Dai ceceni a Wagner, ma chi combatte in Ucraina?

Mercenari, separatisti delle autoproclamate Repubbliche Popolari di Donetsk e Luhansk e milizie dell’estrema destra. La guerra in Ucraina non è combattuta solo dalle truppe regolari di Mosca e di Kiev ma anche da forze paramilitari cui spetta spesso il lavoro più sporco. Ma quali sono, esattamente, le principali forze irregolari presenti sul campo?
I separatisti russi
Partiamo proprio dai separatisti russi, i quali prima dell’invasione dell’esercito russo hanno gettato benzina sul fuoco nel Donbass. Stando alla CNN e alla Reuters si tratta di milizie composte da oltre 35.000 uomini, 20.000 appartenenti alla Repubblica di Donetsk e 15.000 alla Repubblica di Lugansk. Si tratta di forze organizzate e ben equipaggiate. Dispongono infatti di un centinaio di carri armati T-64 e T-72, artiglieria, unità di forze speciali, armi antiaeree e attrezzatura per la guerra elettronica.

Il gruppo Wagner
Stando al Times di Londra, oltre 400 mercenari russi del gruppo paramilitare Wagner sono entrati in Ucraina con la missione di assassinare il presidente Volodymyr Zelensky e altri membri di spicco del suo Governo. Questi miliziani sarebbero stati fatti rientrare più di un mese fa da una missione in Africa. Mosca ha sempre smentito di aver assoldato simili armate o paramilitari ma secondo diversi report, citati dalle agenzie stampa, ci sono tutti i segnali che questo sta effettivamente accadendo.
Il gruppo Wagner è un’organizzazione paramilitare russa che ha iniziato ad operare nel 2014, durante l’occupazione russa della Crimea, in Siria – a sostegno del regime di Bashar al Assad, alleato del Cremlino –, in Sudan, Mali e Repubblica Centrafricana. Più recentemente, riferisce il quotidiano La Repubblica, la loro presenza è stata accertata più volte anche nelle regioni di Lugansk e Donetsk da anni occupate da milizie filorusse. Secondo alcuni report si tratta di una compagnia militare privata, al pari della Academi statunitense (più conosciuta con il vecchio nome di Blackwater), mentre per il New York Times, sarebbe un’unità dipendente del Ministero della Difesa russo oppure dei servizi di informazione delle forze armate (GRU). Si ritiene inoltre che il gruppo sia di proprietà di Evgenij Prigožin, un uomo d’affari con stretti legami con il presidente russo Vladimir Putin.

I ceceni
Un aiuto alle forze russe sarebbe stato fornito anche da uno squadrone di miliziani ceceni legati Ramzan Kadyrov, delfino di Putin. «È venuto il momento di lanciare un’operazione su larga scala in tutte le direzioni e i territori dell’Ucraina», ha detto su Telegram, mentre sui social sono stati pubblicati i video della brigata cecena diretta verso Kiev. Le milizie cecene sono state inquadrate nella Guardia nazionale, ma in ogni caso il loro numero è relativamente insignificante. Va in ogni caso segnalato che in Ucraina opera anche un battaglione del gruppo «Sheikh Mansour», ossia ceceni separatisti nemici giurati di Mosca. Le due milizie, riferisce La Stampa, hanno combattuto l’una contro l’altra in territorio ucraino.

Le milizie ucraine
Sull’altro fronte, la direttrice del Search International Terrorist Entities Intelligence Group (SITE), Rita Katz, citata dal New York Times, ha affermato che diversi gruppi europei di estrema destra avrebbero manifestato l’intenzione di raggiungere l’Ucraina e combattere contro i russi. L’unità ucraina fortemente legata all’estrema destra è il battaglione Azov. Nato nel maggio del 2014 a Mariupol, per opera di Andriy Biletsky – noto anche come il «Fuhrer bianco» – era inizialmente una milizia irregolare composta da ultras neonazisti che combattevano contro i ribelli ucraini filorussi. Cinque mesi dopo, è stato inquadrato nella Guardia nazionale (al pari di molte altre milizie locali) e oggi l’Azov è un reggimento di forze speciali che combatte sotto insegne che ricordano gli emblemi delle SS (in particolare lo stemma fa riferimento al Wolfsangel) e oggi è dotati di carri armati T-64 e T-72 e di artiglieria.
