Criptovalute

Dai fondi alle «miniere»: ecco il patto fra Città e Tether

Vediamo cosa prevede il protocollo d'intesa non vincolante firmato dal Comune e dall'azienda - Uno dei punti riguarda la collaborazione con USI e SUPSI - Il sindaco: «Ci stiamo lavorando, sono interessate»
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Giuliano Gasperi
04.04.2022 06:00

Si chiama «Mou» e non c’entra niente con le famose caramelle. «Mou» sta per Memorandum of understanding, protocollo d’intesa, ed è il documento che definisce la collaborazione fra la Città e l’azienda Tether per la promozione delle criptovalute (monete virtuali) e delle blockchain (registro digitale per catalogare e scambiare beni). L’accordo, che per sua natura non è vincolante, è stato al centro di non poche discussioni finora. Secondo alcuni Lugano starebbe correndo un rischio, perlomeno a livello d’immagine, ad addentrarsi in un settore ancora poco regolamentato e a farlo al fianco di Tether, un’azienda che negli Stati Uniti è stata sanzionata per la mancanza di garanzie sulle coperture della sua criptovaluta.

Ci sono stati degli atti politici in merito e il sindaco Michele Foletti, caricandosi sulle spalle tutta la responsabilità dell’operazione, ha risposto che «chi ha trovato soluzioni con la giustizia di ogni Paese (Tether ha scelto un patteggiamento senza ammissione di colpa, ndr) può essere un partner affidabile» e che questo progetto, per Lugano, è una grande opportunità. Se ne parlerà ancora a lungo. Per questo ci è sembrato utile ripercorrere i punti principali del Memorandum, in particolare le iniziative che la Città e Tether porteranno avanti insieme.

Tre milioni, poi cento
Nove iniziative, per la precisione. Cominciamo dal «promuovere la conoscenza della blockchain, dei bitcoin e delle stablecoins, anche collaborando con le istituzioni accademiche locali e i centri di ricerca». In questo caso l’idea è proporre una formazione specifica dedicata a professionisti e studenti d’informatica, ma l’accordo con le università è ancora da costruire. «Stiamo lavorando con USI e SUPSI – fa sapere Foletti – hanno mostrato interesse per il progetto».

C’è poi l’intenzione di «creare a Lugano un terreno fertile per le start-up attive nel settore, ad esempio mettendo a disposizione uffici e altri spazi comunali per piccoli eventi e riunioni e facilitando l’accesso ai servizi alle aziende che arrivano in città».

L’accordo tocca anche questioni finanziarie e prevede la «creazione di un fondo, sostenuto dalle parti e da un consorzio di aziende, per offrire prestiti e possibilità d’investimento alle start-up che realizzano sistemi basati sulla tecnologia blockchain». Un fondo da 3 milioni di franchi a cui la Città, come chiarito dal sindaco, non contribuirà finanziariamente. Stesso discorso per un altro fondo, da 100 milioni di franchi, che verrà creato in un secondo momento da una terza società e che sarà oggetto di un protocollo a sé. Quello con Tether, restando in ambito finanziario, contempla anche «la ricerca di soluzioni per facilitare l’accesso ai crediti, come quelle peer to peer (paritarie, senza l’intermediazione di banche, ndr)».

L’accordo parla anche di eventi dedicati alla blockchain e alle criptovalute. «Il primo avrà luogo dal 27 al 29 ottobre 2022 a Lugano».

Calcoli molto complessi
Lugano e Tether si sono impegnate a «valutare la fattibilità d’implementare soluzioni di mining di bitcoin utilizzando l’energia verde locale». Mining? Si tratta di un metodo per generare criptovalute e verificare la legittimità delle transazioni effettuate. Il tutto tramite una serie di calcoli molto complessi e costosi; finanziariamente e a livello di consumo energetico. È un mondo nuovo e sconosciuto ai più: una vera «miniera» in cui la Città sta entrando. Troverà l’oro?

Torniamo al Memorandum, coi suoi ultimi tre punti: «Promuovere Lugano come un luogo attrattivo per le aziende e i professionisti del settore sottolineando le condizioni favorevoli esistenti e l’elevata qualità di vita», «partecipare alla 3Achain, cioè il progetto di blockchain già avviato dalla Città, portando nuove conoscenze» (questo evidentemente impegna Tether) e «favorire lo sviluppo di soluzioni tecnologiche basate sulla blockchain per l’amministrazione pubblica, usando Lugano come caso di studio per poi applicare il modello in altri contesti».