Il caso

Dure condanne per gli attacchi israeliani contro l'UNIFIL: «È un crimine di guerra»

Critiche allo Stato ebraico per gli attacchi contro la missione di pace delle Nazioni Unite in Libano - Human Rights Watch chiede un'indagine internazionale urgente
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Red. Online
11.10.2024 10:30

Gli attacchi dell'esercito israeliano contro le unità di peacekeeping delle Nazioni Unite nel Libano sudoccidentale rappresentano una «violazione delle leggi di guerra». È la denuncia della ONG Human Rights Watch (HRW) che ha chiesto all’ONU e ai Paesi membri dell’organizzazione di avviare con urgenza «un'indagine internazionale sulle ostilità tra Libano e Israele con il mandato di denunciare pubblicamente le violazioni». Secondo la ONG, le forze israeliane dovrebbero cessare gli attacchi illegali e consentire alla missione ONU di adempiere ai suoi doveri di protezione civile e umanitari come previsto dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

La Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite (UNIFIL) ieri ha fatto sapere che un carro armato israeliano ha aperto il fuoco e colpito una torre di osservazione del quartier generale dell'UNIFIL a Naqura, ferendo due peacekeeper indonesiani. Anche la sede principale della missione, sempre a Naqura, è stata «colpita ripetutamente» dall’esercito israeliano, mentre alcuni soldati  hanno sparato contro una terza base a Labbouneh, colpendo l’ingresso di un bunker dove si stavano riparando alcuni membri del personale e danneggiando veicoli e un sistema di comunicazione.

L'UNIFIL ha inoltre affermato che il giorno precedente, il 9 ottobre, le forze dello Stato ebraico hanno deliberatamente aperto il fuoco e disattivato le telecamere di monitoraggio nel quartier generale. Secondo le leggi di guerra, denuncia ancora HRW, il personale delle Nazioni Unite coinvolto nelle operazioni di mantenimento della pace, compresi i membri armati, sono considerati civili e gli attacchi deliberati contro di loro e le loro strutture sono illegali ed equivalgono a crimini di guerra.

Lama Fakih, direttore per il Medio Oriente e il Nord Africa di Human Rights Watch, ha dichiarato: «I peacekeeper dell'ONU nel Libano meridionale hanno da tempo svolto un ruolo cruciale di protezione civile e umanitario. Ogni attacco ai peacekeeper dell'ONU da parte delle forze israeliane viola le leggi di guerra e interferisce pericolosamente con la protezione civile e il lavoro di aiuto dell'UNIFIL».

In un post diffuso sulla piattaforma X, le forze israeliane (IDF) hanno affermato che «Hezbollah opera all'interno e in prossimità delle aree civili nel Libano meridionale, comprese le aree vicine all'UNIFIL».

Gli attacchi arrivano in seguito a una richiesta all'UNIFIL di trasferirsi a più di cinque chilometri dal confine tra Israele e Libano «il prima possibile, per garantire la vostra sicurezza». Ma il sottosegretario generale per le operazioni di pace ONU, Jean-Pierre Lacroix, aveva risposto che l'UNIFIL non avrebbe evacuato il suo personale e che i peacekeeper sarebbero rimasti nel Libano meridionale.

L'UE: «Non è accettabile»

L’attacco israeliano è stato duramente condannato da più parti. Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha affermato che «un attacco contro una missione di pace delle Nazioni Unite è irresponsabile e non è accettabile, ed è per questo che invitiamo Israele e tutte le parti a rispettare pienamente il diritto umanitario internazionale».

La condanna della Svizzera

Anche la Svizzera ha chiesto un'indagine. Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) in un commento pubblicato su X ieri in tarda serata ha scritto: «È necessario avviare un'inchiesta. Ci aspettiamo che l'IDF e Hezbollah garantiscano la sicurezza delle truppe UNIFIL in qualsiasi momento».

A margine di una riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza dell'ONU, la rappresentanza svizzera ha chiesto nuovamente «che tutte le ostilità cessino immediatamente», si legge in un secondo post. «Il diritto internazionale umanitario deve essere rispettato da tutte le parti e in tutte le circostanze», ha precisato il DFAE.

Tensioni tra Italia e Israele

Dopo l’attacco, l’Italia ha «protestato fermamente», con il ministro della Difesa Guido Crosetto che ha parlato con l'omologo israeliano Yoav Gallant e ha convocato l'ambasciatore dello Stato ebraico a Roma. «Non si tratta di un errore, non si tratta di un incidente. Gli atti ostili reiterati delle Forze israeliane contro la base UNIFIL potrebbero costituire crimini di guerra e sicuramente sono gravissime violazioni del diritto internazionale. Questi incidenti sono intollerabili, devono essere accuratamente e decisamente evitati».

Anche il ministro degli esteri Antonio Tajani non ci è andato leggero. In una intervista al Corriere della Sera, il vicepremier italiano ha detto di aspettarsi le scuse del Governo israeliano e la condanna per quanto avvenuto: «È inaccettabile ciò che è successo a danno di alcune postazioni di UNIFIL nel Sud del Libano, è inaccettabile che per errore o, ancora peggio, intenzionalmente vengano colpite basi di UNIFIL. Da un paio di settimane il governo italiano avvertiva quello israeliano di questo pericolo: io stesso ho chiamato tre volte negli ultimi giorni il mio collega israeliano Israel Katz. E poi, visto che abbiamo stabilito da anni un rapporto molto intenso, ho chiamato due volte il presidente Herzog».

Cos’è l’UNIFIL

L'UNIFIL è una missione di mantenimento della pace nel Libano meridionale istituita dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nel 1978. Il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha ampliato il mandato originale, per confermare il ritiro di Israele dal Libano, dopo la guerra del 2006 tra Hezbollah e Israele. In base al suo mandato ampliato, le forze UNIFIL dovevano monitorare la cessazione delle ostilità e aiutare a garantire l'accesso umanitario ai civili e il ritorno degli sfollati.

In quanto forza di mantenimento della pace, l'UNIFIL «ha il  mandato  di garantire la stabilità nell'area, proteggere la popolazione civile e supportare le parti nell'adempimento delle rispettive responsabilità verso il raggiungimento di un cessate il fuoco permanente». Ciò include l'uso della forza per «proteggere i civili sotto minaccia imminente di violenza fisica».

Il personale ONU coinvolto in operazioni di mantenimento della pace, compresi i peacekeeper armati, è considerato civile ai sensi del diritto umanitario internazionale e ha diritto a tutte le protezioni civili. Le leggi di guerra richiedono alle parti di un conflitto di prestare costante attenzione durante le operazioni militari per risparmiare la popolazione civile e di «prendere tutte le precauzioni possibili» per evitare o ridurre al minimo la perdita accidentale di vite civili e i danni agli oggetti civili.

Secondo lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale (CPI), «dirigere intenzionalmente attacchi contro personale, installazioni, materiali, unità o veicoli coinvolti in una missione di assistenza umanitaria o di mantenimento della pace in conformità con la Carta delle Nazioni Unite», che hanno diritto alla protezione dei civili, è un crimine di guerra nei conflitti armati sia internazionali che non internazionali.