25 novembre

Dalla Cina all'Europa, tutti in piazza per le donne

Un grido comune, che questa volta supera le divisioni a tratti stereotipate tra Est e Ovest, tra Nord e Sud del mondo
© KEYTONE (AP Photo/Luca Bruno)
Ats
25.11.2023 18:29

In piazza, per fare rumore, nella Giornata per l'eliminazione della violenza contro le donne (Day for the Elimination of Violence Against Women) designata dall'Assemblea Generale dell'Onu nel 2000. Oltre due decenni dopo si registrano quasi 89.000 donne uccise nel mondo: la cifra è relativa al 2022, il numero più alto emerso in vent'anni. E secondo la ricerca dell'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (Unodc) e Un Women che traccia questo scenario, l'aumento dei femminicidi si è verificato nonostante un calo del numero complessivo di uccisioni.

La tensione è altissima in Italia sull'onda di drammatici fatti di cronaca, il più recente la morte di Giulia Cecchettin per mano dell'ex fidanzato Filippo Turetta, ma la mobilitazione viaggia attraverso molte piazze d'Europa e del mondo, mentre non mancano i momenti di tensione: a Istanbul la polizia in tenuta anti sommossa ha interrotto la marcia di qualche centinaio di attiviste partita dal quartiere di Mecidiyekoy verso la centrale piazza Taksim, già da ieri completamente transennata. Mentre per decisione della prefettura della città, nella giornata di oggi sono rimaste chiuse le fermate della metropolitana nei quartieri più centrali, sorvegliati da molti agenti di polizia.

Un episodio che non zittisce però quello che sembra sollevarsi come un grido comune, e che questa volta supera le divisioni a tratti stereotipate tra Est e Ovest, tra Nord e Sud del mondo. Così in Cina, in occasione di questo 25 novembre, la Corte Suprema ribadisce il pieno impegno per la «tolleranza zero» verso la violenza domestica. E con qualche novità di non poco conto, stando ai media locali, secondo cui i tribunali cinesi hanno fatto un passo avanti nello specificare che, sulla base della più recente giurisprudenza, oltre agli abusi fisici anche «i danni psicologici» devono essere considerati violenza domestica.

Dall'estremo oriente al Nord Africa, l'impegno sembra accorciare le distanza, con il ministero tunisino della Famiglia e delle Donne che aderisce alla campagna internazionale Sedici giorni di attivismo contro la violenza sulle donne, con una serie di iniziative in corso e che culmineranno nella Giornata mondiale per i diritti umani il 10 dicembre. Tra queste il flash mob con cui al Palazzo dei Congressi di Tunisi è stato messo in scena un tribunale fittizio in cui attori e attrici che ricostruiscono i casi di donne morte per femminicidio.

Alla stessa campagna internazionale ha aderito anche l'India, dove si sottolinea che la violenza di genere passa anche per i matrimoni precoci, la richiesta della dote, l'allontanamento delle vedove, la discriminazione verso le bambine nelle scuole, le vendette sulle vittime di stupro che osano denunciare. Tra le iniziative più originali la passeggiata notturna di piccoli gruppi di donne a Delhi, da mezzanotte e senza scorta, nelle strade scarsamente illuminate di vari quartieri della metropoli.

In Europa le piazze si riempiono di cortei, slogan e striscioni mentre la presidente della commissione Ue Ursula Von der Leyen evoca la necessità di «varare la prima legge Ue per combattere la violenza contro le donne». Così a Madrid sono state indette due manifestazioni, una per la mattinata e una di sera, mentre numerose sono le mobilitazioni simili in diverse città di tutta la Spagna. A Parigi diverse migliaia di persone hanno sfilato da place de la Nation a République. «La persistenza della violenza contro le donne non è una fatalità, dobbiamo mettervi fine e lo faremo» ha sottolineato nel suo messaggio il presidente francese Emmanuel Macron. In Grecia l'evento più importante è la manifestazione indetta ad Atene, con un corteo che segue il classico percorso attraverso la città culminando nell'iconica piazza Syntagma. Anche in Serbia è ampia la mobilitazione per il 25 novembre, con iniziative in tutto il Paese dove dall'inizio dell'anno sono state uccise 27 donne (la Serbia conta circa 7 milioni di abitanti). Il ministero serbo per i diritti umani e le minoranze già nei mesi scorsi aveva varato la campagna Stop al femminicidio.