria, che però era stata respinta. Se si fosse trattato di terreni edificabili, i vari problemi pendenti avrebbero potuto essere risolti con il pagamento di una multa, ma essendo le proprietà fuori zona, all'autorità restava un'unica via: ordinare la demolizione. Il successivo ricorso del proprietario è stato vano.
L'ultimatum di San Silvestro
Da noi contattato, il municipale responsabile dell'edilizia privata a Lugano Filippo Lombardi sottolinea che gli stabili in questione sono tutti stati edificati senza licenza e fuori zona. «La situazione è emersa nel 2020, quando il proprietario ha voluto aggiungere la strada dopo aver già posato il bacino di contenimento. La sua domanda è stata rifiutata, due anni dopo abbiamo ordinato la demolizione e il Consiglio di Stato ci ha dato ragione». Prima dell'invio delle ruspe a Certara, tuttavia, ci sono stati altri passaggi. «Abbiamo fissato un paio di termini vincolanti per procedere alla demolizione, ma il privato non li ha rispettati. Così, all'inizio del 2023, gli abbiamo intimato un divieto d'uso dei locali in questione, che lui ha continuato a usare ugualmente, addirittura affittando una delle costruzioni a una signora». La donna nel frattempo, con l'aiuto della Città, ha trovato un'altra sistemazione. «L'ultimissimo termine che abbiamo dato al proprietario era lo scorso 31 dicembre, e anche questo non è stato ottemperato. Così abbiamo proceduto d'ufficio». I costi sono stati anticipati dal Comune, che poi si rifarà sul privato. «Che tra l'altro - conclude Lombardi - è titolare di un'impresa di costruzioni».
Le prime di una serie
Avevamo lasciato sospeso una domanda: ora toccherà ad altre abitazioni? La risposta è più sì che no. «Viste le risorse limitate che abbiamo a disposizione a livello di personale - premette Lombardi - non possiamo certo partire con una strategia a tappeto, anche perché bisogna anticipare milioni di spese, ma progressivamente valuteremo altri casi. È verosimile che ne seguano degli altri, sì. Se non altro, per parità di trattamento».