Gran Consiglio

Dipendenze, in Ticino ora si cambia

Via libera al piano quadriennale di interventi sulle tossicomanie che prevede un approccio più ampio per affrontare il fenomeno – Per garantire un migliore coordinamento ripristinata anche la figura del delegato cantonale – Raffaele De Rosa: «Servono risposte sempre più articolate»
©CHRISTOF SCHUERPF
Martina Salvini
25.02.2025 19:30

Un piano che prenda in considerazione le dipendenze, e non più soltanto le droghe tradizionali. Ma, soprattutto, che sappia stare al passo con i cambiamenti veloci della società. Questi, in estrema sintesi, gli auspici del Governo nell’allestire la strategia per la gestione delle tossicomanie. Auspici fatti propri anche dal Gran Consiglio, che con 60 voti favorevoli, 15 contrari e 2 astenuti, ha dato il suo benestare al piano quadriennale degli interventi nel campo delle dipendenze. Quello proposto, ha ricordato il relatore del rapporto Fabio Schnellmann (PLR) è un «cambiamento di paradigma che tiene conto del cambiamento significativo avvenuto nel corso degli anni». A preoccupare, infatti, oggi non è più soltanto in consumo di sostanze illegali o legali, come alcol e psicofarmaci, ma anche i comportamenti compulsivi e le dipendenze generate dalle «mutate condizioni della società», come ad esempio il maggiore stress sul posto di lavoro e l’uso prolungato dei dispositivi digitali. Tutto ciò, impone di cambiare l’approccio, coordinando meglio l’azione cantonale in modo che sia più efficace. Proprio per garantire la collaborazione tra i vari partner attivi nel settore, ha ricordato il deputato del PLR, il Governo ha proposto di reintrodurre la figura del delegato alle tossicomanie. «Un ruolo che verrà svolto con un’occupazione del 50%, riallocando le risorse del settore». Sì, perché come ha ricordato Schnellmann, il piano cantonale proposto non necessita di stanziare ulteriori fondi.

Preoccupazione per gli anziani

Tra le categorie più toccate, ha spiegato il relatore, «preoccupa molto l’invecchiamento della popolazione che soffre di dipendenze». Un fenomeno, ha aggiunto, «ancora poco conosciuto, ma che ha registrato un forte aumento negli ultimi anni». Le dipendenze, gli ha fatto eco Giuseppe Cotti (Centro), «si sono espanse oltre i confini tradizionali e occorre quindi una risposta ampia e articolata». In questo senso, il piano cantonale «è un chiaro segnale di lungimiranza, rivolgendo particolare attenzione ai giovani». Cotti ha quindi ribadito il «ruolo cruciale» dei Comuni: «È sul territorio che si manifestano i problemi di dipendenza ed è su base locale che servono risposte efficaci, con politiche di prossimità». Soddisfatto dei «passi avanti» proposti si è detto anche Danilo Forini (PS), il quale ha però evidenziato che «sono indispensabili tre presupposti per fronteggiare le sfide future: essere tempestivi, tenere gli occhi e le orecchie aperte, monitorando lo sviluppo di nuove tendenze di consumo, ed essere coraggiosi, affrontando anche temi scomodi come le stanze del consumo e il drug-checking, ma anche l’uso ricreativo della cannabis». La situazione è sotto controllo, ha rimarcato, «ma non dobbiamo tergiversare. È un lusso che non possiamo permetterci». Un parere condiviso anche da Nara Valsangiacomo (Verdi), secondo la quale «un approccio olistico ci permette di essere allerta anche per i futuri problemi». Per la deputata, però, occorrerebbe anche guardare avanti, e «considerando che si prospetta la regolamentazione dell’uso della cannabis, bisognerebbe prepararsi a questa eventualità». E se anche per Sara Beretta Piccoli (PVL), «serve un approccio multidisciplinare per vincere una battaglia che colpisce il tessuto sociale nel suo insieme», decisamente critica è stata invece Lara Filippini (UDC), che insieme ai colleghi di partito ha bocciato il rapporto, manifestando un «profondo dissenso». «Il Governo cerca di tamponare la situazione, anziché risolvere il problema alla radice, con una visione rassegnata», ha spiegato. L’approccio dell’Esecutivo, definito «passivo» da Filippini, «non può essere la risposta a sfide complesse come le tossicomanie». Secondo la deputata servirebbe invece «prevenire l’insorgere del problema» con «una strategia multisettoriale e misure di contrasto mirate». Invece, «uno degli aspetti più preoccupanti è il fatto di considerare le tossicomanie come un male inevitabile, con un approccio rassegnato». «Il fenomeno delle dipendenze è in evoluzione e richiede risposte sempre più articolate», ha invece ribadito il direttore del Dipartimento della sanità e della socialità Raffaele De Rosa, ricordando i punti principali del progetto, che «dalla semplice repressione, passa ora a integrare sanità, salute pubblica, politiche sociali, in un modello di intervento più ampio e multidiscipliare». Insomma, ha concluso, «le priorità devono essere costantemente aggiornate, evitando frammentazioni».

Una delle priorità evidenziate nel piano cantonale riguarda come detto la popolazione anziana con dipendenze. Non a caso, nel documento allestito dal Governo seguendo le raccomandazioni degli esperti si rileva la necessità di «fornire un’informazione diffusa a medici e infermieri», ma anche di supportare le case per anziani e fare in modo che vengano creati posti destinati all’accoglienza di persone con dipendenze. Si tratta, dice in effetti Alberto Moriggia, direttore sanitario di Ingrado, di «un grosso problema per l’intero sistema sanitario». Molti pazienti seguiti, infatti, «oggi superano i 55 anni e presentano problematiche di salute aggravate dal consumo prolungato. Questo comporta difficoltà nella gestione sanitaria, con la necessità di cure specifiche per problemi di salute legati all’età, patologie psichiatriche e dipendenza». In Ticino, spiega, sono già stati avviati alcuni progetti specifici per rispondere a questa necessità: «Alcune case per anziani hanno già iniziato ad accogliere questa tipologia di pazienti, mettendo a disposizione posti dedicati e usando strategie specifiche per la gestione. In più, si cerca di seguire questi pazienti in centri appositi o a domicilio». Il punto, spiega però Moriggia, è che «la medicina di base, così come il settore delle cure a domicilio, ha poca esperienza nel trattare pazienti con una lunga storia di dipendenze. Ci stiamo quindi adoperando per fare formazioni specifiche al personale». Con il direttore sanitario di Ingrado cerchiamo poi di capire anche come è evoluto negli anni il consumo di sostanze. «L’alcol resta la sostanza più utilizzata, accanto alla cocaina. Seguono cannabis e altri stimolanti, ma anche oppioidi come l’eroina». Più recente, invece, il problema legato al consumo di farmaci e di allucinogeni. Sul cambiamento del consumo ha avuto un forte impatto anche la pandemia. «Il traffico di oppioidi, come l’eroina, è diminuito, in parte a causa della ridotta disponibilità dall’Afghanistan e in generale dall’Asia. Ciò ha lasciato spazio all’aumento della cocaina a basso costo». Nel prossimo futuro, invece, «occorrerà stare attenti all’arrivo di sostanze come il Fentanyl, che è destinato a sbarcare anche qui».