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Dalla caffeina al Novichok: ecco le sostanze nervine

Se assunte con moderazione alcune sono tonificanti per il sistema nervoso - Quelle più tossiche vengono invece utilizzate per uccidere senza lasciare scampo
La sanificazione dell’area di Salisbury dove nel 2018 erano stati avvelenati l’ex agente e doppiogiochista russo Sergei Skripal e la figlia Yulia. © EPA/Will Oliver
Red. Corrierepiù
12.09.2020 06:00

La vicenda che suo malgrado vede protagonista Alexei Navalny – blogger, politico e oppositore del presidente russo Vladimir Putin – ha riacceso i riflettori sulle sostanze create e utilizzate per uccidere senza lasciare scampo. E possibilmente senza lasciare tracce, se non infinitesimali residui, difficilmente rilevabili. Quelle nervine di norma uccidono senza pietà e se il caso vuole che si riesca a sopravvivere, spesso le vittime hanno a che fare con danni permanenti più o meno estesi.

Ci sono anche quelle buone
Le sostanze nervine sono anche buone, hanno effetti benefici, purché non se ne abusi. Alimentandoci ne assumiamo ogni giorno: la caffeina col caffè o il tè e la teobromina con i prodotti a base di cacao, per esempio. In generale hanno un effetto tonico e stimolante sul sistema nervoso e dunque possono influenzare anche le attitudini psichiche.

Esagerando con l’assunzione di alimenti che le contengono si va però incontro a effetti che di salutare non hanno più molto. Tremori, tachicardia e aumento della pressione sanguigna sono quelli principali. Insomma, in medio stat virtus, l’ideale è di rimanere sui binari di equilibrio e moderazione.

Quando il discorso è ben altro
Ben altro è il discorso con i composti nervini cattivi, a iniziare dagli omonimi gas che hanno una spiccata capacità anticolinesterasica, ossia di alterare la trasmissione degli impulsi nervosi. Online è spiegato bene su treccani.it, dove si annota pure che queste sostanze provocano innanzitutto tremori muscolari, eccitamento, convulsioni.

Sono letali in dosi assorbite dell’ordine di 0,05 milligrammi per ogni chilo di massa corporea e agiscono sia per inalazione sia per via cutanea. Ne basta quindi un niente per spedire una persona all’altro mondo, poiché l’effetto ultimo è un irrimediabile arresto cardiaco e respiratorio, essendo andato in tilt il sistema nervoso.

Il temibile «ultimo arrivato»
Alexei Navalny, ora ricoverato in Germania, è stato avvelenato, come riferito dal Governo tedesco. Il pensiero di molti, non appena si era saputo che Navalny in patria era stato vittima di un severo malore, era andato subito al Novichok. Ovvero l’«ultimo arrivato», traducendo dal russo.

Il Novichok appartiene a una famiglia di agenti nervini che è stata sviluppata a partire dagli anni Settanta dello scorso secolo in quella che era l’Unione Sovietica. I Novichok di norma sono agenti binari che diventano tossici miscelando i loro precursori contenuti in compartimenti separati. I precursori sono sostanze meno pericolose del prodotto finale a cui danno vita, così che sono più sicuri da maneggiare e stoccare (ww.bbc.co.uk).
La morte colpisce a Salisbury

Nel 2018 il Novichok era stato utilizzato nella città inglese di Salisbury per mettere a tacere l’ex agente segreto e doppiogiochista russo Sergei Skripal e la figlia Yulia. Ricoverati in ospedale in gravi condizioni, entrambi l’avevano scampata. Non così, in vece, Dawn Sturgess, 44.enne madre di tre figli che era morta dopo essere entrata fortuitamente in contatto – unitamente al marito Charlie Rowley – con residui della sostanza utilizzata contro gli Skripal.

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