È Boas Erez il quinto nome dei rossoverdi
Il suo nome è sulla bocca di tutti da mesi, da quando ha lasciato intendere di essere disponibile ad entrare in politica. Al punto da dare il via a una contesa tra PLR e PS, a caccia del suo sì, della sua disponibilità. Ora manca solo l’ufficialità (che giungerà mercoledì in conferenza stampa) ma sin d’ora si può confermare che il quinto nome per la corsa al Consiglio di Stato sulla lista PS-Verdi è quello di Boas Erez, l’ormai ex rettore dell’USI. Inutile tentare di raccogliere conferme, nessuno nella giornata di ieri si è sbottonato a microfono aperto. Ma l’accordo tra i due partiti è ormai cosa fatta, come pure il sì dello stesso Erez (a chi di dovere è arrivato). Tutto era già pronto prima dello scorso weekend, prima del Congresso del PS che ha dato definitivamente luce verde ai propri due candidati: a netta maggioranza sono stati scelti Marina Carobbio, consigliera agli Stati e l’esponente della GISO Yannick Demaria.
Già qualche mese fa Erez era stato associato alla sinistra, ma l’interessato non si era mai espresso sulle sue reali intenzioni. Anche perché a fargli la corte non c’erano solo i copresidenti del PS Laura Riget e Fabrizio Sirica, ma pure il presidente del PLR Alessandro Speziali. Erez era stato intercettato anche alla festa del PLR per il 1. agosto quando, dialogando sul palco con Speziali sulla «svizzeritudine», aveva affermato che a livello di ricerca e formazione siamo «sul tetto del mondo», non solo con i politecnici federali, ma anche con gli altri istituti accademici. Ma quell’avvicinamento non era stato gradito all’interno del PLR così che le strade dei due si sono divise. L’aera rossoverde, che correrà unita alle elezioni del prossimo 2 aprile, era alla ricerca di un profilo della cosiddetta «società civile», indentificato da entrambi nella persona di Erez che ora scende in campo con obiettivi e intenzioni che lui stesso elencherà domani mattina in sede di presentazione a Bellinzona. La sinistra, schierando Erez, conta anche di portare in casa il voto di qualche radicale.