Spiegato

Da Arras a Bruxelles, gli attentatori inneggiano all'ISIS

Entrambi gli uomini avrebbero giurato fedeltà allo Stato Islamico, così come uno dei due cittadini egiziani arrestati in mattinata a Milano
© KEYSTONE (AP Photo/Martin Meissner)
Jenny Covelli
17.10.2023 19:30

L'autore dell'attentato nella scuola di Arras, nel nord della Francia, ha pubblicato un video prima di passare all'azione. Nel video pubblicato prima di entrare nella scuola Carnot-Gambetta, dove ha ucciso a coltellate un professore, Mohammed Mogouchkov rivendicava il suo gesto in nome dell'organizzazione dello Stato Islamico (ISIS). Abdesalem Lassoued, l'attentatore di Bruxelles – che ha ucciso due cittadini svedesi ed è stato neutralizzato questa mattina dalla polizia – ha rivendicato l'attacco in alcuni video postati sui social network, dicendo di ispirarsi allo Stato islamico (ISIS): «Ho vendicato i musulmani. Sono un Mujahid dello Stato Islamico, che vi piaccia o no. Viviamo per la nostra religione e moriamo per questa stessa religione». Due uomini con origini egiziane ritenuti responsabili di partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo e istigazione a delinquere con finalità di terrorismo sono stati arrestati stamattina a Milano nell'ambito di un'operazione antiterrorismo: erano «estremamente attivi nella propaganda e nel proselitismo digitali per conto dell'ISIS, mettendosi a disposizione dell'organizzazione terroristica e finanziando cause di sostegno del sedicente Stato islamico, al quale avrebbero prestato giuramento di appartenenza e di fedeltà». In Europa torna l'incubo terrorismo e si sente nuovamente nominare l'ISIS.

ISIS è la sigla di Islamic State of Iraq and Syria (Stato islamico dell'Iraq e della Siria), comunemente noto come Stato islamico. Si usa spesso IS, nome più breve e meno territorialmente circoscritto. In un libro del 2004 di Abu Bakr Naji era spiegata la strategia del giordano Abu Musab al-Zarqawi, che nel 2000 decise di fondare un suo gruppo con obiettivi diversi da quelli di Al Qaida (nata sull’idea di sviluppare una specie di legione straniera sunnita, che avrebbe dovuto difendere i territori abitati dai musulmani dall’occupazione occidentale, e responsabile degli attentati dell'11 settembre 2001): portare avanti una campagna di sabotaggi continui e costanti a siti turistici e centri economici di stati musulmani, per creare una rete di «regioni della violenza» in cui le forze statali si ritirassero sfinite dagli attacchi e in cui la popolazione locale si sottomettesse alle forze islamiste occupanti. Nel 2004 Zarqawi sancì la sua vicinanza con Al Qaida chiamando il suo gruppo Al Qaida in Iraq (AQI). Nell’aprile del 2013, AQI cambiò il suo nome in Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIS), dopo che la guerra in Siria gli diede nuove possibilità di espansione anche in quel territorio. Una delle caratteristiche distintive dell’offensiva dell’ISIS è la brutalità degli attacchi. La guerra dell’ISIS sembra una «guerra totale». L’idea era l’istituzione di un califfato che avrebbe portato alla purificazione del mondo musulmano. Proprio quella brutalità portò alla «separazione», nel 2014, dell’ISIS da Al Qaida.

La liberazione dei territori un tempo detenuti dai terroristi in Iraq e Siria è stata annunciata il 23 marzo 2019, dopo oltre quattro anni di azioni militari e civili. Nonostante sia stato dichiarato sconfitto militarmente in Siria e in Iraq, il gruppo terroristico non è stato sradicato né è stata messa la parola fine alla minaccia terroristica. Lo Stato Islamico continua a ispirare attacchi.

L’ideologia su cui si fonda l'ISIS è il ritorno a una dottrina islamica integralista, ritenuta più pura. Oltre a ciò, l'Occidente viene accusato di avere spaccato il mondo musulmano e di averne impedito uno sviluppo indipendente. L'obiettivo resta la creazione di un vero e proprio Paese in cui radunare i musulmani, riportandoli a un’interpretazione «più autentica» della legge islamica. L'organizzazione fa ampio uso di Internet per diffondere terrore tramite video di esecuzioni e per convincere i fedeli a sposare «la causa», dichiarando guerra agli «infedeli» e all’Occidente. A preoccupare sono proprio le «chiamate alle armi» che rischiano di riattivare «cellule dormienti», ma anche di provocare attentati da parte di cosiddetti «lupi solitari». Nonostante la perdita di territorio in Siria e Iraq, l’ISIS non ha infatti mai smesso di alimentare la propaganda. Che sul web incontra il migliore tra i terreni fertili per lo sviluppo dell’emulazione. L’ultimo rapporto sul terrorismo disponibile dell’Europol, l'agenzia dell’Unione europea per la cooperazione nell’attività di contrasto, menziona che all’interno dei confini europei nel 2021 sono stati eseguiti 260 arresti per reati jihadisti, compiuti da giovani con un’età media di 33 anni.

Una spinta da Hamas?

A preoccupare, negli ultimi dieci giorni, è pure «la chiamata alle armi» del leader di Hamas, Ismail Haniyeh. Nel discorso con cui sabato 7 ottobre ha lanciato l’operazione Alluvione Al-Aqsa sono presenti molti elementi propagandistici della jihad fondamentalista: «È la battaglia dell’intera comunità arabo-musulmana», ha detto, «invito tutti i figli di questa comunità, ovunque si trovino nel mondo, a unirsi a questa battaglia, ciascuno a modo suo, senza indugi e senza voltare le spalle». Il leader di Hamas ha citato sette volte i versetti del Corano e ha ribadito più volte l’importanza di difendere – anche a costo di diventare martiri – il luogo sacro della spianata delle moschee.

Lo scorso giovedì l'Iran ha lanciato un appello all'unità dei Paesi arabi e musulmani contro Israele, raccolto subito dal padrone di Damasco Bashar al Assad che ha evocato «un'azione rapida» del mondo islamico per fermare i raid sulla Striscia di Gaza. Poche ore dopo, da Doha, era sceso in campo anche Khaled Meshaal, l'ex capo politico di Hamas detronizzato nel 2017 da Ismail Haniyeh: «È necessario andare nelle piazze del mondo arabo e islamico venerdì. Per tutti coloro che insegnano e imparano il jihad, questo è il momento per l'applicazione delle teorie». Battezzando le manifestazioni «The Friday of the Al-Aqsa Flood», ha esortato a trasformare venerdì in un «giorno di sacrificio ed eroismo». Discorsi che potrebbero rappresentare una spinta, soprattutto emotiva, per molti aderenti all’estremismo radicalizzato.

ISIS e Al Qaida sono vietati in Svizzera

La Confederazione ha una Legge federale (del 12 dicembre 2014) che vieta i gruppi Al Qaïda e Stato islamico nonché le organizzazioni associate. Chiunque partecipa sul territorio svizzero a uno dei gruppi o a una delle organizzazioni vietati, mette a disposizione risorse umane o materiale, organizza azioni propagandistiche a loro sostegno o a sostegno dei loro obiettivi, recluta adepti o promuove in altro modo le loro attività, è punito con una pena detentiva sino a cinque anni o con una pena pecuniaria. Così come è punibile chi commette il reato all’estero, se è arrestato in Svizzera e non è estradato. Secondo l'art. 260 ter del Codice penale, è punito con una pena detentiva sino a dieci anni o con una pena pecuniaria chiunque partecipa a un’organizzazione che ha lo scopo di commettere atti di violenza criminali o di arricchirsi con mezzi criminali, o commettere atti di violenza criminali volti a intimidire la popolazione o a costringere uno Stato o un’organizzazione internazionale a fare o ad omettere un atto; o sostiene una tale organizzazione nella sua attività.

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