Como, che via vai sul mercato, ma manca continuità
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Al Como è sfuggita un attimo la mano sul mercato. Ne sta uscendo un gran pasticcio di rosa. Un vero peccato, anche perché fino a un certo punto sembrava esserci una coerenza di fondo davvero rara. Va anche capito se davvero, e come, la squadra sia migliorata. Abbiamo qualche dubbio. Anche perché, in cambio, la società sembra aver sacrificato una fetta di anima, quella che la teneva ancorata al territorio e al suo recente passato.
L'ho scritto troppe volte: lo scorso giugno, il Como si è ritrovato in Serie A senza capire davvero come. A quel punto, la rosa non era all'altezza di una salvezza, nemmeno lontanamente. Il club si è mosso, durante la scorsa estate, con buon tempismo e con scelte coraggiose. Ha anche sbagliato qualcosa, in particolare davanti, dove con Belotti non ha risolto nulla. E forse ha sopravvalutato - sovra-pagando - qualcuno, in primis Dossena. Ora è tornato a piazzare toppe, individuando qualche giocatore pienamente nella filosofia di scoperta-valorizzazione-rinforzo, ma anche sparacchiando un po' nel mucchio.
Il mercato invernale si era aperto con una tripletta promettente, in stile Como: Butez era il portiere che serviva (e che colpevolmente non era stato trovato in estate; Audero, che flop!), Diao un potenziale gioiello e Caqueret un rincalzo interessante a metà (se non qualcosa di più). Ma poi? Alli è tutto da decifrare ora come ora. Valle incuriosisce e basta. Ikoné a Firenze ha fatto malissimo: serviva? Ora leggiamo di Vojvoda dal Torino: mah. E di Borja Mayoral: mah! In uscita, invece, andati Barba e Cerri, via anche Sala, potrebbero seguire anche lo stesso Audero, Mazzitelli, Kone e Belotti. Questi ultimi tutti arrivati pochi mesi fa. Il che fa pensare. Perché d'accordo il panico da salto di categoria, ma l'impressione è quella di un porto di mare. Gli stessi titoli che andiamo leggendo qua e là, della serie «Como scatenato», «Il Como non si ferma più», «Como ancora tu», danno all'esterno un'immagine alquanto approssimativa e non molto seria. Il che non corrisponde davvero alla realtà.
E la rosa, come dicevo, sta diventando difficile da leggere, con gerarchie tutte da rivedere e da ripensare. Nella disastrosa uscita di Bologna, Da Cunha e Strefezza, due dei migliori giocatori dell'andata, erano in panchina. Ma il Como non ci ha guadagnato granché. E quindi chi sono i titolari oggi? Il Como dell'andata ha fatto le sue fortune attorno alla costanza. Anche per cause di forza maggiore, Fabregas ha cambiato sempre e solo quando si è trovato costretto a farlo, altrimenti non si sarebbe mosso da quegli undici che tutti stavamo imparando a recitare a memoria. Detto che con Sergi Roberto e Perrone a disposizione, la coppia di mediani a tutt'oggi nemmeno si discuterebbe, ma davanti? Nico Paz trequartista centrale, e poi? L'attaccante è un punto di domanda, con Cutrone che sembra non essere in linea con lo stile del mister, mentre sugli esterni tra Diao, Strefezza, Fadera e Ikoné vanno scelti due su cui puntare senza remore. E poi lo stesso Da Cunha? Insomma, sono tanti i dubbi, e non per forza la ricchezza di alternative - tutte su per giù dello stesso livello - sarà la fortuna del Como.
Anche perché Fabregas è fatto a modo suo. È uno che sembra dirti: io vado avanti per la mia strada, e se devo retrocedere lo farò a modo mio. Lo ha detto, in effetti. Visto quanto investito sin qui, è un'eresia parlare di B. Dal mio punto di vista è un'eresia anche mettere in discussione il lavoro di Fabregas, ma lui stesso dovrà ammettere di non essere esente da colpe nel ricercare senza trovare un equilibrio che appare ancora lontano miraggio: singole partite dal ritmo altalenante, partite ottime seguite da partite sottotono, primi tempi da sogno seguiti da riprese confuse, fortune non sfruttate, tenute approssimative. Il Como è immaturo, lo è anche il suo tecnico. Entrambi promettono bene, ma devono evitare di fare ulteriore confusione. Meglio concentrarsi su pochi valori certi, senza dimenticare le radici, le origini. Il Como è una squadra di Serie B trovatasi di colpo in Serie A, e così dovrebbe affrontare la stagione, a denti stretti, con una concentrazione che sfiori l'ossessione. E magari con un nuovo attaccante, quello sì.
Il mercato chiude a mezzanotte. Poi faremo il punto definitivo.