La reazione

Dimissioni Livia Leu, non mancano timori

Irritato il capogruppo alle Camere del PS Roger Nordmann, stando al quale le dimissioni giungono in un brutto momento
© CdT/ Chiara Zocchetti
Ats
10.05.2023 16:44

Una decisione personale a sorpresa, ma comunque comprensibile. Questa la reazione generale all'annuncio odierno delle dimissioni della capo negoziatrice nelle relazioni con l'Unione europea Livia Leu. Fra i vari partiti non mancano però timori, critiche e dubbi sul tempismo.

Leu da tre anni occupa una carica molto esigente, ha detto a Keystone-ATS il presidente della Commissione della politica estera del Consiglio degli Stati Pirmin Bischof (Centro/SO), definendo molto attrattivo il posto di ambasciatrice a Berlino che andrà a ricoprire.

Tuttavia, ha aggiunto il «senatore», il momento è «politicamente delicato». C'è ancora infatti un ultimo round di colloqui esplorativi con Bruxelles da svolgere, poi cominceranno le trattative vere e proprie sull'accordo quadro, con il Consiglio federale che, alla fine di giugno, dovrebbe decidere i punti chiave del mandato negoziale.

Bischof ha descritto la segretaria di Stato come una diplomatica tenace. Lodi sono giunte pure dal presidente dell'omologa commissione del Nazionale, Franz Grüter (UDC/LU), che ha affermato di aver apprezzato l'approccio realista di Leu. Notte fonda sul possibile successore: per il lucernese «è impossibile dire» chi sarà, mentre il solettese si è limitato a dichiarare che «dovrà avere le spalle larghe».

Ma le dimissioni, e in particolare il loro timing, non sono piaciute soprattutto alla sinistra. Irritato il capogruppo alle Camere del PS Roger Nordmann, stando al quale giungono in un brutto momento. Il vodese ha parlato di grave battuta d'arresto per il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). Per di più, ha sottolineato, l'offensiva comunicativa dei servizi di Ignazio Cassis secondo cui sarebbero stati compiuti progressi nei colloqui con l'Ue «è svanita nel nulla».

Sorpresa e disappunto sono stati manifestati anche dal presidente dei Verdi Balthasar Glättli, che ritiene si tratti di una decisione personale di cui però è responsabile il governo. Leu non si è mai sottratta al lavoro e probabilmente sarebbe rimasta in carica se avesse avuto un sostegno sufficiente dal Consiglio federale, ha commentato il consigliere nazionale zurighese.

Rammaricati pure i Verdi liberali. La partenza della segretaria di Stato arriva in un momento inopportuno e rappresenta un ulteriore ostacolo nelle trattative, ha detto Julie Cantalou, co-segretaria generale del partito. Il tempo stringe e l'esecutivo deve fornire risultati, ha avvertito.

Toni diversi in casa PLR. L'addio di Leu, ha sostenuto il capogruppo parlamentare Damien Cottier, ha senso, in quanto ormai i colloqui esplorativi stanno finendo. È comprensibile che la diretta interessata cerchi una nuova sfida, ha fatto notare il neocastellano, secondo cui la diplomatica classe 1961 ha svolto un buon lavoro in tempi difficili. Il cambio al vertice non influirà sulla politica europea del Consiglio federale, ha invece indicato il portavoce del partito Marco Wölfli.