«È il momento di riflettere sul ruolo da dare all’IA»
A ogni fine anno, sono molti (media e non) a proporre le parole più significative, quelle che più hanno condizionato l’opinione pubblica nei dodici mesi precedenti. Per il 2024 abbiamo letto molte proposte, ma centrale ci sembra essere rimasta l’IA, ovvero l’intelligenza artificiale. Protagonista indiscussa a livello mediatico, sì ma anche politico. E allora abbiamo pensato di sollecitare alcune personalità di vari ambiti per diverse letture del fenomeno. Offrendo, quale punto di partenza, le seguenti tre domande: 1. L’IA sta evolvendo e si sta inserendo nella nostra quotidianità secondo le sue aspettative? 2. Quanto è concreta la possibilità di regolamentare efficacemente l’IA a livello internazionale e quale ruolo potrebbero giocare Paesi come Svizzera o Italia? 3. Nel corso del 2024 qual è l’applicazione legata all’intelligenza artificiale che più l’ha sorpresa?
Bruno Giussani
«L’intelligenza artificiale è una tecnologia piena di promesse. Non “ci guarirà dal cancro” e non “risolverà la crisi climatica” come l’esaltano i suoi promotori: ma potrà contribuire, assistere, accelerare soluzioni a problemi anche grandi se usata, come dire, intelligentemente. Ciò significa riflettere all’arrivo di questi sistemi d’un tipo nuovo nella società e nell’economia. Finora tutte le tecnologie erano di tipo strumentale: rispondevano ai comandi. L’IA è la prima alla quale stiamo dando attributi di autonomia. Per ora, onestamente, nessuno è in grado di valutarne i veri impatti. I primi studi sono contraddittori. E siamo tutti troppo condizionati da seducenti narrative attorno ai benefici futuri dell’IA: l’idea, propagata dalle Big Tech, che la rapida evoluzione tecnologica in corso è inevitabile, che non c’è altra scelta, che fermarsi a pensarne le implicazioni, a mettere dei paletti (certo che bisogna regolamentare) per proteggere la società, la democrazia, la salute mentale della gente, non si può fare perché perderemmo “il vantaggio competitivo” (cioè la possibilità - per loro - di generare profitti e accumulare potere). Una cosa da sapere è che lo sviluppo tecnologico funziona a due velocità: l’avvento dell’IA è inevitabile; ma non è inevitabile che abbia la forma rapace, manipolatrice, concentratrice di risorse che ha oggi. L’altra è che qualcuno - che non è l’utilizzatore - possiede, controlla e istruisce i chatbot e tutte le altre forme di IA».
Bruno Giussani è giornalista, è stato fino al 2023 curatore globale della piattaforma TED
Luca Gambardella
«Sono sempre stato un sostenitore dell’IA come una metodologia che risolve problemi ispirandosi all’intelligenza umana (AI Debole) ma senza l’aspirazione di imitarla. Piuttosto che con macchine “fredde” oggi mi affascina l’idea di poter convivere con macchine che posseggano una forma di coscienza con le quali interagire con le nostre stesse regole e le nostre stesse logiche. L’interazione sarebbe più gestibile se non migliore. Il tema della regolamentazione è un tema altrettanto importante che ci permette di riflettere su come vogliamo la società di oggi e quella di domani. Un aspetto che ritengo imprescindibile è la trasparenza sui dati utilizzati per addestrare i moderni sistemi di intelligenza artificiale, quali le reti neuronali o ChatGPT. L’Europa, a partire dall’AI Act è avanti su questo discorso, ma dobbiamo reagire allo slogan “l’Europa regola, gli Stati Uniti innovano”. La vera sfida è mantenere fermi questi principi senza trascurare gli aspetti sociali e di sviluppo economico, pensando a un concetto generale di IA Sostenibile. Detto questo, sono rimasto sorpreso dai due Premi Nobel per la Fisica e la Chimica assegnati all’intelligenza artificiale, che è stata protagonista anche nell’edizione di BoldBrain 2024 che ha premiato, come prima e terza, due startup innovative incubate presso l’USI StartUp Centre. La vincitrice, In Virtuo Laboratories Sagl, si occupa di velocizzare con l’IA la progettazione di nuovi farmaci, mentre GraphSight SA di fornire con l’IA previsioni energetiche accurate per fonti rinnovabili. Sempre in Ticino, PrivateGPT, una intelligenza artificiale sviluppata a Lugano da Artificialy SA, mantiene i dati privati e, senza accedere a internet, conversa e traduce in otto lingue, dialetto compreso».
Luca Gambardella ha diretto l’Istituto Dalle Molle ed è prorettore all’innovazione dell’USI
Cristina Giotto
«L’aspetto che più mi affascina dell’IA è la sua potenzialità di diventare uno strumento indispensabile per migliorare la vita delle persone, sia a livello personale che professionale. Quello che mi preoccupa è che per sfruttare al meglio questa tecnologia, le persone devono essere consapevoli delle loro opportunità, ma anche dei rischi. L’IA è una creazione umana e, come tale, apprende da noi. Non è una fonte di verità assoluta, ma uno strumento che può essere plasmato e migliorato. È importante ricordare che l’IA può portare a cambiamenti nel mondo del lavoro, ma offre anche nuove opportunità. Per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle potenzialità e i rischi dell’IA, ATED sta organizzando il Festival transfrontaliero Ticino e Regione Insubrica che si terrà il prossimo 13 febbraio 2025, presso il Palazzo dei Congressi a Lugano e il 20 febbraio 2025 a Como. In prospettiva, il binomio IA + Robot è certamente quello più affascinante e al contempo inquietante. L’intelligenza artificiale e la robotica stanno trasformando radicalmente il nostro mondo, offrendo opportunità senza precedenti nei settori della sanità, dell’industria e della ricerca, ma non solo. Tuttavia, l’evoluzione rapidissima di queste tecnologie solleva interrogativi cruciali sulla loro etica e sul loro impatto sulla società. La capacità dei robot di interagire con gli umani in modo sempre più naturale apre scenari affascinanti, ma pone anche sfide significative in termini di sicurezza e privacy. È fondamentale che lo sviluppo dell’IA sia accompagnato da una riflessione costante sulle sue implicazioni sociali ed etiche, al fine di garantire che queste tecnologie siano utilizzate a beneficio dell’umanità. Il 2024 è stato un anno di svolta, in cui abbiamo assistito a progressi straordinari in questo campo, ma è anche un anno che ci invita a riflettere sul ruolo che vogliamo che l’IA abbia nel nostro futuro».
Cristina Giotto è direttrice di ATED, l’associazione dedicata alle tecnologie e al digitale
Stefano Modenini
«Sinceramente è difficile avere aspettative, in quanto l’intelligenza artificiale è in rapida evoluzione. E dunque, dire ora quali obiettivi possono essere raggiunti è complesso. Credo che per il momento l’impatto nella nostra vita quotidiana è ancora tutto sommato limitato, mentre ci attendiamo importanti sviluppi ad esempio nella medicina, nell’utilizzo della robotica in ambito professionale, nei diversi settori economici. L’IA dovrebbe aiutarci anche nel fare fronte al calo demografico. Per quanto concerne la discussione sulla regolamentazione dell’IA, il dibattito è già in corso a livello internazionale. Tutti sono concordi nell’affermare che è necessario regolamentare per prevenire pericoli e derive legate alla sicurezza e alla diffusione di informazioni false. Gli interessi in gioco sono però notevoli e dunque non è ancora chiaro fin dove le Nazioni sapranno darsi delle regole efficaci. Inoltre, regolare la tecnologia è sempre difficile, tanto più se ci troviamo di fronte a una tecnologia che ha un potenziale enorme ancora inespresso. A parte pensare alle regole, credo che si debba agire a livello culturale, diffondendo il più possibile un utilizzo consapevole ed etico delle tecnologie. Guardando avanti, pur non essendo io un esperto del settore, vedo che l’integrazione dell’intelligenza artificiale con i computer quantistici - cioè calcolatori che sfruttano le proprietà delle leggi della fisica e i principi della meccanica quantistica - permette di svolgere calcoli in maniera molto più veloce rispetto ai super computer che stiamo usando oggi. Il risultato di questa velocizzazione dei calcoli determinerà a livello pratico molti cambiamenti, ad esempio nella prevenzione delle malattie, a livello di produttività, nella sicurezza, a livello di cambiamento climatico».
Stefano Modenini è direttore di AITI, l’associazione delle industrie ticinesi
Barbara Gallavotti
«A fine 2022 è stato rilasciato ChatGPT e in quel momento ci siamo tutti resi conto dell’ingresso dell’intelligenza artificiale nelle nostre vite. Anche se non ci facevamo caso, però, essa era presente già da molti anni, come strumento utilizzato nella ricerca, nella medicina, nell’industria, e persino nei programmi navigatori e nei nostri cellulari, ad esempio per il riconoscimento delle immagini. Nel 2024 un aspetto interessante è stato il suo utilizzo nel corso di diverse elezioni in Asia, quando alcuni candidati hanno fatto ricorso a questa tecnologia per inviare messaggi personalizzati agli elettori. Quello a cui stiamo assistendo quindi è un divenire sempre più capillare della IA. La sua ascesa però potrebbe anche subire rallentamenti o pause, a causa della sua enorme fame di energia, o anche di suoi limiti intrinseci. Di certo, il suo utilizzo rappresenta una sfida. Il rischio più grande, è che l’enorme efficacia della IA nel trovare risposte, ci porti a perdere la capacità di comprendere a fondo i problemi, di andare al loro cuore per trovare soluzioni. Ma se riusciremo a utilizzarla come strumento, non affidandoci ad essa ma tenendola sotto controllo, si apriranno possibilità straordinarie. Ciò implica regolamentarne gli utilizzi, anche rinunciando ad alcuni di essi. Questo è possibile, ma reso difficile dal fatto che l’IA è uno strumento globale: la Svizzera e l’Europa potranno porre regole se disporranno di tecnologia e conoscenze per creare programmi all’avanguardia, e non saranno semplici utenti di prodotti altrui».
Barbara Gallavotti è biologa, divulgatrice scientifica, autrice del libro «Il futuro è già qui»
Andrea Emilio Rizzoli
«L’IA ha molteplici aspetti affascinanti, in particolare la capacità di apprendere dai dati e dalle osservazioni passate per scoprire relazioni che altrimenti ci sarebbero sfuggite. La preoccupazione, che penso molti condividano, sta nei potenziali abusi di queste tecniche molto potenti, ma forse anche nel fatto che si tende ad attribuire alla IA capacità che in effetti non possiede (ancora?). Per me, comunque, è fuori discussione che gli usi e gli impieghi della IA vadano regolamentati. È però velleitario pensare che la Svizzera, l’Italia o un singolo Stato possano stabilire delle regole indipendentemente dagli altri Paesi, in particolare dai blocchi geopolitici principali. Deve essere uno sforzo concertato a livello globale. Tornando alle applicazioni dell’IA, i progressi della IA neurosimbolica, come Alpha Geometry, che combina conoscenze esplicite rappresentate in formule matematiche con le tecniche di apprendimento automatico basate sulle osservazioni di grandi quantità di dati, hanno portato a risultati sorprendenti, che aprono scenari interessanti per una IA più affidabile che ci permetterà di avanzare le nostre conoscenze in numerosi settori delle scienze».
Andrea Emilio Rizzoli, scienziato, esperto di IA, è l’attuale direttore dell’Istituto Dalle Molle
Patrizia Pesenti
«Parlare di aspettative riferite all’intelligenza artificiale è impossibile. Si sviluppa talmente velocemente. Per esempio sta rivoluzionando internet. Lo fa “nutrendosi” dei contenuti in rete per poi crearne di nuovi. E come si sa, non tutto quello che viene da questi sistemi di linguaggio è veritiero. Oggi i grandi motori di ricerca producono i loro contenuti con l’IA, mentre finora erano gli umani a postare in rete. Più la “dieta” dell’intelligenza artificiale in rete sarà “slop”, ossia di bassa qualità, peggiori saranno le risposte - con nessuna garanzia che abbiano a che fare con la realtà. Non è una aspettativa ma un timore. L’intelligenza artificiale apre colossali opportunità nell’economia, nella scienza o educazione. Ma a nulla servirebbe il progresso se fossimo privati della libertà o dei nostri diritti. I rischi sono concreti. Iniziano dal dilagare della disinformazione, passano per un diffuso senso di sfiducia. Senza fiducia nelle altre persone neppure l’economia è salva. Ben vengano i tentativi di parecchi stati, tra cui USA, UK, EU e Cina (Trattato di Bletchley) di allacciare “le cinture di sicurezza”. Per il resto, l’intelligenza artificiale a volte mette insieme risposte che non stanno né in cielo né in terra. Ma sembra essere anche una sorprendente fonte di ispirazione per gli scienziati. Sì, le allucinazioni si rivelano utili quando i sistemi IA propongono cose mai viste né mai pensate dagli umani. Il recente Nobel nella Chimica per la scoperta di nuove proteine è stato attribuito a David Baker che non ha avuto inibizioni a servirsi proprio della spensierata capacità dell’intelligenza artificiale a intravedere nuove strade per diagnosticare tumori, progettare nuovi antibiotici».
Patrizia Pesenti, già consigliera di Stato, è attualmente membro di Digitalswitzerland
Mauro Dell’Ambrogio
«Da tempo si aspetta un impatto dell’IA nelle professioni a base scientifica. Ad esempio in medicina, combinando quadro clinico e genoma (il DNA individuale) per definire diagnosi e terapie individualizzate. Arriva, ma lentamente. Siamo invece sorpresi da effetti molto più triviali, come nella formazione. Visto che basta formulare le domande giuste alla macchina per ottenere un testo, dimostrare di saperlo redigere sta diventando come calcolare a mano le radici quadrate: inutile. In crisi sono gli ambiti comunicativi e creativi. A ben vedere, essi sono da sempre consistiti soprattutto nel rielaborare memorie, e la macchina lo sa fare in modo più economico, fatto salvo il consumo di energia. Per quanto riguarda la regolamentazione, ci sono ambiti di abuso più facili da definire, come immagini o dichiarazioni simulate attribuite a qualcuno. Più difficile invece riconoscere distorsioni e parzialità nel modo di raccogliere i dati, attingere ad essi e selezionare gli esiti per formulare testi e risposte. La regolamentazione globale è pura utopia, visto che l’uso dell’IA per la propaganda è diventato uno strumento maggiore di controllo politico e di guerra. Al massimo si potranno concordare standard tra Paesi con valori comuni. Su scala nazionale resta inevitabile regolare le procedure di tutela. Va poi sottolineato che le sorprese più preoccupanti, soprattutto per la democrazia, sono quelle di cui non si ha consapevolezza, finché non esplodono le conseguenze. Lasciamoci invece affascinare dalle applicazioni in ambito scientifico, mantenute ben distinte da quello politico».
Mauro Dell’Ambrogio è stato segretario di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione
Ernesto Sirolli
«L’intelligenza artificiale mi affascina perché, come fece l’introduzione della scrittura, ha il potenziale di democratizzare la comunicazione e l’accesso al sapere. Ma, ironicamente, al grande Socrate la scrittura non piaceva! Temeva che affidarsi alla scrittura avrebbe indebolito memoria e capacità di comprensione, spingendo le persone a non esercitare più le proprie facoltà mentali per ricordare e approfondire. Il risultato? Un’interazione superficiale con il sapere, priva di quella comprensione profonda che solo il dialogo poteva garantire. Non meno significativa era la sua preoccupazione per la perdita di interazione umana. Come molti genitori di oggi, Socrate temeva che la scrittura riducesse il confronto diretto, quel dialogo vivo che considerava essenziale per l’apprendimento e la crescita personale. Oggi emergono paure simili, ma forse, come accadde con la scrittura, l’IA è solo un nuovo strumento da padroneggiare, capace di trasformare il nostro rapporto con il sapere. In questo senso, regolamentare l’IA a livello internazionale è una sfida concreta ma complessa, che richiede una combinazione di diplomazia, leadership tecnologica e sensibilità etica. Paesi come la Svizzera e l’Italia possono giocare ruoli complementari: la Svizzera come mediatrice globale e l’Italia come parte attiva di un’Europa che aspira a diventare leader nella regolamentazione etica dell’intelligenza artificiale. Per chiudere, nel 2024 la cosa più strana che ho visto è stata l’idea descritta nella storia fittizia “We Asked an AI to Create a Religion”. L’esperimento immaginario del Dr. Smith coinvolgeva due entità IA, “Il Predicatore” e “Il Discepolo,” per esplorare concetti religiosi generati dall’intelligenza artificiale. L’IA che inventa una nuova Religione? Ci sta già provando!».
Ernesto Sirolli è economista e politologo, esperto in sviluppo economico locale
La risposta di ChatGPT
«L’aspetto più affascinante dell’IA è la sua capacità di amplificare la creatività umana, permettendo di esplorare idee e soluzioni altrimenti inaccessibili. Allo stesso tempo, mi preoccupa il rischio di una dipendenza eccessiva da questi strumenti, che potrebbe ridurre le capacità critiche e l’autonomia decisionale dell’individuo».
«Regolamentare l’IA a livello globale è una sfida enorme, ma non impossibile. La difficoltà principale risiede nell’allineare Paesi con priorità e visioni diverse. Svizzera e Italia, con il loro peso diplomatico e tradizione di neutralità e cultura, potrebbero essere dei mediatori ideali per promuovere dialogo e trasparenza, magari attraverso la creazione di piattaforme di confronto etico e tecnico».
«L’applicazione che più mi ha colpito quest’anno è l’uso dell’IA per preservare e rigenerare il patrimonio culturale, come la ricostruzione di opere d’arte danneggiate o la digitalizzazione immersiva di archivi storici. È un esempio tangibile di come tecnologia e umanità possano intrecciarsi per creare un futuro che onori il passato».
ChatGPT è un chat bot basato su IA e apprendimento automatico, sviluppato da OpenAI e specializzato nella conversazione con un utente umano