Isole di calore

Cosa sta facendo Lugano per non «scottare» troppo

La città è risultata essere più calda rispetto ad altre sette località in Svizzera – Palazzo Civico ha reagito con una mappatura del territorio e con la posa di piante, aiuole e arbusti nei punti più sensibili
© CdT/Gabriele Putzu
Lorenzo Botta
07.08.2024 06:00

Con l’aumento delle temperature globali e l’espansione delle aree urbane, le isole di calore rappresentano una crescente minaccia per la salute pubblica. Lugano non è esente da questo rischio. Uno studio recente condotto dall’Istituto Svizzero di Salute Pubblica e Tropicale (Swiss TPH) ha analizzato gli effetti delle isole di calore urbane sulla mortalità in otto città svizzere (pensando soprattutto alle persone anziane, che con il caldo sono più a rischio) tra cui appunto Lugano. I dati raccolti tra il 2003 e il 2016 rivelano che la nostra città (e i suoi dintorni) è la zona più calda tra quelle analizzate, ossia Zurigo, Ginevra, Losanna, Lucerna, San Gallo, Basilea e Berna, con una temperatura media di 26,2° tra maggio e settembre. Durante questo periodo sono state registrate 179 notti in cui la temperatura minima non è scesa sotto i 20°.

Verso una strategia climatica

Nel 2019 uno studio condotto da CSD Ingegneri ha mappato le isole di calore nell’area che va dal lago (in centro) all’altezza della rotonda di Viganello. Jody Trinkler, responsabile della Sezione ambiente ed energia della Città, fa sapere che sono state adottate alcune misure per affrontare il fenomeno, principalmente nella mappatura delle zone più o meno calde e nella gestione del verde pubblico. «Cerchiamo ad esempio di posare piante e ridurre, con aiuole e arbusti, la percentuale di superfici asfaltate». Questo approccio non solo abbassa le temperature medie grazie al fatto che l’asfalto assorbe meno calore, ma migliora anche la gestione delle piogge grazie all’aumento delle superfici permeabili, riducendo quindi il rischio di sovraccaricare le canalizzazioni e provocare fuoriuscite di acque scure, in linea con il concetto di «città spugna». Queste misure vengono attuate dai servizi del verde pubblico, che hanno iniziato ad utilizzare piante locali con minori esigenze idriche. «Sono già state portate avanti diverse azioni – ha detto Trinkler – e stiamo cercando di coordinarle con tutte le misure intraprese per affrontare i cambiamenti climatici, in modo da definire una strategia complessiva».

Le solite raccomandazioni

Oltre alla gestione del verde, è stata data particolare attenzione alla sicurezza delle persone. La Città sensibilizza le fasce di popolazione maggiormente esposte alle temperature canicolari attraverso comunicazioni sui comportamenti da adottare. Vengono consegnati volantini ai dipendenti comunali, negli uffici, case anziani, asili nido, stabilimenti balneari e agli sportelli della città (uffici passaporti e sportelli della socialità) e in più vengono pubblicati sul sito internet di Lugano. Tre le misure consigliate troviamo la necessità di idratarsi, vestirsi con colori chiari, limitare l’attività fisica nelle ore di punta, curare l’alimentazione e privilegiare i punti d’ombra.

Un rimedio naturale

Un modo per aiutare i cittadini a contrastare il caldo eccessivo è «avvicinarli» all’acqua. E un progetto ambizioso in tal senso è la rinaturalizzazione del fiume Cassarate, i cui lavori, però, non sono previsti prima del 2028. Il progetto prevede di rendere il lungofiume accessibile e fruibile per passeggiate e momenti d’aggregazione attraverso la posa di massi e la creazione di gradoni, come era stato fatto nel 2015 alla foce. Sono in programma anche l’allargamento e la modifica del letto del Cassarate per favorire la biodiversità e gestire meglio il flusso in caso di piene. «L’obiettivo – conclude Trinkler – è creare un ambiente sicuro, permettendo alle persone di godere del fiume in sicurezza». Malgrado gli sforzi, a Lugano sono ancora molte le isole di calore, come l’autosilo Balestra e la zona del Piccadilly a Viganello che, in base alle ultime rilevazioni di temperatura, rappresentano un rischio. In futuro, sempre secondo lo studio condotto da CSD Ingegneri, la Città dovrà anche occuparsi di rimodellare i tetti e le pareti di molti edifici. 

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