L’intervista

«Dietro Amedeo Modigliani un business poco chiaro di 11 miliardi»

A cent’anni dalla scomparsa del grande pittore e scultore italiano, la giornalista Dania Mondini ci parla del colossale giro d’affari legato all’opera dell’artista
Amedeo Modigliani (Livorno, 12 luglio 1884 - Parigi, 24 gennaio 1920) ritratto nel suo atelier parigino.
Francesco Mannoni
24.01.2020 08:51

Il 24 gennaio 1920, moriva di tubercolosi a soli 35 anni Amedeo Modigliani, lasciando una produzione subito diventata una corsa all’accaparramento e alla truffa, della quale ora un libro, L’affare Modigliani, di Dania Mondini e Claudio Loiodice svela «trame, crimini, misteri all’ombra del pittore italiano più amato e pagato di sempre». Abbiamo intervistato l’autrice.

Chi c’è dietro i falsi Modigliani?
«Il mondo del malaffare si è approfittato in modo variegato del nome e del marchio “Modigliani” per varie ragioni ed in vari modi. Il pittore livornese muore giovane, la moglie si suicida il giorno dopo e lasciano una figlioletta di 18 mesi. Nessuna firma depositata, nessun elenco delle opere, nessuno che possa effettivamente sapere quante e quali siano state le sculture, le pitture e i disegni fatti realmente da Modì. Da subito iniziano le false attribuzioni. Oggi il nome Modigliani è un brand che vale milioni di dollari. In modo improprio quando non abusivo, ci sono società che se ne approfittano a scapito delle eredi che non hanno mai guadagnato o speculato sul nonno».

Ma che artista era veramente Modigliani?
«Un uomo e un genio contro corrente. Uno spirito indipendente che si è voluto distinguere sia dai Macchiaioli livornesi, che dal “circolo” di Picasso a Montparnasse. Un pittore e uno scultore che ha esplorato percorsi inediti con risultati unici come ha dimostrato, diventando il pittore italiano più importante del ‘900 e il più conosciuto nel mondo».

Secondo il catalogo Ceroni gli originali di Modigliani, tra quadri e sculture, sono 337 mentre in circolazione ci sarebbero ben 1200 quadri a lui attribuiti

Si parla di oltre 1.000 falsi Modigliani in circolazione: chi certifica i dati reali?
«Secondo il catalogo Ceroni gli originali, tra quadri e sculture, sarebbero 337 (ma anche il catalogo ufficiale non sarebbe indenne da falsi), mentre in circolazione ci sarebbero ben 1200 quadri attribuiti a Modigliani. Le prime falsificazioni risalirebbero ai giorni immediatamente successivi alla morte dell’artista, quando il suo mercante Lepold Zborowsky affidò ad altri pittori la realizzazione di dipinti su bozzetti e disegni di Modigliani. Amedeo morì povero e in disgrazia, ma le sue opere decuplicarono il loro valore dal giorno stesso del suo funerale».

Quanti sono i falsari che hanno creato falsi Modigliani?
«In cento anni sono state decine le mani e svariate le menti strategiche di mercanti che hanno avuto tutto l’interesse nel confondere il vero e il falso e nessun incentivo a investigare seriamente sulle opere. Un inquinamento lento ma progressivo che a tutt’oggi turba il mercato dell’arte e disorienta gli esperti: in pochi ormai sono in grado di rintracciare il tratto autentico dell’autore. Possiamo dire che negli ultimi cinquant’anni ha colto sempre con successo il tratto di Modigliani Carlo Pepi, anche se non sempre gli è stato tributato il dovuto riconoscimento. Tra i più famosi falsari di tutti i tempi l’italiano Alberto d’Atri che si nascondeva dietro il suo ruolo di critico per condurre attività ben più redditizie. Il più famoso di tutti però è stato l’ungherese Elmyr De Hory, che ha influenzato pesantemente il collezionismo e il mercato del ‘900. Ma dalla metà degli anni Ottanta in poi a imitare il tratto di Modì è stato sicuramente un mancino non ancora identificato, che ha prodotto disegni in Francia inondando il mercato».

L‘autrice de «L’affare Modigliani» Dania Mondini
L‘autrice de «L’affare Modigliani» Dania Mondini

Dove finiscono per lo più le opere false?
«Le opere false sono in giro per il mondo in collezioni private, in mostre itineranti che producono vendite, perfino in musei prestigiosi negli Stati Uniti e in Europa. Per questo l’Università di Lille in Francia ha deciso di avviare una approfondita ricerca con i mezzi scientifici più all’avanguardia di supporto all’occhio di onesti esperti, per effettuare una scrematura importante che ridia dignità e prestigio alle opere esposte nei propri musei. Le opere sequestrate invece dalle forze dell’ordine in caso di sentenze passate in giudicato vengono distrutte. Purtroppo l’assoluzione dei falsari o la prescrizione dei reati costringono i magistrati talvolta alla restituzione dei falsi, con il rischio che questi rientrino in circolazione».

Nel libro avanzate dei sospetti sulla morte della figlia Jeanne avvenuta nel 1984. Non morì a causa di un trauma accidentale?
«Molte testate giornalistiche sollevarono dubbi sulla morte accidentale di Jeanne Modigliani. Ma la polizia francese non fece mai indagini approfondite. Il corpo venne cremato in 24 ore. Noi siamo andati a Parigi, nel palazzo dove è morta. Abbiamo rintracciato testimoni che ancora ricordano la vicenda, abbiamo ascoltato dichiarazioni che la polizia non fu mai interessata a raccogliere. Con perizie calligrafiche abbiamo smontato alibi. Il quadro che ne emerge è sicuramente nuovo: non facciamo accuse, ma ricostruiamo in modo diverso i fatti lasciando che sia il lettore a trarre le sue conclusioni».

Il libro

L’affare Modigliani (Chiarelettere, 302 pagine, 19 €), scritto dalla giornalista televisiva e scrittrice Dania Mondini (giornalista Rai da anni uno dei volti del Tg del mattino) in collaborazione con Claudio Loiodice che per trent’anni è stato ispettore della Polizia di Stato nella sezione Criminalità organizzata è un libro scritto in “chiave criminologica”: una vera e propria inchiesta che, partendo da una ricostruzione geo-cronologica dei fatti, indaga a fondo sui particolari, sulle sviste, sui processi, le sentenze, le false certificazioni e gli alibi altrettanto dubbi che hanno caratterizzato vero e proprio business attorno alla produzione dell’artista livornese stimato dagli autori in almeno 11miliardi di euro: business cresciuto a dismisura proprio in seguito alla prematura scomparsa dell’artista le cui opere, prima vendute per mero bisogno di sussistenza, hanno poi visto lievitare il loro valore in maniera imponente. Lo stesso è accaduto per i tanti falsi in circolazione. Sei i protagonisti della narrazione: Amedeo Modigliani e la sua compagna Jeanne Hébuterne, la loro figlia Jeanne e la nipote Laure, l’archivista piemontese Christian Parisot e “il tenace alfiere e cacciatore di falsi” Carlo Pepi. Sei personaggi attorno ai quali si muovono una serie di comparse su quello che gli autori hanno indicato e descritto come un immaginario palcoscenico dove si snoda l’intera vicenda ma, soprattutto, si consumano gli otto capitoli che vanno a comporre il libro. Otto capitoli per altrettante “scene del crimine”, minuziosamente descritte e analizzate, con precisi e definiti riferimenti al materiale cartaceo e non su cui gli autori si sono basati, a testimonianza e prova delle loro affermazioni.

L'artista

Il genio di Amedeo Modigliani è stato ed è sfruttato in ogni modo. Lo scandalo delle sculture – false - ritrovate a Livorno in fondo a un canale nel 1984 e a lui attribuite riportarono in primo piano le sue capacità, ma arrecarono anche parecchio discredito a tutta la critica italiana e no. Sembrava uno dei suoi scherzi giovanili. Il figlio del cambiavalute di famiglia di tradizioni ebraiche, vissuto in povertà dopo la bancarotta dell’azienda paterna, sviluppò uno spirito ribelle che andava di pari passo con la sua freschezza artistica e la vivacità irriverente che ne faceva un discolo incontrollabile. A Parigi trovò la sua vera dimensione: arte, amore, eccessi, una personalità autentica che dava alle sue figure femminili un’astratta luminosità. Il mito comincia a crescere intorno a lui subito dopo la morte. E col mito crebbero gli opportunisti, i falsari e altri tipi di irregolari che coglievano a piene mani dalle sue straordinarie capacità. Sembrava una meteora: è diventato uno dei più grandi pianeti della pittura mondiale.