L'inchiesta

È «Qatargate»?

Si parla di una rete di corruzione che avrebbe coinvolto importanti personalità all'interno del Parlamento europeo – Quattro i fermi finora convalidati dalla giustizia belga, c'è anche la vicepresidente Eva Kaili
Eva Kaili in compagnia del ministro del Lavoro del Qatar, Ali bin Samikh al-Marri, a fine ottobre. © Twitter (Ministero del lavoro MOLQTR)
Jenny Covelli
11.12.2022 20:00

«La casa della socialdemocratica greca Eva Kaili, vicepresidente del Parlamento europeo, è stata perquisita. Il suo compagno è stato intercettato al mattino. Entrambi sono indagati per corruzione». Era il 9 dicembre, due giorni, fa, quando la notizia è stata data dal quotidiano belga Le Soir. Si parlava di un'inchiesta per riciclaggio e corruzione che ha coinvolto il Parlamento su sospette mazzette arrivate da un Paese del Golfo. Indagini partite durante l'estate che promettono di minare profondamente la reputazione del Parlamento europeo: mazzette per influenzare le decisioni sul Qatar. Secondo la procura di Bruxelles «un Paese del Golfo avrebbe tentato di influenzare le decisioni economiche e politiche del Parlamento europeo». Come? «Versando ingenti somme di denaro o offrendo regali di grande entità a terzi che ricoprono posizioni politiche o strategiche di rilievo».

Sabato 10 dicembre, il quotidiano belga L'Echo: «Sacchi di banconote» sono stati trovati nel corso delle perquisizioni della polizia giudiziaria presso l'abitazione della vice presidente del Parlamento europeo Eva Kaili. E, punto cruciale, secondo il regolamento interno del Parlamento europeo (PE) l'immunità decade in caso di flagranza di reato. Non si è fatta attendere la reazione dei «colleghi». «Il gruppo S&D richiederà un nuovo punto all'ordine del giorno della prossima conferenza dei presidenti del Parlamento europeo, sulla base dell'art. 21 del regolamento interno. Alla luce dell'indagine, Eva Kaili dovrebbe essere sostituita come vicepresidente del PE, al fine di proteggere la rispettabilità dell'istituzione e la fiducia dei cittadini», ha scritto su Twitter la presidente dei Socialisti all'Eurocamera, Iratxe Garcia Perez. Quindi l'annuncio ufficiale del portavoce della presidente dell'Eurocamera: alla luce delle indagini giudiziarie in corso da parte delle autorità belghe, la presidente Roberta Metsola ha deciso di sospendere con effetto immediato tutti i poteri, compiti e le deleghe di Eva Kaili nella sua qualità di vicepresidente del Parlamento europeo.

Oggi, l'aggiornamento: la giustizia belga ha convalidato l'arresto e confermato le accuse per quattro persone fermate nell'ambito dell'inchiesta sulle sospette tangenti dal Qatar all'Eurocamera. Si tratta della vicepresidente greca Eva Kaili, l'ex eurodeputato Antonio Panzeri, l'assistente parlamentare Francesco Giorgi (compagno di Kaili) e di Niccolò Figa-Talamanca della ONG No peace Without Justice.

Ieri sera è pure stata perquisita l'abitazione dell'eurodeputato socialista belga Marc Tarabella (che non si trova in stato di fermo) e il materiale informatico è stato sequestrato dagli investigatori, ma Tarabella non è in stato di fermo. Metsola è rientrata da Malta per essere presente alla perquisizione: l'articolo 59 della Costituzione belga prevede, infatti, la presenza del presidente del Parlamento di appartenenza in caso di perquisizione di un eletto in Belgio.

Di cosa stiamo parlando

«Watchdogs» affermano che potrebbe essere lo scandalo di corruzione «più grave», «più scioccante», «più eclatante» a colpire le istituzioni europee, scrive Politico. Essendo estremamente concisi, il Qatar (secondo la tesi d'accusa e quello che sappiamo finora) avrebbe cercato il modo di affermarsi a livello internazionale. Un modo illegale per guadagnare «simpatie» all'interno delle sedi del potere europeo. Quale? Le mazzette, con una rete basata sulla corruzione per ottenere «trattamenti di favore» e influenzare la reputazione del Paese in Europa. Le indagini sono affidate a Michel Claise, specialista dei reati finanziari della procura di Bruxelles. Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, ha per il momento dichiarato: «In questa fase non possiamo commentare le indagini in corso. L'Eurocamera collaborerà con le autorità e si schiera con fermezza contro la corruzione».

Cosa è successo nel concreto? Come detto, allo stato attuale non si sa molto. Ma potrebbero essere due, in particolare all'Eurocamera, le decisioni sulle quali le indagini si sono concentrate: il voto sulla liberalizzazione dei visti qatarini alla Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (LIBE), e la risoluzione sulle violazioni dei diritti dei lavoratori a Doha. Le accuse sono corruzione, criminalità organizzata e riciclaggio di denaro. Le 16 perquisizioni condotte in sei delle municipalità che costituiscono la regione di Bruxelles capitale – Ixelles, Schaerbeek, Crainhem, Forest e Bruxelles città – hanno permesso il recupero di centinaia di migliaia di euro in contanti. Sono stati inoltre sequestrati computer portatili e telefoni cellulari.

Le persone coinvolte

Il nome che spicca, citato all'inizio, è quello di Eva Kaili. Nata a Salonicco il 26 ottobre 1978, è laureata in architettura e fa parte del Movimento Socialista Panellenico. Dal 2004 al 2007 è stata giornalista per Mega Channel. Nel 2007, è stata la più giovane deputata del Pasok eletta nel Parlamento ellenico. È entrata all’Europarlamento nel 2014. Nel gennaio scorso è stata eletta vicepresidente del Parlamento europeo. All'Eurocamera a Bruxelles ha pure conosciuto il compagno, l'italiano Francesco Giorgi (anche lui tra quelli finiti in manette).

All'approvazione della liberalizzazione dei visti in commissione LIBE, Kaili era presente e votò, pur non essendone membro. La risoluzione sul Qatar in Plenaria fu invece approvata per alzata di mano. Si trattava di un testo in cui veniva condannato il trattamento subito dai migranti che hanno lavorato per la costruzione degli stadi del Mondiale (con gli abusi e i morti ampiamente documentati) e si domandava a Doha di fare un passo in più sul tema dei diritti. Era il 21 novembre e la vicepresidente aveva tenuto un discorso: «Oggi i Mondiali in Qatar sono la prova, in realtà, di come la diplomazia sportiva possa realizzare una trasformazione storica di un paese con riforme che hanno ispirato il mondo arabo. Io da sola ho detto che il Qatar è all’avanguardia nei diritti dei lavoratori, in prima linea. Nonostante le sfide, si sono impegnati in una visione per scelta e si sono aperti al mondo. L'Europa non ha il diritto morale per dare lezioni allo scopo di attirare facilmente l'attenzione dei media. Tuttavia, alcuni qui stanno lanciato appelli per discriminarli. Li maltrattano e accusano di corruzione chiunque parli con loro o si impegni nel confronto. Ma comunque, prendono il loro gas e hanno le loro aziende che guadagnano miliardi lì». A fine ottobre, Kaili aveva incontrato il ministro del Lavoro qatarino Ali bin Samikh Al Marri (vedi foto), «accogliendo con favore l'impegno» di Doha «per i diritti dei lavoratori».

Un nutrito gruppo di italiani

Tra i quattro fermi convalidati dalla giustizia belga c'è Francesco Giorgi che, come detto, è il compagno di Kaili ed è assistente parlamentare di Andrea Cozzolino (parlamentare europeo del Partito Democratico) oltre che fondatore della ONG Fight Impunity che, stando a Repubblica, potrebbe «aver funto da veicolo economico per la corruzione».

C'è poi Antonio Panzeri, europarlamentare con il centrosinistra tra il 2004 e il 2019 ed ex presidente della Sottocommissione per i diritti umani del Parlamento europeo, ma anche presidente di Fight impunity, un’associazione che promuove «la lotta all’impunità per gravi violazioni dei diritti umani». È accusato di essere «intervenuto politicamente con membri del Parlamento europeo per favorire Qatar e Marocco». I media italiani riferiscono del ritrovamento, nella sua abitazione di Brescia, di migliaia di euro in contanti. E del fermo della moglie e della figlia, sospettate di favoreggiamento. La consorte, intercettata, avrebbe parlato di «intrallazzi» e si sarebbe detta contraria a vedere transitare sul suo conto 35 mila euro. Genitori e figlia, si legge ancora, avrebbero partecipato pure al «trasporto di “regali” ricevuti in Marocco attraverso Abderrahim Atmoun, ambasciatore del Marocco in Polonia» e avrebbero usato una carta di credito intestata a una terza persona chiamata «Géant» (Gigante).

Secondo Repubblica, Panzeri e Giorgi - che un tempo era suo assistente parlamentare - «avrebbero lavorato anche per allargare la rete di corruzione del governo qatarino», consentendo loro di instaurare rapporti con Kaili e con Luca Visentini (uno degli altri italiani coinvolti nell’indagine), segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati, organo europeo di rappresentanza dei lavoratori. «il Qatar dovrebbe essere visto come una storia di successo - ha dichiarato Visentini recentemente in un'intervista -. La Coppa del Mondo è stata un’opportunità per accelerare il cambiamento e queste riforme possono costituire un buon esempio da estendere ad altri paesi che ospitano grandi eventi sportivi».

Se si va a cercare le dichiarazioni delle persone coinvolte nell’inchiesta, si trovano interventi pubblici in sostegno al Qatar che oggi suonano particolarmente «strani».

Quarto arresto convalidato è Niccolò Figà-Talamanca, presidente della ONG No Peace Without Justice fondata, tra gli altri, da Emma Bonino. Nel consiglio di amministrazione c’era anche l’ex Alta rappresentante degli Affari Esteri dell’Unione Europea, Federica Mogherini, che si è dimessa subito. Stando a Politico, l'ONG sarebbe registrata allo stesso indirizzo di Fight Impunity (Francesco Giorgi), nonostante abbia sedi a Roma e New York.

E queste sono solo le persone per le quali sono state confermate le manette attualmente. Insomma (ripetiamolo): potrebbe essere «il più grave» scandalo a colpire le istituzioni europee. Affaire à suivre.

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