Calcio

Dopo il caso Diarra la FIFA si dice aperta al dialogo

Il governo del calcio mondiale è pronto a rivedere l'articolo 17 del regolamento sul trasferimento dei calciatori dopo che la Corte di giustizia europea ha dato ragione all'ex calciatore francese
©Michel Euler
Red. Online
14.10.2024 11:30

In seguito alla sentenza che opponeva Lassana Diarra alla FIFA, con il primo che ha avuto infine ragione, il governo del calcio mondiale ha annunciato lunedì di voler «avviare un dialogo approfondito con gli attori principali». L'organismo, infatti, intende rivedere parte dei regolamenti sui trasferimenti. «La FIFA lavorerà con loro per determinare le conclusioni da trarre dal caso Diarra e le relative modifiche da apportare all'articolo 17 del Regolamento sullo Status e il Trasferimento dei Calciatori (RSTJ)» ha spiegato Emilio Garcia Silvero, direttore della Divisione Legale della Federazione Internazionale, in un comunicato.

In particolare, l'esperto legale intende discutere i «parametri per il calcolo dell'indennizzo e delle sanzioni in caso di violazione del contratto» e il «meccanismo per il rilascio del certificato di trasferimento internazionale» che consente ai giocatori di cambiare club. «La FIFA agirà sempre in conformità con il diritto europeo» ha aggiunto Garcia Silvero. I rappresentanti dei giocatori e dei club, in seguito alla sentenza della Corte di giustizia dell'Unione Europea del 4 ottobre scorso, avevano chiesto un accordo collettivo nel calcio per regolare il mercato dei trasferimenti. In polemica e in rotta con il suo ex club, la Lokomotiv Mosca, l'ex centrocampista internazionale francese era stato multato nel 2016 per quasi 10 milioni di franchi per ingiusta violazione del contratto. Chi, a quel punto, voleva ingaggiare Diarra si ritrovò a dover gestire anche la multa. E questo in base a un punto del regolamento FIFA ora contestato dalla Corte di giustizia dell'Unione Europea.

La Corte, infatti, ha stabilito che alcune norme FIFA che regolano i trasferimenti fra i club sono contrarie al diritto dell'UE. Tali, addirittura, da «ostacolare la libera circolazione» dei calciatori professionisti. «Abbiamo bisogno di un accordo collettivo» aveva non a caso dichiarato all'AFP Pieter Paepe, avvocato del sindacato mondiale FIFPro. «Le regole devono essere negoziate tra giocatori e club, e non spetta alla FIFA, un ente di diritto privato, regolare unilateralmente questo rapporto di lavoro».