Cornaredo

Due passi alla masseria, di ieri e di domani

Entro l’estate termineranno i lavori di ristrutturazione del complesso storico e futuro centro sociale – Abbiamo visitato il cantiere con fra Martino
©Gabriele Putzu
Valentina Coda
22.05.2023 06:00

Ai suoi occhi quegli spazi hanno già preso vita. «Qui ci sarà la cucina, da questa parte una grande vetrata, di là un salottino, poi gli uffici, fuori un prato e dietro un orto». Ci spiega con precisione chirurgica dove, come e in che misura verranno composti gli spazi. Ai nostri occhi, invece, travi di legno, ponteggi, tubi, operai ovunque, locali vuoti, pareti bianche e odore di intonaco. Fra Martino, da buon padrone di casa, ci ha aiutato ad immaginare come sarà la Masseria di Cornaredo nel prossimo futuro, quando i lavori di ristrutturazione, iniziati nella primavera del 2021, saranno terminati. Il suo è un appuntamento fisso: ogni lunedì pomeriggio, caschetto giallo in testa, va in cantiere per fare il punto con l’architetto, il direttore dei lavori, il capo cantiere e vari artigiani. «Tutto procede secondo tempistiche e preventivo – annota –. A luglio finiremo i lavori e il 1. ottobre sposteremo qui il Centro sociale Bethlehem. Poi, l’inaugurazione ufficiale».

Favorire l’interazione sociale

Entrando dal cancello, tre stabili a ferro di cavallo abbracciano una grande corte. La facciata interna della struttura che dà su via Trevano si è appena liberata dai ponteggi. Elementi dell’architettura agricola, come gli sportelloni in legno del vecchio fienile, si alternano alle vetrate e alle colonne in pietra. Al piano terra il ristorante con una cinquantina di coperti all’interno e una trentina all’esterno. In fondo, una grande cucina che servirà sia la mensa sociale (con una quarantina di coperti) che il ristorante. Fra Martino non esclude che per il prossimo pranzo di Natale il ristorante possa essere messo a disposizione del Centro Bethlehem, per aumentare la capienza e quindi il numero di persone (durante il pranzo gratuito di Pasqua erano stati serviti oltre duecento pasti, ndr). Al primo piano, invece, otto camere da letto doppie a finalità turistica. Gli spazi, tiene sottolineare fra Martino, sono volutamente aperti per favorire l’interazione e situazioni di dialogo tra gli ospiti del bed&breakfast e i più bisognosi.

Di opposizioni e accordi

Le facciate dello stabile che guarda verso via Sonvico vedranno solo gli interventi necessari. Frutto, questo, di un accordo con la Società ticinese per l’arte e la natura (STAN), che aveva fatto opposizione al progetto nel 2019, poco dopo che la Fondazione Francesco aveva inoltrato la domanda di costruzione al Comune di Porza, dove risiede la Masseria. In sintesi, la STAN ha sempre lodato l’operazione di recupero e la nuova funzione della struttura, ma aveva come l’impressione che non si stesse procedendo ad un restauro vero e proprio. Che ci si limitasse «a una ristrutturazione che, tra demolizioni, aggiunte e trasformazioni, intaccherebbe irreparabilmente parti importanti della sostanza storica degli edifici», si legge sull’ultimo numero della rivista della STAN. Dopo gli studi del caso, le richieste della Società sono state assecondate dalla Fondazione Francesco. «Nel 2017 avevamo chiesto al Municipio di Lugano disponibilità di spazi per la mensa sociale e il dormitorio – ci spiega fra Martino –. Ci avevano proposto l’ex PTT a Viganello e altre sedi, ma non andavano bene. Nel 2019, poi, abbiamo trovato questa convenzione con la Città».

Stessi servizi, orari prolungati

Parentesi a parte, al piano terra troviamo la sala con il vecchio torchio, recentemente restaurato e unico elemento storico del complesso protetto a livello cantonale (in origine era un albero di castagno). In questa sala verranno venduti prodotti locali e organizzati piccoli eventi, e troverà spazio anche una finalità didattica. Nella parte posteriore che dà sul bosco si insedierà il Centro Bethlehem dal primo ottobre e la mensa sociale (che si affaccia sulla corte interna). «Visto che il centro sociale garantirà l’apertura dalle 8 alle 20 sette giorni su sette, dovremo aumentare gli operatori che ci lavorano – annota sempre fra Martino –. Adesso, alla casetta gialla vicino alla pista di ghiaccio, sono in sei, ma da ottobre pensiamo di arrivare fino a nove persone». I servizi, ovviamente, non cambieranno, come la possibilità di fare la doccia, il bucato e mangiare. Una chicca della futura casa del Centro Bethlehem? Vicino al salottino, dove chi ne ha bisogno o avrà voglia potrà rilassarsi o leggere un libro, ci sarà l’ufficio dei servizi sociali all’interno di una parte molto particolare della Masseria. Ovvero dentro una sorta di nicchia in sasso a forma di arco. Al primo piano, invece, una sala multiuso. Fra Martino ci racconta che originariamente potrebbe essere stata una cantina che serviva per far riposare il formaggio, vista anche la vicinanza con la stalla (ora la cucina e il ristorante). La famiglia Bizzozzero si è presa cura della fattoria per oltre duecento anni. Dal 1989 e per i successivi trent’anni è rimasta abbandonata, è deperita in fretta ed è stata oggetto di vari atti vandalici e di un incendio. Fino al 2019, quando si è deciso di dare una seconda vita a una delle ultime masserie del Luganese.

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