Como, mister Gabrielloni va a Hollywood
Alessandro Gabrielloni ha trent'anni. È a Como, al Como, dal 2018. Ha una sorella, tre fratelli e una laurea in economia e commercio. Ha girato mezza Italia e quattro categorie. Ha segnato ovunque. In Serie B un po' meno. In Serie A, fino a domenica, mai. Non ci era andato nemmeno vicino. Poi Cesc Fabregas lo ha buttato in campo, contro la Roma, con il risultato bloccato, ghiacciato. Ma d'altronde c'era aria di stelle, al Sinigaglia. In tribuna, seduti tra i vip comuni del circuito insubrico, c'erano infatti Keira Knightley, Adrien Brody e Michael Fassbender. Roba che nemmeno alle vecchie serate dei Telegatti si poteva immaginare.
Gabrielloni ha fiutato la magia. Ha piazzato un gol da rapace e poi ha servito a Nico Paz la palla del 2-0. Il tutto nei minuti di recupero, quando già qualcuno se ne stava andando a casa, correndo in stazione a prendere il treno o prenotando l'ultima birretta, quella scaccia-tristezza da 0-0. In tribuna, le star di Hollywood hanno esultato, neanche il Como fosse roba loro. Il Sinigaglia si sta trasformando nel teatro dei sogni. Un contesto surreale, in cui Gabrielloni ha finalmente trovato il suo posto. Gabrielloni, Alessandro Gabrielloni. Già il nome non sa di Serie A, sa di lotta, di cazzimma, di campi impolverati e ginocchia sbucciate. Lui e Nico Paz, miseria e nobilità che per una notte si sono fuse in una cosa sola, in tre punti che sanno di aria nuova.
Il campionato, non per questo, sarà in discesa. Ma perlomeno il Como ha potuto respirare. Avere ritrovato Sergi Roberto, anche solo a mezzo servizio, vale forse anche più di questi tre punti. Accanto a me, al Sinigaglia, sedeva un tifoso della Roma. distratto rispetto al calcio internazionale. Non sapeva del passato di Sergi Roberto. «Ecco che cosa vuol dire essere stato capitano del Barcellona», mi ha detto a un certo punto, di fronte al palleggio del catalano. Che è nato a Reus, patria di Gaudì e del Vermut. Sergi Roberto arriva insomma da un altro mondo, un po' come Adrien Brody, se volete. Eppure a Como sembra divertirsi.
Ora Fabregas aspetta Maximo Perrone, lì a metà, per riprendere una volta per tutte il fil rouge che sembrava smarrito. Ora lo ha ritrovato, sembrerebbe. È stato Gabrielloni a sciogliere la matassa. Lo ha fatto, peraltro, in uno stadio pieno, nonostante il freddo e le ultime prestazioni non esaltanti. Certo, poi uno paga il biglietto anche solo per veder giocare Nico Paz. Il tifoso della Roma di cui sopra se n'è accorto, nella più totale inconsapevolezza. «Mica male il ragazzino». IL RAGAZZINO. Non conosciamo il soprannome di Nico Paz. Tutti i calciatori argentini ne hanno uno. Ma IL RAGAZZINO gli starebbe bene. Certo, lo sminuisce anche un po'. Perché uno così decide le partite, non si accontenta di viverle in qualche modo, da comparsa. Gabrielloni è il simpatico protagonista che non ti aspetti, quello che in due scene ti ammazza il film. Nico Paz è il predestinato, è Tom Cruise. Chissà se nell'agenda del Sinigaglia è in programma anche una sua visita, del vero Tom. Be', nel caso faccia presto, perché Nico Paz non si fermerà qui a lungo.