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Il presidente eletto degli Stati Uniti lo ha detto durante un'intervista con la rete Newsmax – TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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23:40
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Netanyahu incontra il team negoziale: le trattative continueranno nella notte
Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha tenuto delle consultazioni con il team israeliano incaricato dei negoziati e con i membri delle forze di sicurezza israeliane. Il suo ufficio ha inviato un aggiornamento alle famiglie degli ostaggi, affermando che i colloqui a Doha sono in corso e che le parti stanno discutendo i dettagli finali necessari per raggiungere un accordo.
I negoziati proseguiranno per tutta la notte, ha affermato l'ufficio di Netanyahu, aggiungendo che aggiorneranno le famiglie degli ostaggi il prima possibile. Lo riporta il Times of Israel.
22:03
22:03
Accordo sugli ostaggi: «Continuano le consultazioni»
La direzione del governo israeliano per gli ostaggi ha riferito alle famiglie che «nelle ultime ore, nell'ufficio del primo ministro a Gerusalemme, sono proseguite le consultazioni, le valutazioni della situazione e il lavoro integrativo del personale richiesto dallo stato dei negoziati». E ha aggiunto: «C'è stato anche un bilancio della situazione tra il premier Benyamin Netanyahu e la sua squadra con il ministro della Difesa, i vertici dell'establishment della difesa e il gruppo negoziale a Doha. La trattativa è intensa, si discute di dettagli che richiedono una sintesi, continua e continuerà anche stasera», ha affermato.
20:53
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«La salvezza degli ostaggi è la massima priorità»
"Il mostruoso crimine di Hamas del 7 ottobre 2023 è ancora presente". Così il cancelliere federale tedesco Olaf Scholz.
"Dopo mesi di tormentati negoziati sembra vicino un accordo. Sappiamo quanto possa essere dolorosa per Israele ogni negoziazione con Hamas. Tuttavia: la vita degli ostaggi deve avere la massima priorità. Lo dico anche perché tra gli ostaggi si trovano numerosi cittadini tedeschi. L'accordo offre una possibilità per una tregua per alleviare finalmente le sofferenze a Gaza", ha aggiunto.
20:53
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Il sì di Netanyahu alla tregua: «Ma liberino tutti i rapiti»
La tregua a Gaza è a un passo ma l'unico punto chiaro dei negoziati tra Israele e Hamas - mediati da Usa, Qatar e Egitto - sembra essere solo la prima fase dell'accordo e del rilascio degli ostaggi.
Stando alla bozza sulla quale si aspetta da un momento all'altro la fumata bianca, nel primo dei 42 giorni di cessate il fuoco è prevista la liberazione di tre donne civili e dei due bambini Kfir e Ariel Bibas, di cui non si hanno notizie da più di un anno e che, secondo Hamas, sono morti in un bombardamento israeliano insieme con la madre Shiri. La settimana successiva sarà la volta delle cinque soldatesse e delle cosiddette liste umanitarie che comprendono donne, anziani e persone estremamente malate, per un totale di 33 ostaggi.
Le autorità israeliane non hanno confermato ufficialmente ma si stima che la maggior parte delle persone destinate al rilascio siano ancora vive. La fase due sarà discussa nel mentre. E nonostante il Qatar affermi che "sono state superate le principali controversie e si stia raggiungendo la conclusione dell'accordo nei dettagli", resta il fatto che almeno durante la prima parte della tregua rimarranno ancora prigionieri a Gaza 22 ostaggi israeliani considerati vivi, 36 morti e i rapiti tailandesi e nepalesi. Nessun terrorista coinvolto nel massacro del 7 ottobre sarà rilasciato, come da veto imposto da Israele, così come il corpo di Yahya Sinwar non farà ritorno a Gaza.
Nessun'altra precisazione, anzi molti silenzi hanno pesato sulla giornata, che a Doha - dove si tengono i colloqui - sembrerebbe invece essere stata frenetica. Specie dopo che Hamas, attraverso fonti egiziane, ha fatto trapelare il suo sì ufficioso al piano. Per avere la risposta ufficiale, sembra che la leadership di Gaza, guidata da Muhammad Sinwar, fratello del defunto Yahya, voglia aspettare che si pronunci Israele per primo.
Dal canto suo Benjamin Netanyahu, che in serata ha convocato una riunione d'urgenza con i vertici della sicurezza, non ha fatto dichiarazioni, né ha diffuso note. Le sue parole nel corso della giornata sono state riferite indirettamente dai familiari degli ostaggi che ha incontrato in due diversi momenti: "sono pronto per un cessate il fuoco prolungato, a condizione che tutti i rapiti vengano rilasciati. E' questione di giorni o ore. Aspettiamo la risposta di Hamas e poi può iniziare subito", ha detto. Aggiungendo che "tutte le notizie che circolano ora sono speculazioni". Inoltre quando Donald Trump entrerà alla Casa Bianca, "le regole del gioco cambieranno sostanzialmente. Ogni violazione del cessate il fuoco riceverà una risposta dura e potente, e una forma di combattimento che non abbiamo ancora visto".
A metà giornata il primo ministro ha incontrato un altro gruppo di parenti dei rapiti a cui ha descritto genericamente la situazione: "Gli accordi sono solo per la prima fase, e siamo molto preoccupati per la seconda e la terza. Esigiamo che ci sia continuità tra i diversi momenti dell'intesa, che la seconda parte inizi immediatamente al termine della prima e si concluda in modo continuo e immediato fino all'ultimo ostaggio, affinché nessuno, in nessuna fase e in nessun caso, resti indietro".
Secondo fonti palestinesi, i colloqui a Doha si concludono oggi, dopo che nella capitale del Qatar è arrivata per ultima la delegazione della Jihad islamica. Nel mentre, diversi collaboratori di Netanyahu hanno tenuto incontri con il ministro di ultradestra Bezalel Smotrich, ferocemente contrario all'accordo - che ritiene una resa - per cercare di convincerlo invece a sostenerlo, o perlomeno ad evitare di far cadere il governo: in cambio, l'offerta comporta un pacchetto di misure di compensazione incentrate sul rafforzamento della presenza di Israele in Cisgiordania.
In serata, i Paesi mediatori hanno riferito a Israele che c'è un ritardo nella risposta ufficiale di Hamas e che stanno esercitando pressioni. In risposta la fazione palestinese ha fatto sapere a Reuters che a Gaza sono in attesa della mappa del ritiro dell'Idf dalla Striscia. Ma funzionari di Gerusalemme hanno alleggerito la tensione dichiarando alla tv pubblica Kan che "la risposta potrebbe arrivare in qualsiasi momento: siamo agli sgoccioli".
L'attesa è diventata snervante per le famiglie dei rapiti che, insieme con migliaia di dimostranti, manifestano nella cosiddetta piazza dei rapiti a Tel Aviv. Dove li ha raggiunti l'ex ministro della Difesa Yoav Gallant: "questo accordo è giusto, è importante farlo, sostengo il governo. Mi vergogno di Smotrich e Ben Gvir (contrari). Non è né umano, né ebreo", ha dichiarato. A Gerusalemme invece hanno marciato verso l'ufficio del premier proprio i sostenitori dei due ministri di destra per protestare contro l'intesa che si profila a Doha. Nella notte più lunga, chissà se gli ostaggi ancora in vita hanno saputo che davvero potrebbe essere solo questione di ore.
19:45
19:45
Almeno 38 morti, oggi, a Gaza
Almeno 38 palestinesi sono stati uccisi negli attacchi israeliani a Gaza dalle prime ore di questa mattina. Lo scrive Al Jazeera online citando fonti mediche e aggiungendo che la maggior parte delle vittime, 28, è stata uccisa nelle zone centrali e meridionali della Striscia e che tra i morti ci sono anche due bambini che si erano rifugiati in una tenda con la loro famiglia a ovest di Nuseirat.
19:04
19:04
Netanyahu ha convocato una riunione d'urgenza su tregua e ostaggi
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha convocato per questa sera una riunione d'urgenza con i vertici della sicurezza. L'incontro si concentrerà sull'esame dell'accordo sul rilascio degli ostaggi.
Secondo i media israeliani, la consultazione includerà alti funzionari dell'Idf, il capo di stato maggiore Herzi Halevi e rappresentanti delle agenzie di intelligence David Barnea per il Mossad e Ronen Bar per lo Shin Bet.
Nel frattempo, un attacco aereo israeliano su Gaza city ha ucciso in serata due palestinesi e ha ferito diverse persone: lo riferisce Wafa.
Secondo l'agenzia palestinese, un caccia israeliano ha effettuato un raid aereo contro un raduno di civili nei pressi dell'incrocio di As-Saraya a Gaza.
17:26
17:26
«L'ANP dovrà gestire Gaza insieme all'ONU nel dopoguerra»
L'Autorità Nazionale Palestinese dovrebbe gestire Gaza nel dopoguerra insieme alle Nazioni Unite e ai partner stranieri: lo ha detto il segretario di stato Antony Blinken parlando all'Atlantic Council a Washington.
«La palla ora è nel campo di Hamas»x, ha aggiunto Blinken riferndosi al futuro del Medio Oriente.
«La palla è nel campo di Hamas» per raggiungere un accordo su una tregua nella Striscia di Gaza, ha affermato Blinken. «Se Hamas lo accetta, l'accordo è pronto per essere concluso e attuato», ha aggiunto poche ore dopo che il Qatar ha dichiarato che i colloqui sull'accordo sono nelle «fasi finali».
Dal canto suo, Israele deve accettare un percorso verso lo stato palestinese «legato ad un calendario e basato su condizioni», ha proseguito Blinken.
Il Segretario di Stato americano ha sottolineato come la leadership di Hamas sia stata decimata, gli attacchi di Teheran siano stati sventati, la risposta di Israele abbia demolito la difesa aerea iraniana dando un messaggio molto chiaro di deterrenza. «Hezbollah è ormai l'ombra di se stesso con i vertici eliminati e le infrastrutture distrutte», ha aggiunto.
Intanto, alcuni attivisti hanno contestato il segretario di Stato Usa Antony Blinken in protesta per il «genocidio a Gaza», mentre parlava all'Atlantic Council a Washington sulla leadership americana e il futuro del Medio Oriente. «Rispetto la vostra opinione, voi rispettate la mia», ha risposto con grande flemma mentre gli autori delle proteste venivano portati fuori dall'aula.
16:37
16:37
Jihad palestinese, «A Doha questa sera per gli ultimi dettagli»
La Jihad islamica palestinese ha diffuso un comunicato secondo cui una delegazione di alto livello dell'organizzazione terroristica arriverà questa sera a Doha per discutere gli ultimi dettagli dell'accordo di cessate il fuoco a Gaza.
Dal canto suo, un funzionario israeliano ha dichiarato alla Cnn che Israele è pronto a rilasciare "molte centinaia" di detenuti palestinesi come parte dell'accordo, ma, "finché Hamas non dirà quanti ostaggi sono vivi, non so quanti detenuti, terroristi, saranno rilasciati", ha detto.
Intanto, il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha incontrato nel suo ufficio a Gerusalemme i familiari dei rapiti, in attesa della risposta ufficiale di Hamas sulla bozza finale dell'accordo sul rilascio degli ostaggi.
Durante l'incontro il premier ha spiegato che i negoziati riguardano un accordo che coinvolge tutti gli ostaggi e che si è più vicini che mai, hanno riferito i parenti ma sottolineando: "gli accordi sono solo per la prima fase, e siamo molto preoccupati per la seconda e la terza fase".
"Il primo ministro ha ribadito l'impegno a riportare tutti gli ostaggi a casa, i vivi per essere riabilitati e i morti per essere sepolti", hanno aggiunto.
15:37
15:37
Nawaf Salam è il nuovo premier del Libano: «Dobbiamo avviare la ricostruzione»
L'ex presidente della Corte internazionale di giustizia, il libanese Nawaf Salam, ha oggi ufficialmente accettato la sua nomina a primo ministro del Libano durante un incontro al palazzo di Baabda con il presidente Joseph Aoun e il presidente del Parlamento, Nabih Berri.
Come riferisce l'agenzia governativa di notizie libanese Nna, Salam, 71 anni, si è impegnato a mettersi «immediatamente al lavoro» per avviare il «cantiere di costruzione del nuovo Libano». Durante le consultazioni avvenute ieri, Salam è stato scelto da Aoun dopo aver ricevuto 84 preferenze sulle 128 totali. In un discorso a conclusione dell'incontro odierno col capo di Stato, Salam ha sottolineato che il suo ruolo «non è solo una designazione, ma un'opportunità per rispondere alle aspettative dei cittadini libanesi e contribuire alla ricostruzione della nazione».
Ha dichiarato che il discorso d'investitura di Aoun, pronunciato venerdì scorso in Parlamento dopo la sua elezione, ha «restituito speranza» al popolo libanese.
Il nuovo premier libanese ha inoltre affermato che intende avere «approccio collaborativo» con il presidente Aoun per l'attuazione dei progetti di ricostruzione, accentuando l'importanza di «tendere la mano a tutte le parti», in riferimento implicito alla comunità di Hezbollah, il partito armato alleato dell'Iran uscito sconfitto dalla guerra con Israele. Citato dall'agenzia governativa di notizie libanese Nna, Salam ha elencato le «sfide» poste davanti al suo incarico, citando tra queste «l'aggressione israeliana».
In tal senso, il nuovo premier ha identificato come priorità la ricostruzione delle zone devastate, in particolare nel Sud Libano, nella valle della Bekaa e a Beirut, promuovendo il ritorno di circa un milione di sfollati.
Salam ha inoltre confermato il suo impegno verso il rispetto della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che prevede il dispiegamento dell'esercito libanese nel Sud del Paese e, di fatto, il disarmo di Hezbollah.
«Vogliamo l'indipendenza della giustizia» e «lotta contro la corruzione», ha promesso il nuovo premier libanese Nawaf Salam, sottolineando la necessità di «giustizia per le vittime dell'esplosione al porto di Beirut» avvenuta il 4 agosto 2020.
Citato dall'agenzia governativa di notizie libanese Nna, Salam ha detto di voler promuovere «un programma orientato alla creazione di un'economia produttiva, generando opportunità di lavoro per i libanesi e assicurando un'amministrazione trasparente».
14:21
14:21
Hamas ha informato le altre fazioni palestinesi sui negoziati
La leadership di Hamas ha annunciato di aver tenuto una serie di consultazioni con i leader delle fazioni palestinesi e di averli aggiornati sui progressi dei negoziati in corso a Doha. Secondo fonti di Hamas, i negoziati sono nella fase finale. Lo riferiscono i media israeliani.
14:15
14:15
Missile Houthi distrugge una casa vicino Gerusalemme
Un frammento lungo diversi metri del missile lanciato nella notte su Israele dal gruppo filoiraniano Houthi dallo Yemen ha colpito una casa a Mevo Beitar, vicino Gerusalemme, causando gravi danni. Non si registrano vittime o feriti.
Le autorità israeliane hanno confermato che l'attacco è stato condotto dallo Yemen e gli Houthi hanno rivendicato il lancio.
14:15
14:15
Hamas: «46.645 i palestinesi uccisi dall'inizio della guerra»
Almeno 46.645 palestinesi sono stati uccisi e 110.012 feriti a Gaza dall'inizio del conflitto, secondo una dichiarazione del Ministero della Salute di Gaza gestito da Hamas, citata da Haaretz.
13:56
13:56
1000 palestinesi sarebbero rilasciati in fase iniziale
Fonti vicine a Hamas hanno riferito che l'accordo di tregua a Gaza includerebbe il rilascio di circa «1000 prigionieri palestinesi» detenuti in Israele nella fase iniziale dell'intesa.
13:34
13:34
Ben Gvir: «Ho bloccato più volte l'accordo sugli ostaggi»
Il ministro di ultradestra israeliano Itamar Ben Gvir ha dichiarato oggi di aver bloccato più volte, nell'ultimo anno, un accordo per il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas, definendolo «una resa». E ha invitato il ministro Bezalel Smotrich a unirsi a lui per fermare l'intesa attuale minacciando il ritiro dal governo. Tuttavia, ha sottolineato che non intende far cadere il premier Benjamin Netanyahu.
Un funzionario dell'ufficio del primo ministro ha negato le affermazioni di Ben Gvir, spiegando che l'unico ostacolo all'accordo è stato Hamas e non Israele. Yehuda Cohen, padre di un soldato rapito, ha criticato Ben Gvir, accusandolo di anteporre obiettivi politici alla vita degli ostaggi.
13:09
13:09
«Israele rilascerà 250 palestinesi per 5 soldatesse»
Secondo la bozza dell'accordo in fase di negoziazione tra Israele e Hamas, di cui Associated Press ha ottenuto una copia, Israele rilascerà 50 detenuti palestinesi per la liberazione di ognuna delle 5 soldatesse in ostaggio a Gaza.
Secondo la bozza dell'accordo sulla tregua a Gaza e il rilascio degli ostaggi, tra i 250 detenuti palestinesi che saranno rilasciati da Israele in cambio di 5 soldatesse prigioniere a Gaza, ci saranno anche «30 terroristi» che stanno scontando la pena dell'ergastolo.
13:05
13:05
Il ministro degli Esteri del nuovo governo siriano domani in Turchia
Asaad Hassan al-Shaybani, ministro degli Esteri del governo di transizione in Siria, insediatosi dopo la caduta di Bashar al-Assad, si recherà domani in Turchia.
«Domani effettueremo la nostra prima visita ufficiale nella Repubblica di Turchia, che da quattordici anni non ha mai abbandonato il popolo siriano, per rappresentare la Nuova Siria», ha annunciato in un messaggio su X al-Shaybani, che nel 2022 ha conseguito un master in Scienze politiche e Relazioni internazionali presso l'Università Sabahattin Zaim di Istanbul e continua ad essere iscritto allo stesso ateneo per un dottorato di ricerca. Non è chiaro se durante la visita sia previsto un incontro con il presidente Recep Tayyip Erdogan.
12:24
12:24
Israele: «I negoziati riguardano tutti i rapiti»
«I negoziati a Doha sono in una fase molto avanzata e si registra un progresso in tutti gli aspetti dell'accordo. I negoziati riguardano tutti i rapiti», ha comunicato la direzione governativa per gli ostaggi alle famiglie.
La direzione ha aggiunto che «le ultime ore e giornate sono state dedicate ai dettagli della prima fase dell'accordo. I negoziati per i dettagli della fase successiva dovrebbero iniziare all'inizio della terza settimana dall'attuazione dell'accordo (il 16. giorno), dopo aver verificato che l'accordo venga rispettato e che i rapiti comincino a essere liberati».
11:55
11:55
«Egitto pronto ad aprire il valico di Rafah per gli ostaggi e i detenuti»
Secondo fonti egiziane del sito di informazione Araby al Jadeed, l'Egitto si sta preparando ad aprire il valico di frontiera di Rafah per far passare gli ostaggi israeliani e i prigionieri palestinesi se verrà raggiunto l'accordo per il cessate il fuoco.
Secondo il report, aiuti umanitari e carburante inizieranno ad entrare nella Striscia di Gaza attraverso il valico di frontiera a partire dal primo giorno del cessate il fuoco, insieme a case mobili, tende e macchine per la bonifica del terreno.
Secondo al Araby al Jadeed, il rilascio degli ostaggi malati e feriti inizierà una settimana dopo l'inizio del cessate il fuoco.
11:54
11:54
Il ministro degli Esteri del Qatar conferma: accordo alle fasi finali
Il ministro degli Esteri del Qatar, Paese mediatore, ha confermato che i colloqui per una tregua a Gaza sono «alle fasi finali» e che un'intesa è possibile «molto presto».
Il portavoce del ministero degli Affari Esteri del Qatar ha affermato che «sono state superate le principali controversie (nei negoziati)». «Non entriamo nei dettagli di ciò che sta accadendo nei negoziati, siamo al punto più vicino a questo accordo da mesi. Abbiamo inoltrato le bozze dell'accordo a entrambe le parti e ora stiamo raggiungendo la conclusione nei dettagli», ha dichiarato.
10:54
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Macron a Beirut venerdì prossimo
L'annunciata visita del presidente della repubblica francese Emmanuel Macron a Beirut venerdì prossimo giunge in un momento di «grande soddisfazione» espressa dalle cancellerie occidentali e arabe del Golfo per l'incarico di formare un nuovo governo libanese conferito dal neoeletto presidente della Repubblica Joseph Aoun a Nawaf Salam, presidente della Corte internazionale di giustizia.
Lo riferiscono stamani i media di Beirut, che riferiscono della visita effettuata nelle ultime ore in Libano del generale americano Micheal Kurilla, comandante del Comando centrale Usa.
Prima di lui, oltre al ministro degli Esteri Antonio Tajani, si è recato in Libano il segretario generale della Lega Araba, Ahmad Abu al Ghaith, ed è atteso giovedì prossimo il ministro degli esteri saudita Faysal ben Farhan.
Sabato sarà il turno della visita del segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres.
10:54
10:54
Iran: «Avremo rapporti con qualunque governo scelto dai siriani»
«Le decisioni sul futuro della Siria spettano al popolo siriano e la Repubblica islamica dell'Iran perfezionerà le sue relazioni con qualsiasi sistema di governo che nasca dalla volontà collettiva del popolo (siriano) sulla base del rispetto e degli interessi reciproci e in conformità con il diritto internazionale». Lo ha affermato il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, dopo avere nominato Mohammad Reza Raouf Sheibani come suo rappresentante speciale per gli affari siriani, incaricato di negoziare con tutte le parti interessate, tra cui i Paesi amici nella regione.
«La Repubblica islamica dell'Iran sottolinea la necessità di mantenere l'integrità territoriale della Siria e di rispettare la volontà del popolo siriano di decidere il proprio destino senza interferenze e presenze straniere», ha aggiunto il capo della Diplomazia di Teheran, citato dall'agenzia Irna.
Araghchi ha definito la Siria «un Paese importante per la regione dell'Asia occidentale» e ha sottolineato «l'importanza della tranquillità e della stabilità in questo Paese e del suo effetto sulla pace e sulla sicurezza regionale».
10:43
10:43
Round finale dei negoziati sugli ostaggi oggi a Doha
Il «round finale» di colloqui per la tregua di Gaza e la liberazione degli ostaggi è in programma stamani in Qatar, ha dichiarato una fonte informata. La fonte, chiedendo l'anonimato, ha dichiarato all'agenzia stampa Afp, che «si terrà oggi a Doha l'ultimo round di colloqui», che «ha lo scopo di finalizzare i dettagli rimanenti dell'accordo».
Ai colloqui sono attesi i capi delle agenzie di intelligence israeliane, gli inviati per il Medio Oriente dell'amministrazione americana entrante e uscente e il primo ministro del Qatar. «I mediatori terranno colloqui separati con Hamas», ha aggiunto la fonte.
Ieri, una fonte a conoscenza dei colloqui ha dichiarato che ci sono stati «progressi significativi sui punti ancora irrisolti» dei negoziati in Qatar, che hanno portato alla presentazione di una nuova proposta «concreta» alle parti. La fonte ha aggiunto che c'è stata una risposta iniziale «positiva» da entrambe le parti.
09:51
09:51
Blinken presenta oggi il piano per il dopoguerra a Gaza
Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, presenterà oggi in un discorso al Consiglio Atlantico un piano per ricostruire e governare Gaza dopo la guerra, secondo quanto hanno riferito tre funzionari statunitensi ad Axios.
Il piano di Blinken si basa sull'istituzione di un meccanismo di governo che prevede il coinvolgimento della comunità internazionale e dei Paesi arabi, che potrebbero anche inviare truppe a Gaza per stabilizzare la situazione della sicurezza e fornire aiuti umanitari.
09:34
09:34
Le famiglie degli ostaggi israeliani: «Non disturbate le fasi finali dell'intesa»
Il Forum dei familiari degli ostaggi ed ex ostaggi israeliani ha lanciato un appello ai media, ai parlamentari della Knesset, ai social e all'opinione pubblica perché «si astengano dal rilasciare dichiarazioni che potrebbero danneggiare i negoziati» a Doha fra Israele e Hamas per il rilascio degli ostaggi nelle fasi finali e più delicate.
«Stiamo seguendo con vigilanza, speranza e preoccupazione le varie pubblicazioni sui media sull'intesa per il ritorno dei nostri cari» si legge nella dichiarazione. In essa si aggiunge quindi l'auspicio di un «accordo completo che assicuri il ritorno di tutti i prigionieri, fino all'ultimo, la riabilitazione di chi è ancora vivo e una sepoltura degna nel nostro Paese per chi è morto».
06:00
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Il punto alle 6.00
«Siamo molto a vicini a farcela. Devono farlo. Se non lo fanno, ci saranno un sacco di guai là fuori, un sacco di guai come non hanno mai visto prima. Ce la faranno». Così si è espresso il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump durante un'intervista con la rete Newsmax sullo stato delle trattative tra Israele e Hamas per una tregua a Gaza e per il rilascio degli ostaggi. «Capisco che c'è stata una stretta di mano - ha aggiunto il tycoon che fra pochi giorni si insedierà alla Casa Bianca - e che stanno finendo. Forse si farà entro la fine della settimana. Una cosa è però certa: si deve fare».