Diventare padri da detenuti

RAMALLAH - Specializzato in inseminazioni in vitro, il Centro medico palestinese Razan di Ramallah offre i propri servizi a clienti speciali: le mogli dei detenuti palestinesi che scontano lunghe condanne nelle carceri israeliane. L'ultimo caso, riportato dalla stampa, è quello di una giovane donna di Hebron che afferma di aver dato alla luce un bebè utilizzando lo sperma del marito, trafugato dalla prigione israeliana di Ketziot (Neghev).
"La prima richiesta di questo genere", svela all'Ansa Salem Abu Khaizaran, il direttore del centro, "ci è arrivata nel 2003 da una giovane moglie di Jenin. Ci siamo subito prodigati per ricevere l'approvazione delle autorità religiose e dei partiti". L'assenso politico e la "fatwa" (il verdetto coranico) giunsero in tempi brevi; ma secondo Abu Khaizaran la società palestinese non era ancora pronta. "Attraverso incontri con le comunità locali abbiamo cercato di spiegare il meccanismo dell'inseminazione artificiale per evitare - ha spiegato - possibili malintesi dovuti alla vista di una donna incinta, con un marito detenuto da anni".
Nei Paesi a maggioranza musulmana l'inseminazione artificiale è del resto pratica comune dagli anni Ottanta. Nell'agosto del 2012, la giovane donna di Jenin (Dalal al-Zabin) ha dato poi alla luce Mohammed, il primo figlio di un detenuto palestinese nato con l'inseminazione in vitro. Da allora, con lo stesso processo, sono nati secondo gli annunci dei media almeno 22 bambini; mentre altre sette gravidanze sono in itinere. Ma come si può condurre in porto l'operazione dal carcere? Israele non permette visite coniugali ai detenuti che stanno scontando condanne per gravi fatti di sangue. I colloqui tra marito e moglie avvengono attraverso la barriera di una parete divisoria in vetro. Tuttavia le autorità carcerarie consentono brevi incontri tra i detenuti e i figli più piccoli: ed è così - pare - che il seme viene trafugato.
"In questi ultimi anni ho ricevuto campioni di sperma in ogni tipo di contenitore: dalla boccetta di collirio alla penna Bic nascosta in una barretta di cioccolato, fino a un pezzetto di guanto in gomma nascosto in un dattero" racconta il direttore. "Il campione - spiega - è quasi sempre utilizzabile. Per la fecondazione bastano una quindicina di spermatozoi". Il costo dell'inseminazione in vitro per coppie normali è al Centro Razan di 3.000 dollari (2.400 euro), ma per le mogli dei detenuti vige una tariffa speciale di 200 euro (per il materiale medico e i medicinali). Il resto é coperto utilizzando gli utili del Centro.
La questione dei prigionieri è un tema centrale nella società palestinese. L'Autorità palestinese (Anp) sostiene economicamente le loro famiglie, in quanto "combattenti per la causa nazionale". Secondo le stime, sono 5.000 quelli che stanno ancora scontando una lunga detenzione. Se la moglie di un recluso decide di aspettare più di vent'anni per ricongiungersi al marito - viene fatto notare - rischia di non essere più fertile; pur di avere figli, il partner potrebbe allora decidere di sposare una donna più giovane. Dare la possibilità a giovani donne di avere figli in queste condizioni è dunque, secondo Abu Khaizaran, "un imperativo morale". Secondo la legge palestinese, una donna può divorziare e risposarsi se il marito è assente da più di tre anni. Ma poche lo fanno: soprattutto per lo status di eroe a cui assurge il detenuto. Abbandonarlo significherebbe tradire la causa.