Guerra

Cosa succederà dopo l'attacco (presunto) al «ponte di Putin»?

Il ponte di Crimea, o di Kerch, è (stato) il simbolo della potenza di Mosca, e da lì passano anche armi e scorte di grano – Ancora nessuna rivendicazione ufficiale – Bisogna temere il nucleare?
© KEYSTONE (AP Photo)
Jenny Covelli
08.10.2022 13:39

«Perché abbattere il ponte di Putin ora è diventato cruciale per Zelensky» titolava lo scorso 1. maggio un articolo di Repubblica. Il riferimento, va da sé, è al ponte di Kerch, che collega la Crimea all’Ucraina, andato parzialmente a fuoco nelle prime ore del mattino di oggi, 8 ottobre 2022. La Russia ha parlato di un camion-bomba che sarebbe stato fatto esplodere sul ponte. Circolano altre ipotesi secondo le quali l'infrastruttura sarebbe stata colpita due volte, tramite razzi o missili. Vladimir Putin ha disposto l’avvio di un’indagine governativa. La cui commissione d'inchiesta, citata dalla Tass, ha reso noto che l'esplosione ha provocato la morte di almeno tre persone. Il capo dell’Assemblea di Crimea, Vladimir Konstantinov, ha definito l’accaduto come un colpo di stato da parte di «teppisti ucraini». Intanto l'agenzia Unian, citando fonti di sicurezza, parla di un’operazione speciale dello SBU, i servizi segreti ucraini.

Il ponte di Putin

Quello della Crimea è un doppio ponte, stradale e ferroviario. È lungo 18,1 chilometri ed è il ponte più lungo della Russia e dell’Europa. Attraversa lo stretto di Ker’ - che divide il mare di Azov dal mar Nero ed è quindi lo sbocco vitale a sud -, è alto 35 metri ed è bianco. La costruzione è cominciata nel 2014, dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia. Nel 2018 è stato inaugurato proprio da Vladimir Putin: il presidente russo si è messo al voltante di un camion rosso ed è partito dalla penisola di Taman, nel territorio di Krasnodar (Russia), per raggiungere la penisola di Kerc, Crimea. Allora dichiarò che era la prova più evidente che la penisola era e sarebbe rimasta territorio della Federazione. «Rende più forti sia la Crimea sia la leggendaria Sebastopoli - disse -. Adesso siamo tutti più vicini, ciò consentirà all'economia di svilupparsi in modo più dinamico, innalzando gli standard di vita delle persone».

Quando, lo scorso maggio, si parlava di «guerra dei ponti», Olelsiy Danilov, segretario del Consiglio di difesa e sicurezza nazionale ucraino, aveva dichiarato senza mezzi termini: «Se avessimo avuto la capacità di distruggerlo (il ponte di Kerch, ndr.), lo avremmo già fatto. E se ci sarà l'occasione, lo faremo». Ma non si tratta solo di simboli, di uno smacco al «ponte di Putin», quello che si è costruito tutto da solo. Da lì, secondo il governo di Kiev, i russi da mesi portano le scorte di grano e anche i macchinari agricoli presi nella zona di Melitopol e Kherson. E, sempre dallo stesso ponte passano i rifornimenti per le batterie di contraerea che lanciano i missili Bastion.

Rivendicazione o non rivendicazione

Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, questa mattina ha scritto in un tweet: «La Crimea, il ponte, l'inizio. Tutto ciò che è illegale va distrutto tutto ciò che è stato rubato deve essere restituito all'Ucraina». Il ministero della Difesa ucraino, a metà giornata, ha twittato: «L'incrociatore Moskva e il ponte di Kerch - due noti simboli del potere russo nella Crimea ucraina - sono stati abbattuti. Russi, quale sarà il prossimo nella lista?». E, sempre sul noto social network consultato da tutto il mondo, Oleksiy Danilov, segretario del Consiglio nazionale per la sicurezza e la difesa dell'Ucraina, ha postato un video dell'incendio e, parallelamente, il video di Marilyn Monroe che intona «Buon compleanno» al presidente Kennedy.

Si è espresso pure Ruslan Stefanchuk, il portavoce del Parlamento di Kiev: «La Crimea è Ucraina, tutte le strade artificiali e i ponti che rappresentano un cordone ombelicale (con la Russia, ndr.) non resisteranno». E l'ex presidente Petro Poroshenko: «Russi, cosa sta accadendo alle vostre facce? Il ponte illustra bene cosa accadrà a tutti i tentativi di prendervi la nostra terra».

Da parte del presidente ucraino per il momento tutto tace. Ma Zelensky, nel suo discorso notturno alla nazione, aveva parlato della penisola: «Verrà sicuramente il giorno in cui riferiremo anche dei successi militari nella regione di Zaporizhzhia, in quelle aree che sono ancora controllate dai russi. Verrà il giorno in cui parleremo anche della liberazione della Crimea. Questa prospettiva è ovvia. C’è ancora molto da sopportare, molto da fare, sia per gli ucraini che per i nostri partner, per tutti coloro che apprezzano la libertà e il diritto internazionale».

La reazione della Russia

Il governo russo, come detto, ha istituito una commissione di emergenza per la verifica dei danni e il ripristino del passaggio. Il capo della Crimea annessa alla Russia, Sergey Aksyonov, ha annunciato che fino a quando il ponte non sarà riaperto, sarà attivo un servizio di traghetti attraverso lo stretto, che faranno la spola tra le due coste. E ha aggiunto: «I lavori di ricostruzione del ponte di Crimea non comporteranno burocrazia. Inizieremo oggi, non appena il Comitato Investigativo e il Servizio di Sicurezza Federale completeranno il loro lavoro». Secondo il leader della Crimea Oleg Kryuchkov, nella penisola ci sono sufficienti scorte di carburante e cibo. Il ministero dei Trasporti russo ha fatto sapere che l'operatività della linea ferroviaria dovrebbe essere ripristinata già oggi, entro le 20.00 orario di Mosca. «Sono in corso le riparazioni».

«Questa non è solo una sfida, è una dichiarazione di guerra senza più regole», ha commentato il deputato della Duma Oleg Morozov. E la reazione della Russia all'attacco potrebbe essere potentissima. Putin non ha infatti nessuna intenzione di rinunciare alla Crimea e l'attacco al «suo» ponte, nel suo secondo giorno da settantenne, potrebbe prenderlo sul personale. «La reazione del regime di Kiev alla distruzione di un'infrastruttura civile evidenzia la sua natura terroristica», ha detto dal canto suo la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.

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