L'intervista

È arrivato il momento di staccare gli occhi dallo schermo e «disconnettersi»?

Si moltiplicano le offerte per un'esperienza lontano dalla tecnologia, in particolare dai cellulari, le cosiddette «digital detox» – Ne abbiamo parlato con chi le offre e con Dipendenze Svizzera
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Jenny Covelli
04.03.2023 18:45

Corsi per staccarsi dal cellulare. Digital detox per smartphone addicted. Giornata no tech. Come disintossicarsi dalla tecnologia. Dipendenze digitali. Vacanza disconnessa. E chi più ne ha più ne metta. Sono sempre di più le offerte per un'esperienza lontano dalla tecnologia, in particolare dagli smartphone, fuori da un mondo che ci sta risucchiando. Non mancano le offerte nella Svizzera tedesca e romanda, ma anche il Ticino inizia a lanciarsi nell'avventura (un esempio? «La Ferrovia Monte Generoso t’incoraggia a pianificare una giornata Digital Detox»). Ci sono addirittura appartamenti su Airbnb che promettono «Wild Valley digital detox» in valle. Ritiri digitali, insomma. Ma ne abbiamo davvero bisogno?

Le cifre

Nel 2017, in Svizzera il 3,8% della popolazione dai 15 anni in su utilizzava Internet in una forma considerata «problematica» (vedi definizione in fondo all'articolo). Il fenomeno riguarda più gli uomini (4,3%) che le donne (3,3%). La quota di persone che utilizza Internet in modo problematico diminuisce gradualmente con l’avanzare dell’età. Lo fanno più spesso le persone straniere e quelle con un grado di formazione basso. I dati sono basati su un indicatore che fa parte del sistema di monitoraggio delle dipendenze e delle MNT (MonAM) dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP). 

L’uso problematico di internet è in generale associato ad una perdita di controllo, scrive Dipendenze Svizzera, una squadra interdisciplinare e multilingue attiva nell’ambito delle dipendenze, della prevenzione e della promozione della salute, anche a livello politico. Proprio a loro rivolgiamo la nostra domanda: la «dipendenza digitale», da Internet e dalla tecnologia in generale ma in particolare dagli smartphone, è un problema reale? «Secondo le ricerche attualmente disponibili, la comunità scientifica tende a dire che sono alcuni contenuti di Internet (gioco d'azzardo, games, pornografia, ecc.) a creare dipendenza, non necessariamente Internet o lo schermo in sé. Ciò non significa che un uso eccessivo di quest'ultimo non possa causare problemi in termini di tempo trascorso, perdita di relazioni sociali, mancanza di sonno, preoccupazione di perdere informazioni o messaggi, ecc. Si tratta di un problema che deve essere comunque affrontato». E in effetti, secondo i dati disponibili sull'intera popolazione (purtroppo non molto recenti) sono piuttosto i giovani quelli interessati da un utilizzo problematico di Internet. «Ma è emerso che spesso si tratta di un fenomeno transitorio».

Consapevolezza per prevenire e «curare»

Tra quelli che propongono programmi di «disintossicazione» intesa come «disconnessione» c'è Mario Sgarrella, che lo scorso autunno ha fondato unpluggo, con sede a Berna. Le offerte attuali sono tre: atelier da una giornata, cinque programmi spalmati su tre mesi, uno stage di «sopravvivenza» di tre giorni in montagna. «Il mio è un approccio di minimalismo digitale ed educazione digitale – ci spiega –. Per me è importante far capire ad adulti e ragazzi che la tecnologia può non rappresentare un problema, se impariamo a controllarla. Se ti svegli la mattina e pensi "oddio, quante notifiche, sono già stressato", in realtà non ti rendi conto che sono cose su cui puoi avere il controllo. Mi stupisco sempre di quante persone non abbiano mai provato a fare qualcosa per cambiare». Ecco perché l'educazione digitale: «Io non sono favorevole a chi dice di buttare fuori dalla finestra il cellulare. Non sarebbe realistico. Bisogna, però, imparare a controllarlo». Il riferimento, tra gli altri, è a come le aziende sfruttano il tempo che passiamo sulle piattaforme per l'indirizzamento dei contenuti. Le persone vengono incentivate a consumare con messaggi pubblicitari fatti su misura per loro, mentre chi non rientra in quel gruppo target non li nota neanche. «Bisogna spiegare ai ragazzini che quello che trovano sul loro schermo non è lo stesso di quello che vede l'amico accanto. Che viene loro mostrata gente che la pensa al loro stesso modo, perché i messaggi sono personalizzati. L’educazione digitale è anche uscire e vedere cosa pensano gli altri». Per non parlare dei pericoli, ad esempio, del cyberbullismo e del sexting: «Prima di mandare una foto osé al fidanzatino, bisogna rendersi conto che tra un anno molto probabilmente quello non sarà più il fidanzatino. Ecco perché è fondamentale l'educazione, prendere coscienza delle conseguenze. Poi ci sono gli effetti cognitivi, psicologici, di salute mentale e pure fisici».

Avere in mano il telefono al ristorante è come mettere un giornale tra noi e la persona che c'è dall'altra parte del tavolo, il formato è solo più piccolo. Qualcuno si porterebbe mai dietro un libro a un tête-à-tête?

Spesso sono le famiglie a contattare unpluggo, perché cercano delle soluzioni per tornare a fare qualcosa insieme, anche nella natura. «Non si può pretendere che i propri figli si separino completamente da cellulari, tablet e videogiochi per salire sulla bicicletta o sull'altalena. Ma a volte basta partecipare tutti insieme a un esperimento: calcolare il tempo che si passa sullo smartphone e chiedersi "se avessi quelle ore in più sull'arco della giornata, a cosa le dedicherei?". Emergono hobby, desideri, attività rimandate da anni. Buone pratiche da inserire in una nuova routine. Come la creazione all'interno dell'abitazione di "zone free" in cui vietare l'utilizzo del cellulare: il tavolo da pranzo, la camera da letto, la sala dei giochi dei bambini. È una scoperta». Il nostro interlocutore usa di frequente un esempio visivo: «Avere in mano il telefono al ristorante è come mettere un giornale tra noi e la persona seduta all'altro capo del tavolo. Il formato è solo più piccolo. Qualcuno si porterebbe mai dietro un libro a un tête-à-tête?».

Altre volte sono le aziende a rivolgersi a unpluggo. Secondo lo studio «Job-Stress-Index» di Promozione Salute Svizzera, chi vive un rapporto sfavorevole tra carichi e risorse sul posto di lavoro è più emotivamente spossato non solo nel breve ma anche nel lungo periodo. Le variazioni del Job Stress Index, oltre alla spossatezza emotiva predicono anche la perdita di produttività legata alla salute, lo stato di salute e gli atteggiamenti verso il lavoro. La percentuale di persone occupate che si sentono emotivamente spossate, nel 2022 supera per la prima volta dal 2014 la soglia del 30%, raggiungendo il 30,3%. La percentuale di persone occupate il cui Job Stress Index si colloca nella zona critica è del 28,2%. «Sono persone esauste emozionalmente. Lo stress, poi, porta a costi, assenteismo, presenzialismo. A loro offriamo "corsi di consapevolezza": capire se si ha un problema e/o come evitare che lo diventi. A volte è sufficiente porsi dei limiti, imporsi degli orari, capire quali sono i propri limiti».  

Chiedere aiuto

Bene, tutto bellissimo. Ma le «digital detox» possono davvero essere utili quando si tratta di una dipendenza? Rivolgiamo nuovamente la domanda a Dipendenze Svizzera: «Se si tratta di una dipendenza accertata - ci fa notare il portavoce -, una giornata o un solo weekend di "disintossicazione" non sarà mai sufficiente. E non siamo a conoscenza di studi scientifici che abbiano valutato l'efficacia di una simile misura. Ma quando non c'è una dipendenza vera e propria, diagnosticata da un professionista, un passo simile può sicuramente rivelarsi utile e può fornire un'esperienza che, perlomeno, faccia riflettere. Staccare la spina per un po' è comunque benefico!». Al momento le offerte sono «nuove» e non è facile stabilirne la qualità. Ad ogni modo, se una persona avverte la perdita del controllo su una o più attività online o nell'utilizzo dello smartphone (o se tali preoccupazioni vengono sollevate dalle persone a lei vicine) e questo le causa problemi significativi nella vita quotidiana, la raccomandazione è una: «Rivolgersi a un servizio specializzato per stabilire se si tratta di una dipendenza, di un altro disturbo o di un problema del tutto diverso, e così trovare una risposta adeguata».

Consapevolezza, diceva Sgarrella. Per Dipendenze Svizzera la prevenzione passa anche dalla scuola, in modo che i giovani che crescono con questi strumenti ne facciano un uso consapevole e sappiano come controllarne l'uso. «C'è un intero programma della Confederazione che può aiutare: Giovani e media, il portale informativo per la promozione delle competenze mediali». Anche e soprattutto i genitori hanno un ruolo importante: «Possono (e devono) essere un modello per i loro bambini e ragazzi e aiutarli a gestire gli strumenti tecnologici. A questo scopo, abbiamo pubblicato un opuscolo che aiuta a discutere con bambini e ragazzi: "Quali sono i rischi associati all'uso degli schermi? Cosa si intende per uso ragionevole degli schermi? Dove tracciamo il limite? Come possiamo trovare il giusto equilibrio nelle regole educative? Questa guida propone modi per accompagnare i ragazzi nell'uso consapevole degli schermi. Senza dimenticare, ovviamente, quanto è importante incoraggiare le attività del tempo libero senza schermi, all'aperto, con amici veri».

Utilizzo problematico di Internet

La rilevazione dell’utilizzo problematico di Internet – indicatore calcolato sulla base dei dati ricavati dall’indagine sulla salute in Svizzera – è basata sulla scala CIUS (Compulsive Internet Use Scale). Per il 2017 viene applicata la forma ridotta (a otto posizioni) della scala CIUS secondo Gmel et al. (2019), che tiene conto degli aspetti seguenti: avere difficoltà a controllare l’uso di Internet; preferire l’utilizzo di Internet anziché trascorrere tempo con altre persone; avere mancanza di sonno a causa di Internet; non vedere l’ora di utilizzare nuovamente Internet; utilizzare Internet in modo sempre più frequente e prolungato; trascurare altre attività a favore di Internet; utilizzare Internet in caso di tristezza o depressione; sentirsi irrequieti e frustrati quando non è possibile collegarsi alla rete. Per ogni persona e per ognuno di questi otto aspetti viene calcolato un valore su una scala da 0 a 4. Se la somma supera un valore predefinito (cut off di 12 punti), se ne deduce che il comportamento nei confronti di Internet è problematico.
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