Due minorenni feriti, uno ucciso

LONDRA - Il numero dei morti continua a salire, l'età delle vittime a scendere. La violenza di Londra, o almeno di quei quartieri di Londra a mano armata, continua a imperversare: e se l'ultimo morto è un ragazzo di 17 anni, gli ultimi due feriti - in un episodio separato e in circostanze non ancora chiare - sono bambini o poco più, due scolari di 15 e addirittura 12 anni.
Nella capitale britannica sono i coltelli a uccidere più dei fucili, aveva detto giusto un paio di giorni fa il presidente americano Donald Trump: impegnato a difendere le leggi Usa sulle "armi facili" di fronte alla lobby dei produttori della Nra anche a costo d'irritare a suon di battute caustiche gli alleati britannici o francesi. Ma ecco che, quasi a volerlo smentire, arriva in queste ore l'eco degli spari.
La notizia di un altro omicidio londinese, ultimo d'una serie nera segnata dall'inizio del 2018 dal sangue di oltre 60 vittime, consumato stavolta proprio a colpi di pistola. E poi quella del ferimento di due ragazzini centrati con armi da fuco a poca distanza fra loro in un caseggiato di High Street, Wealdstone, nel sobborgo nord-occidentale di Harrow a forte presenza di comunità indiane e dello Sri Lanka.
Entrambi sono ora in ospedale, mentre a perdere la vita, poche ore prima, era stato un ragazzo appena più grande, il 17enne Rhyhiem Ainsworth Barton, freddato da un proiettile fatale in un'altra area della metropoli, quella di Southwark, a sud del Tamigi. La polizia l'ha trovato agonizzante per strada sabato pomeriggio. E, nonostante i soccorsi, per strada è morto nel giro di meno di un'ora, prima ancora di poter arrivare in ospedale.
I fatti sono stati resi noti solo oggi da Scotland Yard, che al momento - come usa dire - "brancola nel buio". Nessun arresto, nessuna pista certa. Solo un senso di "déjà vu": ancora un "caduto" adolescente, ancora nella periferia, ancora fra le minoranze etniche. La madre lo piange disperata, ricordandolo come "un buon ragazzo" che studiava per diventare assistente sociale e dare aiuto ai bambini della comunità nera locale più sfortunati di lui. Il sindaco Sadiq Khan esprime il suo cordoglio via Twitter, tornando ad assicurare di voler affrontare la violenza giovanile come l'emergenza che è. Mentre riparte il rimpiattino delle responsabilità politiche fra amministrazione municipale laburista e governo centrale Tory.
Recriminazioni reciproche a parte, il problema resta. E non sembra che la distinzione fra accoltellamenti e sparatorie possa portare lontano. Perché se è vero che i primi si moltiplicano (e non solo a Londra, oggi è toccato pure a un 20enne di Liverpool), è altrettanto vero che le seconde diventano sempre meno episodiche: con un mezza dozzina di "esecuzioni" in stile pseudo mafioso perpetrate solo negli ultimi due mesi, in più di un caso contro ragazzi (o ragazze) a stento maggiorenni.
Del resto non è tanto il numero complessivo degli omicidi ad allarmare, in questo inizio d'anno orribile per la capitale del Regno. In una città di oltre 8 milioni di abitanti 60 morti sono una "statistica" che tutto sommato ci può stare, purtroppo, e rispecchia ad esempio quella di New York. La differenza è che, rispetto alla Grande Mela, il trend è invertito: lì si scende, qui si sale. Senza contare l'impressione da mondo a parte - niente legge né testimoni - degli scenari ricorrenti di queste "rese dei conti". Ma soprattutto l'età, il colore della pelle, l'apparente condizione da paria sociali di quasi tutte le vittime. E degli assassini, quando li si trova.