Il caso

Dopo il terremoto istituzionale la politica richiama alla prudenza

La Commissione giustizia e diritti s’interroga all’indomani della destituzione dei due giudici del TPC - Dadò: «Abbiamo fatto il nostro dovere» Mazzoleni: «I presidenti di partito non dovrebbero più guidare la commissione» - Secondo PS, PLR e Verdi anche i deputati devono fare autocritica
©Chiara Zocchetti

«Non mi sento affatto chiamato in causa. I deputati hanno fatto il loro dovere e, in qualità di presidente della Commissione giustizia e diritti, non avrei mai potuto far finta di niente di fronte a certe cose». Il giorno dopo la destituzione da parte del Consiglio della Magistratura dei giudici Francesca Verda Chiocchetti e Siro Quadri, la politica parlamentare riflette sulle cause del «terremoto istituzionale» che ha colpito il TPC. Un terremoto le cui faglie sembrano spingersi fino in Parlamento. Secondo Fiorenzo Dadò alla politica però non può essere imputato alcunché: «La vera responsabilità deve essere ricercata in chi è chiamato a dirigere e vigilare, ancor più in chi ha cucinato la brodaglia all’interno del TPC con atteggiamenti non certo consoni per quella carica. Non possiamo prenderci io e i colleghi la responsabilità per una situazione di malessere e degrado che si protrae da anni, e che non è stata gestita da chi era preposto a farlo», ossia il presidente Mauro Ermani. Dadò invita inoltre a considerare quanto scritto nel rendiconto del Consiglio della Magistratura. «Non una sola riga riporta quanto di grave stava avvenendo all’interno del TPC, e a redigere il rapporto è stato lo stesso presidente del Tribunale. Ebbene, Ermani non ha mai fatto riferimento a quanto stava accadendo, quando in realtà il Tribunale penale era una polveriera pronta a esplodere. Il risultato è lì da vedere. Ora non si può far credere che sia la politica ad aver esagerato, e tanto meno che sia stata la Commissione ad aver danneggiato l’immagine della Magistratura. Sono anni che le cose non funzionano, che si litiga nei corridoi, che volano gli stracci. E non siamo stati noi a inviare foto indecenti con bambini, come fossero fenomeni da baraccone. La politica non ha avuto alcun ruolo in questa vicenda, purtroppo ora si trova obbligata a occuparsene seriamente».

«Pressione insolita»

Eppure, secondo la Lega, l’intero caso poteva essere gestito meglio: «Come Lega - premette il vicecoordinatore del movimento di Via Monte Boglia Alessandro Mazzoleni - abbiamo preso atto della decisione del Consiglio della Magistratura. In quanto non conosciamo i dettagli, non entriamo nel merito della decisione. Prendiamo però atto che il CdM ha dato seguito celermente alla procedura, così come auspicato a più riprese anche dalla Commissione giustizia. Siamo convinti che non sia stata una decisione presa a cuor leggero». Tuttavia, sottolinea ancora Mazzoleni, «il CdM non ha fatto altro che dare seguito alle sollecitazioni della Commissione giustizia e diritti, la quale ha inoltre esercitato una pressione che solitamente non esercita. Come Lega abbiamo sempre invitato alla cautela e alla prudenza». La riflessione del leghista, però, si spinge oltre, poiché in gioco, dice, c’è la credibilità delle istituzioni. «Forse la Commissione ha contribuito a politicizzare la vicenda, e ciò sicuramente non ha giovato a mantenere i toni entro certi limiti». Quanto al ruolo del presidente della Commissione giustizia e diritti, secondo Mazzoleni occorre introdurre un correttivo: «La presidenza della Commissione incaricata di trattare dossier sempre molto delicati, tra cui anche le nomine di nuovi magistrati, non dovrebbe essere conferita a presidenti di partito che, come tali, sarebbero confrontati con un possibile conflitto d’interessi. Sia chiaro però che la Lega, al momento, non avanza alcuna richiesta di dimissioni nei confronti di Dadò».

«Nessuna reazione di pancia»

Più conciliante invece il capogruppo PS e membro della Commissione Ivo Durisch. Il quale, di fronte a un possibile nuovo strappo politico, richiama alla prudenza: «Ritengo che ciascuno debba fare le proprie riflessioni all’interno dell’ambito in cui opera. L’unica cosa che posso dire, però, è che la Commissione, forse, si è allarmata troppo. Pur avendo sempre manifestato fiducia nelle istituzioni, credo che la discussione abbia assunto toni troppo allarmistici nei confronti delle autorità competenti chiamate a dirimere la questione, ossia il Consiglio della Magistratura e la Commissione amministrativa». Un’ammissione di responsabilità che coinvolge tutti i membri della Commissione e che non punta il dito contro nessuno in particolare: «Il presidente è il portavoce della Commissione e, se il clima era quello, non ha fatto altro che rifletterlo. Eviterei di gettare ulteriore benzina sul fuoco», aggiunge Durisch. «Al di là delle possibili critiche ed errori commessi, quindi, ritengo che occorra interrogarci al nostro interno senza fomentare ulteriori strappi, non fosse altro poiché anche il ruolo del presidente della Commissione è un ruolo istituzionale». Quanto all’ipotesi che vi fosse un intento di politicizzare la vicenda, Durisch taglia corto: «Non credo che ci sia stata una spinta ad andare in questa direzione».

«Volevamo chiarire tutto»

«Sicuramente, in questa vicenda, la politica si è attivata in modo energico», ammette la deputata del PLR Cristina Maderni. «La stessa Commissione giustizia e diritti, fin da subito, ha voluto vederci chiaro, facendo approfondimenti e chiamando diverse autorità in audizione. Del resto, la gravità di quanto accaduto sembra essere dimostrata dai provvedimenti decisi dal CdM». Maderni tiene comunque a difendere l’operato della Commissione: «Le sollecitazioni sono state forti e le immagini ritenute inopportune da tutti. Quanto fatto era volto a poter chiarire una situazione che fin da subito è apparsa complessa, per permettere poi alla Magistratura di ripartire con il piede giusto». Ora, alla luce delle due destituzioni decise dall’organo di vigilanza, la granconsigliera vuole richiamare alla prudenza. «Sappiamo - dice - che è in corso una terza procedura (che coinvolge Ermani, ndr), quindi è presto per esprimersi compiutamente su tutta la vicenda. A mio avviso, il CdM sta lavorando in modo responsabile e speriamo a breve di poterne sapere di più».

«Abbiamo avuto un ruolo»

«È chiaro che anche la politica, a vari livelli, deve fare autocritica», commenta dal canto suo il co-coordinatore dei Verdi Marco Noi. «La politica potrebbe aver contribuito ad amplificare l’intera vicenda, e questo sarà sicuramente un tema da affrontare in Commissione. Detto questo, il caso non è ancora completamente chiarito». Secondo Noi, ogni membro della Commissione dovrebbe riflettere sulla situazione: «La vicenda è dolorosa e complessa. Di certo, non mi sento di mettere in croce nessuno».