Solidarietà

Dal Ticino, un sogno in costruzione: una nuova scuola nel cuore del Kenya

Elisa Beretta, 24.enne di Gordevio, ha fondato CIEL Kenya: «Alla St. Peter's Berry Junior Secondary School accoglieremo bambini e ragazzi, dando loro accesso all'istruzione»
Sara Fantoni
22.02.2024 17:00

Condivisione, impronta, educazione e luce. Sono questi i valori che formano l’acronimo di CIEL Kenya, un’associazione nata nel 2022 con l’obiettivo principale di costruire una nuova scuola in Kenya, in provincia di Dundori. Ancora minorenne, la fondatrice dell’associazione parte nel 2017 per vivere un’esperienza di volontariato proprio in quella zona. In seguito al crollo di una diga che ha reso orfani diversi bambini, comincia a crescere in lei il desiderio di costruire per loro una nuova scuola. Dal sogno all’ideazione e dall’ideazione alla concretizzazione: questo l’obiettivo. È così che nel luglio 2022 viene posta la prima pietra simbolica che dà inizio ai lavori di costruzione della «St. Peter's Berry Junior Secondary School». La fondatrice, Elisa Beretta, 24.enne di Gordevio, racconta al CdT il progetto di CIEL Kenya e i suoi sviluppi.  

Una notte può bastare per dare vita a un progetto?

«In seguito alle mie esperienze di volontariato in Kenya – racconta Elisa –, ho fatto un sogno particolare. Mi trovavo a passeggiare allegramente assieme ad alcuni bambini del luogo, quando all’improvviso mi si para davanti un cancello con la scritta "Berry School". Berry, derivato da Beretta, è il soprannome della mia famiglia. Una volta sveglia, il sogno ha continuato ad accompagnarmi nelle mie giornate». Affiancata da suor Rose, originaria del Kenya, Elisa ha iniziato dunque a cercare i fondi per progettare e costruire la scuola. Con lo scopo di fornire alloggio e istruzione ai ragazzi, si è sviluppato il progetto di quella che sarà la St. Peter's Berry Junior Secondary School. Corrispondente alla nostra scuola media, questo istituto ospiterà giovani, salvo eccezioni, fra gli undici e i quindici anni.

«Ad un certo punto mi sono resa conto che il progetto aveva bisogno di essere più conosciuto per potersi realizzare – prosegue la giovane ticinese –. Da privato è difficile guadagnarsi la fiducia necessaria per raggiungere tante persone, perciò è nata CIEL Kenya». Gli obiettivi che si propone l’associazione non si limitano alla, già impegnativa, dedizione alla costruzione della scuola, ma comprendono anche la possibilità di svolgere del volontariato in loco (al momento sospesa per concentrarsi sull'edificazione della struttura) e di adottare un bambino a distanza, per dargli l’opportunità di ricevere un’istruzione.

Ma il sogno di una notte non basta per far fiorire un progetto di questo tipo. «È necessaria tanta dedizione per organizzarsi, pensare e mettere tutto in pratica. Non sempre è facile stare dietro a tutto, ma intraprendere questo percorso è un’emozione davvero grande. Credere in ciò che si sta facendo è la chiave per realizzarlo», aggiunge Elisa con determinazione. Ma non nega le difficoltà. In particolare, trovare persone che si dedichino al progetto come volontari. «Deve essere quasi una vocazione donarsi così a una causa. Con le diverse crisi che stiamo vivendo anche qui, non è scontato impegnarsi, ma il nostro team è determinato». La fondatrice di CIEL Kenya sceglie di guardare il bicchiere mezzo pieno: «Bisogna lanciarsi, avere fiducia in ciò che si sta realizzando e guardare a ciò che siamo riusciti a fare fino ad ora». 

Cosa è stato possibile realizzare fino ad ora?

Già prima dell’istituzionalizzazione dell’associazione, Elisa è riuscita ad aiutare il villaggio che l’ha adottata, finanziando l’acquisto di due serbatoi per l’acqua piovana, acquistando sedie e banchi per una scuola e letti per un dormitorio. Oltre ad aver sostenuto la retta scolastica e tutto l’occorrente per permettere ad alcuni bambini di frequentare la scuola, ha contribuito all’apertura di un commercio familiare che ora si finanzia autonomamente.

Ad oggi, grazie ai fondi che l’associazione è riuscita a raccogliere, la prima fase della costruzione sta per essere ultimata. «È complesso e stimolante al tempo stesso cooperare con le persone del luogo per questa costruzione, sia per i limiti culturali che siamo spinti a comprendere e accogliere, sia per difficoltà maggiori». In questo senso, a causa delle forti piogge, non è stato possibile concludere la prima fase di costruzione a gennaio, come l’associazione si era prefissata. «L’obiettivo – ci spiega ancora Elisa – era quello di dare la possibilità agli alunni di cominciare questo semestre nella nuova scuola, ma ciò non è stato possibile. Ciononostante, non ci siamo arresi». La soluzione? In accordo con il governo keniano, è stato deciso che ai futuri alunni sarà concessa la possibilità di proseguire le lezioni nelle aule di un’altra scuola, in modo da non perdere un semestre di studio. Quando i bagni, le aule e la cucina ora in costruzione saranno ultimati, gli studenti potranno finalmente spostarsi nella nuova St. Peter's Berry Junior Secondary School. Una volta completati anche i dormitori, si trasferiranno definitivamente nella nuova scuola. «Anche se l’inaugurazione ufficiale della scuola dipenderà soprattutto dai fondi che riusciremo a raccogliere, questa modalità permette al progetto di procedere».

L’idea dell’associazione è che in futuro la scuola possa essere autosufficiente grazie alle rette degli allievi, le quali saranno inferiori rispetto alla media per consentire un’istruzione al maggior numero di bambini possibile. «Queste consentiranno principalmente di pagare il salario dei docenti, del direttore, il materiale scolastico e i pasti. Tutto ciò, chiaramente, sotto la continua supervisione e il sostegno di CIEL Kenya».

Dalla marmellata di castagne ticinese alla scuola in Kenya

Fino a quel momento c’è però ancora molto da fare e la fondatrice dell’associazione è determinata ad affrontare tutti i possibili ostacoli. «Siamo davvero felici di quello che abbiamo raggiunto finora, ma come associazione ci rendiamo anche conto di come sia sempre più difficile raccogliere i mezzi economici necessari per ultimare la scuola». Sarà dunque questa la prossima sfida per i membri di CIEL Kenya.

Fino ad oggi è stato possibile raccogliere il capitale necessario nei modi più disparati. Elisa ci racconta di una signora che sceglie di devolvere il guadagno della vendita delle sue castagne e delle sue marmellate all’associazione. Può sembrare poco, eppure nel 2023 il ricavato è stato di quasi 1.000 franchi. La fondatrice menziona anche persone che scelgono di offrire loro ciò che ricevono per le festività. Sul sito leggiamo, ad esempio, di una coppia di sposi che ha scelto CIEL Kenya come destinataria dei doni di nozze. «Oltre agli eventi ai quali partecipiamo o che organizziamo, oltre ai prodotti artigianali che vendiamo e che si trovano sulla nostra pagina Instagram (@cielkenya) o sul nostro sito web, ci sono tantissimi modi per sostenerci. Ogni aiuto è valido e noi siamo grati a tutti» dichiara la responsabile. Che sia del tempo per partecipare alle bancarelle come venditori volontari o acquirenti, che sia per entrare a far parte dell’associazione o per proporre eventi, concerti o idee di qualsiasi genere, ogni piccolo sostegno è ciò che finora ha portato il progetto a crescere e a porre le fondamenta per il futuro di diversi bambini e ragazzi keniani. «Cosa ci riserva il futuro? Ciò di cui siamo certi – chiosa Elisa Beretta – è che desideriamo portare i valori di CIEL Kenya a tutti coloro che ci sostengono e ai ragazzi che stiamo aiutando».