Stati Uniti

Dopo quattro anni la svolta: la Fed taglia di mezzo punto

La banca centrale americana decide di agire con mano pesante visto il calo dell'inflazione e il peggioramento del mercato del lavoro – Jerome Powell: «Il nostro impegno rimane quello di portare il rincaro sotto il livello del 2%»
©SHAWN THEW
Roberto Giannetti
18.09.2024 23:15

Dopo quattro anni, la banca centrale americana, la Federal Reserve, ha deciso di attuare una decisa svolta nella sua politica monetaria, tagliando i tassi di interesse di mezzo punto e portandoli in una forchetta fra il 4,75% il 5,0%. In questo modo, i tassi scendono dal loro picco da 25 anni a questa parte. Per la banca centrale americana, che, secondo quanto annunciato questa sera, prevede un’altra riduzione di mezzo punto entro al fine dell’anno, è la prima riduzione del costo del denaro dal 2020. «Per oltre tre anni - ha commentato il presidente dell’istituto Jerome Powell - l’inflazione è stata di molto superiore al nostro obiettivo del 2%. Ma ora il rincaro è diminuito e la situazione del mercato del lavoro è peggiorato. Quindi è il momento di ri-calibrare la nostra politica monetaria. Il nuovo livello dei tassi ci permetterà comunque di puntare all’obiettivo di frenare l’inflazione, stimolando al contempo il mercato del lavoro». Nelle riunioni precedenti, la Fed aveva deluso i «sostenitori» del denaro facile mantenendo invariata la sua politica, anche se l’inflazione effettiva si era attenuata. 

I dati si bilanciano

Ora, nota la Fed, i rischi per l’occupazione e l’inflazione sono più bilanciati, mentre rimane l’impegno alla massima occupazione e a un’inflazione al 2%. L’istituto prevede che la disoccupazione si attesti al 4,4% alla fine del 2024, mentre l’inflazione è prevista scendere al 2,1% alla fine del 2025. La decisione di tagliare i tassi di mezzo punto non è stata unanime: in 11 hanno votato a favore, mentre la governatrice Michelle Bowman ha votato contro perché preferiva una taglio dello 0,25%. Dopo la decisione della Fed l’oro sale a nuovi record, con le quotazioni che salgono dello 0,8% a 2.590,13 dollari. A questo punto, i «dots» indicano un’altra riduzione da 50 punti base entro la fine dell’anno, e ancora un calo di un punto percentuale nel 2025. Per motivare la decisione, Jerome Powell ha affermato che «l’economia americana è in buona forma: c’è crescita, l’inflazione sta scendendo e il mercato del lavoro è sano. Ci impegniamo a mantenere questa situazione».

C’è ancora lavoro da fare

Questo allentamento della politica monetaria avviene nonostante il fatto che l’ultimo rapporto sull’indice dei prezzi al consumo (CPI) mostri un’inflazione al 2,5% e un CPI core al 3,2%. Allo stesso modo, l’indice dei prezzi delle spese per consumi personali era pari al 2,6% nel rapporto più recente. Anche il suo core era del 2,6%. Nessuno di questi numeri è pari al 2%. Ma secondo la Fed il miglioramento registrato negli ultimi mesi giustifica un calo dei tassi. La Fed comunque rimane ancorata all’obiettivo di inflazione del 2%, e rimane anche fiduciosa che questo livello sia raggiungibile. 

Occhio alle elezioni

La Fed si trova ad agire in un ambiente politico difficile e teso. Infatti mancano poco meno di due mesi alle elezioni presidenziali americane, che tra l’altro sono molto contestate, e chiaramente sull’operato della banca centrale aleggiano anche sospetti di influenze politiche. Ma Powell ha fugato questi dubbi. «Noi prendiamo una decisione come gruppo e poi la annunciamo - ha affermato -. È sempre così. Non si tratta mai di altro. Nient’altro viene discusso e vorrei anche sottolineare che le cose che facciamo influenzano davvero le condizioni economiche per la maggior parte con un ritardo». Dobbiamo ricordare che le decisioni della Fed implicano ampie ripercussioni a livello mondiale. Spesso la Fed agisce da apripista nelle variazioni dei tassi. Invece questa volta ha svolto il ruolo di «follower». Infatti molti altri istituti, fra i quali la Banca nazionale svizzera (BNS), la Bank of England e la Banca centrale europea (Bce), nonché gli istituti centrali di Canada e Messico, hanno già iniziato nei mesi scorsi a tagliare i tassi. 

Altri istituti seguiranno?

Ma molte altre - quali quelle indiana, sud coreana e sud africana - non hanno toccato il costo del denaro. Infatti agire avrebbe significato correre il rischio di indebolire le loro valute. Il taglio della Fed potrebbe quindi spingerle a compiere a loro volta il passo. L’allentamento potrebbe evitare un generale rallentamento economico globale.