«È il processo di trasformazione più grande del nostro tempo»

Wolfsburg nacque dal nulla un’ottantina di anni fa. Oggi ha più di 120 mila abitanti e rivendica un’identità al di là della Volkswagen, attorno alla quale venne plasmata dal nazismo. Certo, la crisi del gigante dell’auto crea agitazione.
Negli scorsi giorni, un articolo del Financial Times titolava: «Senza Volkswagen non ci sarebbe Wolfsburg». Daniel Weilmann, è davvero così?
«Uno sguardo alla storia di Wolfsburg e della Volkswagen mostra chiaramente il legame tra la città e lo stabilimento. Il rapporto tra Wolfsburg e Volkswagen è unico e profondamente radicato. La città e l’azienda sono cresciute a stretto contatto nel corso dei decenni. Volkswagen ha plasmato Wolfsburg e ha dato alla città una ripresa economica e una stabilità sociale. Allo stesso tempo, Wolfsburg è una sede importante per Volkswagen in termini di innovazione e sviluppo. Si tratta di una relazione forte e reciproca».
Come vive la città la crisi del gruppo Volkswagen?
«Volkswagen è il più grande datore di lavoro della città e della regione, quindi i cambiamenti in questo settore hanno sempre un impatto diretto su Wolfsburg, sulla città. Volkswagen non è solo sinonimo di prosperità economica, ma ha anche una forte componente emotiva. Molte famiglie hanno parenti o conoscenti alla VW e la maggior parte degli abitanti di Wolfsburg ha guidato una Volkswagen fin dalla sua prima auto. Volkswagen investe anche in molti settori diversi della società, dall’arte e dalla cultura al volontariato e agli eventi del tempo libero. È quindi del tutto comprensibile che le notizie attuali provochino incertezza tra i cittadini».
Che cosa significa Volkswagen per lei personalmente?
«Sono cresciuto qui, sono andato a scuola e ho lavorato per anni nell’amministrazione comunale. Ho anche parenti che lavorano alla Volkswagen. In questo senso, ho anche legami personali molto stretti con Volkswagen. Considero quindi mio dovere fare tutto il possibile per fornire il miglior supporto possibile. Attualmente ho colloqui quotidiani con i rappresentanti del Consiglio di Amministrazione Volkswagen, del Consiglio di fabbrica, dell’IG Metall e del Land della Bassa Sassonia. Ho recentemente invitato i sindaci delle sedi VW a un incontro con Volkswagen e, la scorsa settimana, si è tenuto un incontro con i fornitori di Wolfsburg nel nostro municipio».
Wolfsburg ha una storia recente, nata negli anni del nazismo e legata al gruppo VW. Quali sono i tratti che caratterizzano oggi l’identità di Wolfsburg?
«Wolfsburg si è sviluppata rapidamente nella sua breve storia, diventando una città giovane, dinamica e cosmopolita. La storia di successo della sede commerciale è, ovviamente, strettamente legata al gruppo Volkswagen. Il gruppo e , in particolare, i suoi dipendenti, hanno gettato le basi della prosperità di Wolfsburg attraverso il duro lavoro. Questa città è cresciuta grazie all’immigrazione di migliaia di lavoratori ospiti nel corso dei decenni. Di conseguenza, oggi la nostra città è multiculturale e cosmopolita, con persone provenienti da oltre 150 nazioni. Viviamo questi valori, ci caratterizzano e sono molto importanti per noi.
La Città ha voce in capitolo nel superamento della crisi?
«Abbiamo soprattutto la responsabilità di fare del nostro meglio per contribuire a superare la crisi. Wolfsburg e Volkswagen percorrono un cammino comune da oltre 80 anni e sono sempre state al fianco l’una dell’altra, sia nei momenti di successo che in quelli difficili. L’amministrazione comunale sarà sempre un partner affidabile per Volkswagen. Sono convinto che supereremo questa crisi insieme e ne usciremo rafforzati».
Ecco, a proposito della crisi. Come se la spiega, lei che la sta vivendo indirettamente dall’interno? E che cosa si sarebbe potuto o dovuto fare per evitarla?
«Siamo nel mezzo del più grande processo di trasformazione del nostro tempo. Questo vale non solo per Wolfsburg e Volkswagen, ma anche per la Germania come sede commerciale e per l’intera economia globale. È nostro compito lasciare alle generazioni future un’economia stabile, sostenibile e a prova di futuro. Tuttavia, l’industria automobilistica in particolare deve gestire immensi cambiamenti affinché la transizione verso la mobilità elettrica abbia successo. È importante che i cambiamenti in Volkswagen vengano affrontati insieme e in modo socialmente responsabile, come è sempre avvenuto nei nostri 80 anni di storia. Vogliamo che i posti di lavoro vengano mantenuti».
Negli scorsi giorni, si parlava di 15.000 posti di lavoro a rischio.
«La politica ha preso una posizione molto chiara. Siamo dalla parte di Volkswagen e lanciamo un appello molto chiaro affinché non venga chiuso uno stabilimento Volkswagen in Bassa Sassonia e vengano così salvaguardati i posti di lavoro. Ci rivolgiamo anche ai responsabili della Volkswagen affinché affrontino questa crisi in uno spirito di partenariato sociale e trovino insieme soluzioni costruttive e sociali. Anche il Consiglio comunale di Wolfsburg ha approvato una risoluzione in questo senso».
Quanto è grande il rischio che le preoccupazioni possano trasformarsi in tensioni sociali?
«Certo che c’è grande preoccupazione.È importante definire chiaramente i problemi e discutere le possibili conseguenze in modo che tutti ne siano consapevoli. Tuttavia, questo non significa che l’azionismo cieco sia ora il metodo da scegliere, ma piuttosto lavorare con calma e concentrarsi sulle soluzioni. A mio avviso, questo approccio si riflette anche nel Comitato esecutivo del Gruppo e nel Consiglio di fabbrica. Wolfsburg e Volkswagen percorrono un cammino comune da oltre 80 anni e sono sempre state al fianco l’una dell’altra, sia nei momenti di successo che in quelli difficili. L’amministrazione comunale sarà sempre un partner affidabile per VW. Sono convinto che supereremo questa crisi insieme e ne usciremo rafforzati».
Ha mai immaginato un futuro senza Volkswagen?
«Il legame con Volkswagen è molto stretto. In questo contesto, tuttavia, è importante sottolineare che Wolfsburg è anche una forte sede commerciale e, soprattutto, una città in cui vale la pena vivere. Per mantenerla tale, dobbiamo investire nel futuro, anche se da molti anni ci troviamo in una situazione in cui dobbiamo risparmiare e consolidare il nostro bilancio. Il mio compito è anche quello di mantenere un equilibrio tra gli sforzi di risparmio e gli investimenti. È e rimarrà un gioco di equilibri, ma continueremo a investire in questioni importanti per il futuro, come lo sviluppo del centro città, l’istruzione, gli alloggi, le università e le infrastrutture digitali».
Qual è l’impatto politico? Vede il rischio di un’ascesa dei partiti populisti in Bassa Sassonia come reazione alla crisi?
«L’ascesa dei partiti populisti non è purtroppo una novità, nemmeno in Europa. È importante, soprattutto in tempi di crisi, trasmettere affidabilità e orientamento e sviluppare soluzioni comuni. Questo è il nostro compito e lo stiamo assolvendo responsabilmente in collaborazione con Volkswagen e con il Land della Bassa Sassonia».
«Presto troveremo in piazza gli operai dell’industria»
«Volkswagen vuole restare il gruppo guida sul fronte del volume della produzione di veicoli in Germania». È quanto ha assicurato, negli scorsi giorni, il responsabile del personale del colosso di Wolfsburg, Gunnar Kilian. Che ha poi ammesso: «La situazione è difficile e seria. La concorrenza internazionale minaccia di arrivare fin qui. Dobbiamo aumentare la produttività e abbassare i costi per poter finanziare la nostra produzione da soli». E poi ha proseguito: «Ne va della nostra impresa e dei nostri dipendenti». Recentemente era trapelata l’Intenzione di ridurre fino a 30 mila unità il personale e di chiudere fabbriche in Germania. Una prospettiva inquietante, non solo per la casa tedesca, ma per tutto il panorama tedesco - ed europeo - dell’automobile. Eppure, come sottolineato dal vicecancelliere tedesco, oltre che ministro dell’economia, Robert Habeck, «Volkswagen dovrà risolvere la maggior parte dei suoi problemi da sola. La politica deve però accertarsi del fatto che stiamo mandando i segnali giusti al mercato». Lo stesso Habeck poi, mercoledì, ha incontrato in videoconferenza il ministro italiano Adolfo Urso, proprio per un confronto sulla crisi del settore dell’automotive in Europa, in vista del Consiglio competitività dell’UE, riunitosi ieri a Bruxelles. In linea con le indicazioni del rapporto di Mario Draghi, Urso ha presentato la proposta italiana per una nuova politica industriale europea, sostenendo l’introduzione di uno European Automotive Act. «Il rischio concreto che corre il settore è la scomparsa di interi segmenti industriali e la distruzione di numerosi posti di lavoro. Se non interveniamo subito, tra qualche mese troveremo in piazza gli operai dell’industria europea, così come avvenuto qualche mese fa con gli agricoltori».