Cosa Nostra, Gaspare Spatuzza torna libero dopo 26 anni

Gaspare Spatuzza, ‘u Tignusu (il calvo), è un uomo libero. Nato a Palermo l’8 aprile 1964, ha 59 anni, 26 dei quali passati in carcere. Lo scorso aprile è diventato collaboratore di giustizia e ha chiesto di tornare in libertà. Ora, scrive il Corriere della Sera, la richiesta è stata accolta.
Condannato per 41 omicidi
Un altro soprannome con cui veniva chiamato è l’imbianchino, la professione da lui esercitati. Era affiliato alla famiglia di Brancaccio di Palermo, all’epoca guidata da Filippo e Giuseppe Graviano. Spatuzza ha ricevuto condanne per 41 omicidi. È finito in manette il 2 luglio del 1997, arrestato all’ospedale Cervello di Palermo. Si è autoaccusato di aver rubato la Fiat 126 che il 19 luglio 1992 è stata impiegata come autobomba nella strage di via d'Amelio in cui furono uccisi il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Cooptato da Salvatore Grigoli, fu tra gli esecutori materiali dell'omicidio di don Pino Puglisi, il 15 settembre 1993, per il quale è stato condannato all'ergastolo con sentenza definitiva. Sempre sua la responsabilità per gli omicidi di Giuseppe e Salvatore Di Peri, Marcello Drago, Domingo Buscetta (nipote di Tommaso) e Salvatore Buscemi. Il 23 novembre 1993 rapì Giuseppe Di Matteo, 13.enne figlio del collaboratore di giustizia Santino Di Matteo, che sarebbe stato ucciso dopo oltre due anni di prigionia.
La collaborazione con la giustizia
Gaspare Spatuzza ha ottenuto la liberazione condizionale. Da due settimane non ha più i vincoli della detenzione domiciliare a cui era sottoposto dal 2014. Per cinque anni dovrà rispettare le prescrizioni del tribunale. Tra cui quella di non frequentare pregiudicati o non uscire senza un’autorizzazione della Questura dalla provincia in cui prenderà la residenza. Ha iniziato a collaborare con la giustizia nel 2008, rilasciando diverse dichiarazioni in ordine alla strage di via D'Amelio, alle bombe del 1993 a Milano, Firenze e Roma e ai legami fra la mafia e il mondo politico-imprenditoriale. Il 4 dicembre 2009 ha deposto nell'ambito del processo d'appello al senatore Marcello Dell'Utri, precedentemente condannato a nove anni in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa. In tale circostanza ha dichiarato che nel 1994 la stagione delle bombe si fermò perché Giuseppe Graviano gli confidò, in una conversazione avuta in un bar a Roma, di avere ottenuto tutto quello che voleva grazie ai contatti con Dell'Utri e, tramite lui, con Silvio Berlusconi (l'ex premier parlò di «una macchinazione ai suoi danni»). Nel 2010 è stato riconosciuto attendibile dalla procura di Firenze in merito alle affermazioni che hanno permesso di identificare un altro mafioso responsabile delle stragi del '93, Francesco Tagliavia, già in carcere con due ergastoli da scontare. Tra le sue dichiarazioni anche quelle che hanno mandato a processo Matteo Messina Denaro per le stragi di Capaci e via D’Amelio (la sedia è rimasta vuota il 19 gennaio, e anche ieri ha rinunciato a comparire al processo). ‘U Siccu è stato condannato in primo grado. Ora è in via di conclusione l’appello.
Sempre nel 2010, la Commissione Centrale del Viminale ha stabilito che Spatuzza non può essere ammesso al programma di protezione, essendo decorso il limite di 180 giorni entro cui un collaboratore di giustizia è tenuto a riferire di fatti gravi di cui è a conoscenza e, appunto, per le dichiarazioni («a orologeria») su Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, oltre a un presunto accordo con i fratelli Graviano. Un anno fa il tribunale di sorveglianza gli ha negato la detenzione domiciliare, sostenendo che «il positivo percorso di pentimento intrapreso dal soggetto non fosse ancora completato». L'avvocato Valeria Maffei ha fatto annullare quel giudizio in Cassazione. La pronuncia del Tribunale di sorveglianza – precisa il Corriere della Sera – chiude la storia con la libertà condizionata.
La conversione religiosa
Durante la detenzione, Gaspare Spatuzza si è iscritto alla facoltà di Teologia. In molte occasioni ha raccontato che il suo pentimento fa parte di una conversione religiosa che lo ha fatto avvicinare al cattolicesimo. Per questo ha chiesto perdono alle vittime, ha svolto attività di volontariato, e si è scusato con il fratello di Don Pino Puglisi per l’omicidio. E ha pregato all’Accademia dei Georgofili, luogo della strage di Firenze di quasi trent’anni fa.
Spatuzza ha anche confessato di essere tra i responsabili del fallito attentato ai carabinieri a Roma, il 23 gennaio 1994, vicino allo Stadio Olimpico. 'U Tignusu era insieme a Salvatore Benigno su una collinetta vicino allo stadio: fecero partire la detonazione, ma il telecomando si inceppò e la strage fallì.