L'idea

E se la Russia bloccasse Wikipedia?

Pomo della discordia è la voce sui sistemi di VPN grazie ai quali si possono aggirare le restrizioni geografiche imposte dal Cremlino su alcuni contenuti online
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Red. Online
05.03.2024 09:30

E se il Governo russo bloccasse l'accesso a Wikipedia nel Paese? L'ipotesi, in effetti, non è campata in aria, ma è reale e concreta. A ventilarla, spiega Meduza, è stato il deputato della Duma nonché vicepresidente del comitato per la politica dell'informazione, le tecnologie dell'informazione e le comunicazioni Anton Gorelkin. Pomo della discordia è la voce della popolare enciclopedia online dedicata ai servizi di VPN, ovvero quelle reti informatiche che permettono di eludere la geolocalizzazione dell'internauta e dunque le restrizioni a cui determinati siti internet possono essere sottoposti in alcuni Paesi.

Quello legato ai servizi VPN è infatti un problema non indifferente per il Cremlino che, allo scopo di imporre un controllo di Stato all'informazione che circola nel Paese, ha bloccato diversi siti web. Sempre per combattere l'elusione delle restrizioni presenti nel mondo cibernetico, dal 1. marzo in Russia è entrato in vigore il divieto di pubblicizzare e/o promuovere tutti quei servizi che consentono di aggirare i blocchi legati alla posizione geografica tra cui, appunto, le reti VPN. Riguardo alla questione, il servizio della Federazione Russa per la supervisione delle comunicazioni, della tecnologia dell'informazione e dei mass media Roskomnadzor ha dichiarato di aver iniziato a «limitare l'accesso alle informazioni presenti sul web che pubblicizzano e promuovono metodi che consentono di violare i blocchi imposti a contenuti considerati illegali».

Ma torniamo a Anton Gorelkin e alla sua idea di bloccare Wikipedia. Il deputato della Duma ha paventato l'ipotesi con un post su Telegram nel quale scrive che «Wikipedia potrebbe essere bloccata in Russia in base alla nuova legge» entrata in vigore il 1. marzo. Secondo lui, infatti, «ci sono le basi legali per bloccarla». L'unico nodo da risolvere, a detta del politico, è di «assicurarsi che il blocco non causi disagi significativi agli utenti».

Il post che Anton Gorelkin ha affidato al proprio canale Telegram.
Il post che Anton Gorelkin ha affidato al proprio canale Telegram.

Nel proprio post su Telegram, ad ogni modo, Gorelkin rassicura i suoi followers che «tutte le preziose informazioni disponibili su questa risorsa sono già state copiate in osservanza delle norme enciclopediche su RuNet», la rete internet russa indipendente.

Le alternative russe a Wikipedia

Ricordiamo che, a metà febbraio, l'assistente presidenziale russo Vladimir Medinsky aveva proposto di copiare l'intera Wikipedia in Znanie, uno degli equivalenti russi alla popolare enciclopedia online.

A inizio anno, poi, in Russia è stata lanciata Ruviki, una versione autarchica di Wikipedia. Di tale progetto non si conoscono gli investitori, né quanto l'operazione sia costata. L'unica cosa conosciuta è che il presidente Putin ha dato l'ok nel maggio 2022 proseguendo così nel suo disegno di sovranità digitale.

Un'altra alternativa russa a Wikipedia è Runiversalis, presentata dallo stesso Anton Gorelkin, come un progetto esplicitamente sostenuto dal Governo.

Negli ultimi anni Mosca ha cercato di ostacolare le attività di Wikipedia accusandola di falsa informazione e di non rispettare le leggi che regolano il settore dei media, leggi che hanno subito una stretta dall'inizio del conflitto. Per questo la piattaforma ha accumulato nel Paese multe per più di 200 milioni di dollari. Subito dopo la guerra, era comparsa la pagina «Invasione russa dell'Ucraina» che, secondo il Governo, conteneva informazioni errate ed era stato arrestato Mark Bernstein, un importante editor russo della piattaforma.

La Russia, inoltre, aveva già censurato Wikipedia nel 2015 a causa di articoli sulla droga.

Se Wikipedia venisse effettivamente bloccata in Russia, essa non sarebbe che l'ultimo di una lunga serie di portali. Nel Paese sono infatti già stati oscurati Facebook, Instagram e YouTube, solo per fare i nomi di alcune tra le più popolari piattaforme in Occidente.

Dopo l'esplosione del conflitto con l'Ucraina, la Russia, oltre ai cloni di Wikipedia, ha spinto per l'uso del social media russo Vkontakte mentre diversi deputati hanno pubblicamente pubblicizzato l'uso dei telefoni fatti in casa AYYA T1, sviluppati dalla locale Smartecosystem.

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