Dal fondale spunta un sottomarino tedesco del Terzo Reich
Il passato riemerge dal fondale marino al largo di Necochea, in Argentina. A quattro chilometri dalla costa, e a 28 metri di profondità, ecco una testimonianza della Seconda guerra mondiale: un sottomarino tedesco, affondato in maniera deliberata nel 1945, proprio negli ultimi giorni del grande conflitto. La conferma arriva da un esperto di sommergibili italiano, Fabio Bisciotti. La «firma» sulla perizia l'ha messa lui.
Il relitto era stato scoperto qualche mese fa, a una buona distanza dalle spiagge Costa Bonita e Arenas Verdes a Buenos Aires, appunto, nei pressi di Necochea, nella provincia sud-occidentale di Buenos Aires. E oggi si scopre che si tratta di un'imbarcazione della Kriegsmarine tedesca. Secondo le informazioni rilasciate dall'organizzazione «Eslabón Perdido», si tratterebbe di un U-Boot di tipo VII o IX. Di tutt'altro parere la Prefettura navale argentina: le condizioni dei resti, la scarsa visibilità e l’accumulo di sedimenti, non permettono, senza ulteriori accertamenti in fondo al mare, di arrivare a risposte più concrete e definitive.
Ma nel frattempo la notizia ha fatto il giro del mondo. Anche perché rivela un ulteriore tassello nascosto della Storia. La fuga dei nazisti (soprattutto quelli più in vista) verso l'America del Sud, subito dopo la disfatta del Terzo Reich.
«Ci sono rapporti dell'epoca che parlano di uno sbarco di gerarchi nazisti nella zona», ha dichiarato lo storico e ricercatore Abel Basti in una trasmissione andata in onda su Radio Rivadavia. Autore di numerosi libri sul tema, guida l'associazione «Eslabón Perdido», un gruppo di volontari che cerca di scoprire gli scafi dei sottomarini nazisti affondati. Imbarcazioni ad alte prestazioni e punta di diamante dell'esercito nazista, sfruttati in gran segreto, verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, per raggiungere silenziosamente la «salvezza» dei nazisti riusciti a scappare.
Questi «gioielli» tecnologici dell'epoca, poi, furono affondati per coprire le tracce del loro arrivo.
Secondo l'esperto Bisciotti, il fatto di lasciarli silenziosamente affondare era una pratica comune quando l'equipaggio di una nave, o in questo caso di un sottomarino, si arrendeva o abbandonava le postazioni. «Nell'inverno del 1945, il commissario di Necochea ricevette una segnalazione di sbarchi nella zona. Una volta sul posto, notò che c'erano impronte provenienti dal mare. E tracce di pneumatici», ha aggiunto Basti.


Gli esperti: «È un U-Boot»
L'esperto italiano ha indicato che lo scafo è «semisepolto, con un alto grado di degradazione, successiva alla sua esplosione» e ha aggiunto che «nelle foto spiccano alcuni dettagli che possono essere confrontati con le strutture che rappresentano lo scheletro di un U-Boot», termine che significa «Unterseeboot», letteralmente «battello sottomarino». In particolare, il periscopio è stato uno dei principali elementi di identificazione.
Ma gli investigatori hanno anche individuato i tratti del corpo caratteristici del modello VII o IX, notando «la forma distintiva attribuibile al deflettore di una torretta». I resti della nave sono stati sparsi in un'area di circa 80 metri per 10.



Un'operazione congiunta
«Dopo questa nostra indagine, siamo sicuri che il relitto è compatibile con quello di un sottomarino e non di una nave convenzionale», ha ribadito Carlos Palotta, uno dei collaboratori del gruppo. Le migliori immagini a disposizione sono quelle della Guardia Costiera argentina, che ha utilizzato un veicolo telecomandato per fotografare e filmare il relitto. All'operazione ha preso parte anche la squadra dei sommozzatori.


Teorie e ricostruzioni
Secondo una serie di ricostruzioni e teorie degli storici, sostenute anche da Abel Basti, sono molti i documenti storici che raccontano della fuga di numerosi ufficiali nazisti su queste navi, già dalle prime avvisaglie di una sicura vittoria degli Alleati nella Seconda Guerra Mondiale. La meta più popolare tra i fuggitivi era l'Argentina, scelta come rifugio temporaneo o permanente.
Ma non è tutto. Sì, perché le teorie si spingono (molto) oltre. Alcuni esperti sostengono addirittura che anche Adolf Hitler sia riuscito a fuggire in Argentina, contrariamente alla versione dei fatti ampiamente accettata, secondo la quale il capo nazista si sarebbe suicidato in Germania insieme alla sua compagna, Eva Braun, quando l'esito della guerra era ormai inevitabile.
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