Asilanti a Rovio

Domande e incertezza in una sala strapiena

Il collocamento di trentanove migranti al Park Hotel (al momento sospeso) ha tenuto banco alla serata informativa organizzata dalle autorità
© CdT/Chiara Zocchetti
Giuliano Gasperi
19.03.2025 00:00

Progetto congelato in un'atmosfera rovente. Siamo a Rovio, dove si è da poco conclusa la serata informativa sul previsto ma sospeso collocamento di trentanove migranti al Park Hotel. Serata affollatissima, tanto che la sala dell'Ala Manterna non riusciva a contenerla. Al tavolo dei relatori, due rappresentanti del Cantone: Renzo Zanini, capo dell'Ufficio dei richiedenti l'asilo e dei rifugiati, e Gabriele Fattorini, direttore della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie. A loro è toccato il difficile compito di contestualizzare la scelta di Rovio per alloggiare i profughi e di spiegare il modus operandi dell'autorità. In particolare la strategia di comunicazione, al centro di varie critiche. «Quella dipende dal tipo di progetto: quando si sviluppa sul medio o lungo termine, la comunità locale viene informata con largo anticipo, mentre quando si tratta di situazioni temporanee con un orizzonte di breve o medio termine, spesso manca il tempo per coinvolgere i Comuni: dobbiamo prendere decisioni piuttosto velocemente». Decisioni legate a obblighi precisi: quelli fissati dalla legge federale sull'asilo. «Le persone ci vengono assegnate e non possiamo sottrarci: da qualche parte dobbiamo alloggiarle». Persone, queste, che si sono viste accettare la loro domanda di asilo e che quindi hanno il diritto di intraprendere un percorso d'integrazione nella nostra società.

A Rovio avrebbero dovuto attivare in particolare 14 donne e 25 uomini provenienti soprattutto da Afghanistan e Turchia. Usiamo il condizionale passato perché il Municipio di Val Mara, come confermato dal sindaco Jgor Zocchetti, ha bloccato tutto non ritenendo il Park Hotel una struttura in regola per questo scopo dal punto di vista edilizio. I lavori in corso internamente sono quindi stati sospesi: decisione che il proprietario impugnerà con un ricorso al Consiglio di Stato. Lo stop al progetto di accoglienza non ha comunque fermato le molte domande dei presenti. «Fino a quanto il collocamento sarà congelato?», «Avete considerato i rischi per la sicurezza?», «Quanto costa ogni migrante allo Stato?», «Perché alloggiare quaranta persone in un posto così piccolo e discosto?», «Dove andranno quei poveri diavoli a Rovio?». Tra le rassicurazioni fornite dai funzionari cantonali, il fatto che i migranti attesi in paese «sono persone che non hanno creato mai problemi» e che sono «conosciute alla Croce Rossa», che s'impegna per la loro integrazione. «A Rovio non siamo tutti contrari ad accoglierle» ha fatto notare una donna. Rimane comunque un discorso ipotetico, sospeso. Il termine di fine marzo per l'arrivo degli ospiti è slittato sine die.