“Da Philipp Plein ho perso 8 chili e mezzo”

LUGANO - "Lavorare per Philipp Plein è stato un incubo". Inizia così la testimonianza – che aggiunge nuovi particolari a quanto già raccontato da un'altra ex impiegata – di un ex dipendente dell'azienda dello stilista tedesco con sede a Lugano. Questa volta però si tratta di un professionista che da Plein ha lavorato con alte responsabilità, occupandosi di una settantina di negozi in giro per il mondo. "In un anno sotto le sue dipendenze ho perso 8 chili e mezzo per lo stress" racconta Paolo (nome di fantasia, quello reale è noto alla redazione), "ero piegato ai suoi servigi giorno e notte: lui chiamava e io dovevo correre".
Molti sono gli episodi che, secondo Paolo, danno prova del "delirio d'onnipotenza" dello stilista tedesco. "Una sera mi ha chiamato dicendomi di raggiungerlo per cena, pensavo intendesse a Milano e invece mi ha ordinato di recarmi nella sua casa a Cannes – racconta il nostro interlocutore -, dove abbiamo fatto una riunione fino alle 2 del mattino. Pensavo mi facesse rimanere lì a dormire e invece mi ha rimandato a Lugano dicendo che aveva bisogno di me in ufficio la mattina dopo. Un'altra volta, invece, ho dovuto guidare per 1400 chilometri in una notte: da Lugano a Fulda (ndr. in Germania) e ritorno per una riunione".
Anche i toni usati da Plein con i propri dipendenti - stando al nostro interlocutore - sembrerebbero tutt'altro che pacati. "Insulti e offese erano all'ordine del giorno - racconta Paolo - soprattutto nei confronti dei dipendenti più giovani: Philipp li intimoriva, si comportava come un despota". Anche i licenziamenti improvvisi sembrerebbero essere all'ordine del giorno: "Quando lavoravo lì ho visto un ricambio del personale del 90%, molti dei dipendenti più grandi di età scappavano anche solo dopo una settimana. Per i più giovani, invece, è più difficile, sbavano per poter lavorare lì e accettano qualunque condizione", continua Paolo. "Un giorno mi è capitato di essere licenziato e riassunto lo stesso giorno: una situazione surreale".
Quando Paolo ha dato le dimissioni, dopo un anno di lavoro, dice di essersi trovato "con trenta giorni di ferie non godute" e racconta come il suo gesto di lasciare l'azienda avrebbe fatto "infuriare" Plein, al punto da spingerlo "a licenziare all'improvviso altre tre persone".
"Ora lavoro per un'altra azienda - conclude Paolo - ho ripreso quei chili persi e sto bene: finalmente ho una vita".
Lo stilista tedesco, dal canto suo, in un'intervista rilasciata al Corriere del Ticino due giorni fa ha respinto fermamente le voci sulla presunta mancanza del rispetto della Legge sul lavoro nella sua azienda. "Non siamo certo degli schiavisti - ha detto Plein - offriamo un ambiente di lavoro assolutamente nei limiti della legge e quindi rigettiamo queste voci su di noi". Parlando del lavoro prolungato fino a tarda sera, il designer ha anche spiegato come nel mondo della moda "bisogna essere flessibili. È chiaro che quando non c'è necessità il turno lavorativo finisce alle 18 ma, se ad esempio c'è da finire una collezione, le tempistiche di lavoro si allungano". Infine, lo stilista ha anche specificato che, dopo un turno lungo, ai dipendenti viene data la possibilità "di riposarsi".