È mistero sull’arrivo del geco, e da Locarno parte lo studio
E così, all’improvviso, arrivano i gechi. A Locarno e nei suoi dintorni, dove gli esperti meno se l’aspetterebbero. Una novità. Un mistero, meglio. Tanto curioso da aver catturato l’attenzione di Dario Jelmini, studente in biologia all’Università di Zurigo. Che, per capirci di più, ha deciso di dedicare alla specie di rettili «estranea» la sua tesi di laurea magistrale. «Non sappiamo come sia comparsa, ci sono varie ipotesi, ma l’importante è capire quanto sia diffusa e, soprattutto, se la «tarentola mauritanica» (questo il nome scientifico della specie in questione, ndr) sia una minaccia per l’ecosistema o piuttosto un’opportunità» racconta al Corriere del Ticino il 25.enne, il quale ha avviato un’analisi concentrata su Agarone, frazione del comune locarnese di Cugnasco-Gerra.
«Riguarda tutto il Ticino»
Tutto è iniziato qualche mese fa, quando Benedikt Schmidt - a capo del Dipartimento di biologia evolutiva e studi ambientali dell’ateneo zurighese, nonché collaboratore scientifico al Centro di coordinamento per la conservazione degli anfibi e dei rettili (karch.ch) - riceve delle segnalazioni da Agarone proprio a proposito di questo animale, di norma non presente in Ticino. «Ci siamo chiesti quanti individui siano e se ci sia una vera e propria popolazione».
Il giovane diffonde quindi una circolare nelle cassette della posta del villaggio collinare, chiedendo la collaborazione di chiunque per la raccolta di dati utili alla sua ricerca: «Scatta una foto e inviala a [email protected], anche se non sei sicuro che sia quel che stiamo cercando. Ci penseremo noi a identificare la specie». Ben presto, però, promuove il messaggio anche sui media sociali. «Questa mossa ha portato ad altre segnalazioni, da differenti località, per esempio Locarno, Ascona oppure Minusio. Sono convinto che la questione, in fondo, riguardi in realtà tutto il Ticino, anche se dalla sponda destra del Lago Maggiore mi aspettavo qualcosa in più. Per dimostrarlo, tuttavia, servono dati e mi appello a chiunque possa mandare il suo avvistamento».
C’è tempo fino a giugno
Il giovane mostra poi un codice a matrice il quale, se inquadrato con un telefonino di ultima generazione, apre un messaggio di posta elettronica precompilato dove va allegata la foto le altre informazioni. «Il tempo per elaborare la tesi scade a giugno, quindi c’è ancora tempo. I gechi escono soprattutto di sera, dopo le 17.30», racconta il nostro interlocutore.
«Negli ultimi mesi, per portare avanti questo studio, sono stato ad Agarone una decina di volte e ogni volta trovavo degli esemplari, soprattutto d’estate ce n’erano davvero parecchi».
Apparizioni regolari
Una presenza «importata», insomma, che però sembrerebbe adattarsi e sviluppare il proprio spazio anche molto più a nord rispetto al suo habitat, normalmente più mediterraneo: Italia, sud della Francia, Spagna. «Non è detto che se vediamo un esemplare, ce ne siano molti altri. Dalle foto posso capire se si tratta di adulti o giovani. Se c’è un ricambio generazionale, questo può indicare la presenza di una popolazione stabile».
I tempi della prima testimonianza isolata, riportata nel 2019, sono ormai lontani. Oggi le «apparizioni» sono regolari. «È un esserino che si fa notare. Se ne sta sui muri o nei sottotetti. Alle persone piace fotografarlo. Sembra una lucertola, ma è un po’ più cicciottello e con le caratteristiche zampe a ventosa dalle dita molto grosse, rispetto agli artigli delle lucertole. In Ticino, al momento, ci sono due specie. Io mi sto concentrando sulla “mauritanica” appunto, più diffusa e più grande. Le dimensioni comunque variano: da 1-2 centimetri fino a 20».
Servono più dati
Così carino, che potrebbe aver conquistato «la libertà» fuggendo da una ipotetica condizione di animale domestico. «Non lo sappiamo. Potrebbe essere stato importato tramite gli olivi, o tramite vasi di terra, poiché i gechi vi depongono uova», evidenzia il ricercatore. L’importante, come si diceva, è capirne l’impatto. «Pensavamo ci fosse concorrenza con la lucertola, ma abbiamo notato che dove ci sono le lucertole non ci sono i gechi, dove ci sono i gechi non ci sono le lucertole. Tuttavia, bisognerebbe ancora fare ricerca e registrare più dati, per avere più certezze», conclude Jelmini.