Corte penale internazionale: «Le sanzioni USA minacciano la nostra esistenza»
Le sanzioni economiche che gli Stati Uniti stanno valutando contro la Corte penale internazionale minacciano l'esistenza della stessa Cpi. L'allarme è della presidente del tribunale internazionale Tomoko Akane che, in un'intervista al quotidiano nipponico Asahi Shimbun, esorta il Giappone, il maggiore finanziatore della Cpi, ad agire.
Tokyo «ha l'obbligo di intraprendere una sorta di azione politica o diplomatica» visto che il Giappone «è una delle nazioni che ha abbracciato a livello internazionale l'importanza dello stato di dirito», ha detto Akane. Se le sanzioni in discussione al Senato americano dovessero essere adottate sarebbe «impossibile per la Cpi continuare a esistere», ha osservato mettendo in evidenza come le misure allo studio potrebbero costringere le banche, non solo negli Stati Uniti ma anche in Europa, a sospendere tutte le transazioni con la Corte internazionale.
«Se questo accadesse, non saremo in grado di pagare i nostri dipendenti e saremo costretti a fermare le nostre attività», ha precisato Akane mettendo in guardia che, nell'eventualità che questa ipotesi si concretizzasse, i mandati di arresto spiccati contro Netanyahu e Galant, ma anche Vladimir Putin e i vertici di Hamas, sarebbero di fatto inapplicabili. «Lo stato di diritto nella comunità internazionale - ha avvertito - verrebbe reso inutile e le vittime dei crimini di guerra non verrebbero risarcite».
Gli Stati Uniti hanno minacciato sanzioni contro la Cpi dopo che la Corte ha spiccato mandati di arresto contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu e l'ex ministro della difesa Yoav Gallant. Joe Biden ha respinto seccamente la decisione dell'Aja e si è detto aperto alla possibilità di sanzioni contro la Cpi in accordo con il Congresso.
Donald Trump, secondo indiscrezioni, vorrebbe spingersi anche oltre con l'introduzione di sanzioni personali nei confronti del procuratore capo e i giudici che hanno emesso i mandati. Il presidente-eletto ha criticato duramente la Cpi durante i suoi primi quattro anni.
«Per quanto riguarda l'America, la Corte penale internazionale non ha giurisdizione, legittimità e autorità. Non cederemo mai la sovranità dell'America a una burocrazia globale non eletta e irresponsabile», aveva detto intervenendo all'assemblea generale dell'Onu nel 2018. Gli Stati Uniti non hanno mai ratificato lo Statuto di Roma che ha dato vita alla Corte dell'Aja ma collaborano con il tribunale internazionale quando nel mirino ci sono nemici americani.