Dal «batti le mani» a «Lizzie's in a box», i tifosi antimonarchici imbarazzano club e tv
![](https://naxos-cdn01.gruppocdt.ch/cdt/stories/2022/09/19/1920x1080/ff2e3acd-f06e-4727-9029-c6593508714c.jpeg)
Del Celtic e del comportamento non proprio irreprensibile dei suoi tifosi avevamo scritto giorni fa, ricordando lo striscione «F..k The Crown» esposto in Champions League. Nel fine settimana, i nostri «eroi» ci sono ricascati. In campionato, contro il St Mirren. Hanno mostrato altri striscioni antimonarchici e, nel bailamme generale, intonato cori a tema. Cori, manco a dirlo, tutto fuorché edificanti.
Sky Sports, nel frattempo, si è scusata. È stata la seconda emittente televisiva britannica a farlo, dopo BT Sport che, pure in diretta, fra l’imbarazzo e la vergogna aveva preso le distanze dalle immagini mostrate. Sky, dicevamo, ha espresso rammarico per lo striscione «se odi la famiglia reale, batti le mani» esposto durante il minuto di raccoglimento per onorare Elisabetta II, domenica, e mostrato ai telespettatori del Regno Unito.
Sky, d’altronde, aveva abbassato i microfoni direzionali nel timore, fondato, che i fischi potessero prendere il sopravvento durante il citato minuto. Lo stesso St Mirren aveva rinunciato a omaggiare Elisabetta con un più consono silenzio, optando per gli applausi. Il Celtic, alla fine, ha perso 2-0.
Le scuse del commentatore
Dopo gli applausi del St Mirren Park, il commentatore di Sky, Ian Crocker, si è scusato per quanto mostrato e, ancora, per quanto è stato sentito a casa. Scuse, citiamo, «per qualcosa che potreste aver sentito». La maggior parte delle persone «ha mostrato rispetto». Altre, invece, no.
Il Celtic sta già affrontando un’indagine UEFA per quanto successo la settimana scorsa contro lo Shakhtar Donetsk; ora, potrebbe avere problemi con la Federcalcio scozzese.
Il Celtic, ma non solo
Il Celtic, va detto, non ha rappresentato l’eccezione. Una parte dei tifosi del Dundee United, ad esempio, ha suscitato altrettanta indignazione sabato ad Ibrox, la casa dei Rangers, club storicamente protestante e lealista, per aver rumoreggiato durante il minuto di silenzio in memoria di Elisabetta II.
I Rangers, per motivi differenti, hanno pure apertamente sfidato l’UEFA avendo suonato l’inno britannico prima della partita di Champions League contro il Napoli. L’organo di governo del calcio europeo aveva vietato la riproduzione di qualsiasi brano che non fosse la «musichetta» della competizione. Sabato, gli stessi Rangers hanno organizzato altre commemorazioni per la sovrana. Ma il momento è stato rovinato da alcuni tifosi ospiti, i quali avrebbero pure intonato un coro piuttosto macabro: «Lizzie’s in a box», un chiaro riferimento alla morte di Elisabetta.
Le parole di Colak
Il comportamento dei tifosi del Dundee, va da sé, non è passato inosservato. Anche in campo, se pensiamo al gesto di Antonio Colak, attaccante dei Rangers, dopo il suo primo gol: dito verso la bocca davanti al settore ospiti, come a voler dire «state zitti».
«A inizio partita – ha chiarito poi Colak – siamo stati in silenzio e il perché lo sapevamo tutti, è una questione di rispetto. Tutto il pubblico, parliamo di 50 mila persone, ha mostrato rispetto. Ad eccezione di alcune persone».
La scorsa settimana, anche i tifosi dello Shamrock, in Irlanda, hanno intonato una canzone antimonarchica. Provocando indignazione, di nuovo, e una forte presa di posizione del club.
Una nota, ma nessuna scusa
Il Dundee United, preso atto di quanto successo, ha rilasciato una nota. Stigmatizzando le azioni «di una piccola parte della tifoseria» che ha scelto di non rispettare il minuto di silenzio. Nessuna scusa ufficiale, solo un’aggiunta: i tifosi erano stati avvisati dalla società, nella speranza che rispettassero l’omaggio a Elisabetta.
Per i Rangers si trattava della prima partita casalinga dopo la morte della sovrana. Anche la copertina del match programme, vera e propria bibbia per i tifosi, è stata dedicata alla sovrana.