Dividendo

E se le criptovalute le emettessero le banche centrali?

La tecnologia blockchain su cui si basano le principali valute digitali è interessante anche per gli istituti di emissione classici, ovvero le banche centrali come la nostra Banca nazionale – Ci sono esperimenti per testare la bontà di «coniare» franchi, euro e dollari sotto forma di token digitalizzati
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Red. Online
12.06.2024 14:44

Oggi parleremo ancora una volta di criptovalute. Non più nel senso degli strumenti finanziari utilizzati anche come mezzo di pagamento e accettati tra privati volontariamente per estinguere rapporti di debito-credito ed emesse in modo decentralizzate, ma di Central bank digital currencies meglio conosciute come Cbdc. In questo ambito si rovescia il paradigma: da decentralizzata, la moneta torna a essere emessa in modo centralizzato, ovvero da una banca centrale come la Banca nazionale svizzera o la Federal Reserve o la BCE.

Una Cbdc può essere definita come la rappresentazione digitale di una moneta fiat nazionale, intesa quest’ultima come moneta emessa e gestita da una istituzione monetaria sovrana come la banca centrale, appunto. In pratica non più franchi, euro o dollari cartacei o elettronici (come per l’ebanking o le carte di pagamento, di debito o di credito che siano), ma le stesse monete emesse e circolanti sulla famosa – per gli addetti ai lavori – blockchain.

Siamo a una svolta epocale? Il denaro, già smaterializzato da tempo, è destinato a diventare ancora più fluido, incorporeo? In questa puntata del podcast Dividendo - Il Bello dell’Economia, Generoso Chiaradonna e Dimitri Loringett ne parlano con Edoardo Beretta, professore titolare presso la facoltà di scienze economiche dell’Università della Svizzera italiana e ricercatore presso l’istituto di economia politica dello stesso ateneo.