Cosa sappiamo sul vaiolo delle scimmie
Finora, sono 92 i casi di vaiolo delle scimmie segnalati all’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Una prima infezione è stata accertata dall’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) anche in Svizzera, nel canton Berna.
1. Che cos’è il vaiolo delle scimmie?
Il vaiolo delle scimmie è una malattia infettiva virale causata dall’orthopoxvirus. Non deve essere confuso però con il «classico» vaiolo, dichiarato eradicato nel 1979 dall’OMS dopo una massiccia campagna di vaccinazione portata avanti tra la fine degli anni Cinquanta e la fine degli anni Settanta. Come spiega l’UFSP sul proprio sito, nell’essere umano l’orthopoxvirus presenta un quadro clinico con alcune analogie con il vaiolo. Ma - e questa è una buona notizia - il vaiolo delle scimmie «ha un decorso generalmente più blando».
2. È una malattia diffusa in Europa?
No, negli ultimi anni il vaiolo delle scimmie è stato diagnosticato solo di rado in Europa e negli USA. E non ha mai rappresentato un allarme. Stando a quanto riporta l’OMS, la malattia è endemica in diversi Paesi africani: Benin, Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Ghana, Costa d’Avorio, Liberia, Nigeria, Repubblica del Congo e Sierra Leone.
3. Come avviene la trasmissione del virus?
L’orthopoxvirus è considerato «moderatamente trasmissibile all’uomo», sostiene l’UFSP. Generalmente, l’infezione viene trasmessa all’uomo dagli animali (probabilmente dai roditori). Ma è anche possibile una trasmissione da uomo a uomo. Come? Attraverso grandi goccioline respiratorie e il «contatto stretto» con persone o animali infetti. L’infezione può però essere causata anche dal contatto con fluidi o sangue. «È possibile - scrive l’UFSP - che il contatto sessuale con una persona infetta aumenti la probabilità di trasmissione. Uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini sembrano essere esposti a un maggior rischio di contagio». Le vie di trasmissione, precisa comunque l’Ufficio federale di sanità, «sono attualmente oggetto di analisi scientifiche approfondite».
4. In quali Paesi è stato accertato il contagio finora?
Dall’inizio di maggio, ricorda l’UFSP, è stata rilevata per la prima volta una maggiore frequenza di casi di vaiolo delle scimmie in vari Paesi europei e nordamericani. Probabilmente, la trasmissione della malattia è avvenuta da uomo a uomo. Inoltre, non tutte le persone colpite dal virus hanno un’anamnesi di viaggio in un’area a rischio, ossia in Africa centrale e occidentale. Finora, l’OMS ha registrato casi in Australia, Belgio, Canada, Francia, Germania, Italia, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia, Regno Unito e Stati Uniti. Sabato, è stata accertata anche un’infezione in Svizzera.
5. Cosa sappiamo del primo caso in Svizzera?
La prima persona contagiata è residente nel canton Berna e si sarebbe infettata all’estero. Stando ai domenicali, presenterebbe sintomi lievi e sarebbe stata curata ambulatorialmente. Ora si troverebbe in isolamento a casa.
6. Quali sono i sintomi? E il decorso?
Tra i sintomi della malattia rientrano febbre, mal di testa, mal di schiena, dolori muscolari, linfonodi ingrossati, brividi e spossatezza. Generalmente, si sviluppa un’eruzione cutanea con vescicole o pustole (analoghe a quelle del vaiolo) che spesso parte dal volto per poi diffondersi ad altre zone del corpo. Il periodo di incubazione - spiega l’UFSP - è 6-16 giorni, ma «talvolta anche più lungo». Le autorità sanitarie invitano comunque a non allarmarsi: «La malattia ha generalmente un decorso blando. La maggior parte delle persone contagiate si ristabilisce in poche settimane». Tuttavia, le persone immunodepresse, ma anche i bambini e i giovani sembrano avere un maggior rischio di decorso grave della malattia.
7. Esiste un vaccino specifico contro questa malattia?
No. Tuttavia, i vaccini contro il vaiolo somministrati anni fa nell’ambito del programma di eradicazione della malattia (programma che in Svizzera è stato interrotto nel 1972) offrono una protezione efficace, attorno all’85%. Nei casi gravi può essere somministrata una terapia antivirale con il Tecovirimat. «Questo trattamento però non è attualmente omologato in Svizzera», afferma l’UFSP. Visto l’aumento dei casi nel mondo, «gli Stati uniti sono già al lavoro per capire quale vaccino possa essere utilizzato contro il vaiolo delle scimmie», ha detto il presidente Joe Biden. «Tutti dobbiamo essere preoccupati», ha sottolineato Biden, spiegando che i contagi potrebbero continuare a diffondersi. Da parte sua, l’OMS ha assicurato che fornirà ulteriori raccomandazioni nei prossimi giorni: «La situazione sta evolvendo. Ci saranno più casi di vaiolo delle scimmie identificati man mano che la sorveglianza si espande nei Paesi non endemici».