Il caso

Diritti LGBT, la Russia verso un'ulteriore stretta?

Il Ministero della Giustizia ha presentato una mozione alla Corte Suprema per vietare «un movimento LGBT internazionale» – Secondo gli attivisti, la mossa potrebbe avere ripercussioni sull'intera comunità: «Così facendo, le azioni penali sarebbero basate su orientamento o identità»
Una manifestazione del 2020. © AP
Red. Online
18.11.2023 12:00

La mossa, evidentemente, potrebbe avere ripercussioni enormi. Ma andiamo con ordine: venerdì, il Ministero della Giustizia russo ha dichiarato di aver presentato una mozione alla Corte Suprema per vietare, citiamo, «un movimento LGBT internazionale». Un movimento definito senza giri di parole come estremista. Secondo gli attivisti, se la Corte Suprema accogliesse la mozione l'intera comunità russa LGBT sarebbe a rischio, anzi serio rischio di azioni penali.

Le attività di questo movimento all'interno della Federazione Russa sono state giudicate come un «incitamento alla discordia sociale e religiosa», in chiara violazione delle leggi anti-estremismo del Paese, ha dichiarato lo stesso Ministero in un comunicato. Resta da capire, per contro, come le autorità russe – ora – potrebbero dimostrare l'esistenza di un movimento LGBT globale e organizzato.

La Corte Suprema si pronuncerà il prossimo 30 novembre. Come detto, se verrà accolta la mozione del Ministero della Giustizia le conseguenze potrebbero essere pesanti, molto pesanti per la comunità LGBT. E questo perché, secondo la legge russa, le persone riconosciute colpevoli di coinvolgimento in un gruppo «estremista» rischiano pene detentive lunghe. 

«Le persone LGBT sono un gruppo altamente vulnerabile che deve affrontare numerose sfide sociali» ha dichiarato al Moscow Times uno dei pochi attivisti LGBT di spicco ancora presenti in Russia, parlando a condizione di anonimato per timore della propria vita nel Paese. «Negli ultimi anni, le organizzazioni LGBT hanno cercato di affrontare questi problemi in un ambiente estremamente ostile. Gli attivisti subiscono pressioni da parte dello Stato e di gruppi omofobi e transfobici, e spesso subiscono attacchi fisici». E ancora: «Questo divieto priverebbe le organizzazioni LGBT della possibilità di operare e sottoporrebbe i loro attivisti e dipendenti al rischio di azioni penali. In sostanza, comporterebbe un'azione penale basata esclusivamente sul proprio orientamento o identità».

Di fatto, la comunità LGBT verrebbe equiparata a gruppi come quello del critico del Cremlino Alexei Navalny, i cui membri sono fuggiti all'estero per evitare di essere perseguiti. In Russia, giova ricordarlo, l'omosessualità era un reato fino al 1993. Fino al 1999, era invece considerata una malattia mentale. Dopo una serie di aperture da parte delle autorità, i diritti della comunità LGBT sono stati messi a dura prova e sotto pressione nell'ultimo decennio. Molti funzionari governativi, infatti, hanno definito la comunità LGBT in antitesi rispetto ai «valori tradizionali» russi. L'anno scorso, il presidente Vladimir Putin ha invece ampliato il cosiddetto divieto di «propaganda gay» del 2013. Estendendo ai minori il divieto di mostrare in pubblico relazioni e stili di vita «non tradizionali». 

Lunedì, un rappresentante del Ministero della Giustizia ha difeso il suo operato in materia di diritti umani presso le Nazioni Unite, affermando che i diritti delle persone LGBT sono protetti dalla legge e che il sistema giuridico, semmai, si occupa solo della «propaganda di relazioni sessuali non tradizionali» che minacciano i valori tradizionali.

Putin ha affrontato indirettamente la questione venerdì, affermando in occasione di un forum culturale a San Pietroburgo che «le persone LGBT fanno parte della società».