È morto Gianluca Vialli

Sono giorni bui per il calcio. Dopo Sinisa Mihajlovic e Pelé, il mondo dello sport dice addio a un altro uomo: Gianluca Vialli. L'ex attaccante della Nazionale italiana è morto a soli 58 anni, a cinque anni dalla diagnosi di un tumore al pancreas.
Il 14 dicembre Vialli aveva lasciato il ruolo di capo delegazione degli Azzurri con un messaggio: «Al termine di una lunga e difficoltosa "trattativa" con il mio meraviglioso team di oncologi ho deciso di sospendere, spero in modo temporaneo, i miei impegni professionali presenti e futuri. L’obiettivo è quello di utilizzare tutte le energie psico-fisiche per aiutare il mio corpo a superare questa fase della malattia, in modo da essere in grado al più presto di affrontare nuove avventure e condividerle con tutti voi. Un abbraccio». Nella settimana prima di Natale, le sue condizioni si erano aggravate. E la madre 87.enne del calciatore era partita da Cremona per andare a trovare il figlio ricoverato a Londra, insieme al fratello.
La famiglia di Vialli ha confermato la morte dell'ex campione con una nota: «Con incommensurabile tristezza annunciamo la scomparsa di Gianluca Vialli. Circondato dalla sua famiglia è spirato la notte scorsa dopo cinque anni di malattia affrontata con coraggio e dignità. Ringraziamo i tanti che l'hanno sostenuto negli anni con il loro affetto. Il suo ricordo e il suo esempio vivranno per sempre nei nostri cuori».
Calciatore, allenatore, commentatore sportivo e dirigente sportivo, Vialli è stato una delle icone del calcio degli anni Ottanta e Novanta in Italia. «Gemelli del gol» insieme a Roberto Mancini alla Sampdoria, «Michelangelo della Cappella Sistina» alla Juventus. Poi il Chelsea, la panchina, la dirigenza e la passione per la TV.
Il tumore al pancreas gli è stato diagnosticato nel 2017. E ha sempre deciso di condividere i suoi pensieri e le paure con i tifosi. «Sono stato un giocatore e un uomo forte ma anche fragile e penso che qualcuno possa essersi riconosciuto. Sono qui con i miei difetti, le paure e la voglia di far qualcosa di importante», aveva dichiarato lo scorso anno quando, da capo delegazione, aveva accompagnato la Nazionale azzurra di Mancini agli Europei. «Io con il cancro non ci sto facendo una battaglia perché non credo che sarei in grado di vincerla, è un avversario molto più forte di me. È salito sul treno con me e io devo andare avanti, viaggiare a testa bassa, senza mollare mai», aveva detto, «sperando che un giorno questo ospite indesiderato si stanchi e mi lasci vivere serenamente ancora per tanti anni perché ci sono ancora molte cose che voglio fare».